Conte , Di Maio e Salvini. Trini e rustici
Le carte cominciano a scoprirsi, la mano è pessima e si può solo barare. I discorsi nei due rami del Parlamento di Conte sono consistiti in interminabili flussi di pensiero che oscillavano tra la vaghezza e l’autocelebrazione; del secondo aspetto ce ne siamo accorti un po’ meno, ma solo perché siamo stati abituati ad individui la cui megalomania era più manifesta: nel fare il callo alla scure una lama può apparirci a prima vista poco più di un giocattolo, ma è giusto per darle il tempo di infilarsi con precisione nelle nostre schiene.
Conte non è un pupazzo, come ha dichiarato un risentito Del Rio in aula, ma non è neanche un buon attore, e men che meno una persona di polso.
La sua aplomb è evidentemente costruita. Nasconde qualcosa innaturale, di intimamente ipocrita ma, al contempo, ormai connaturato. Tenta di celare malamente un insopprimibile narcisismo, operazione che richiede uno sfiancante e continuo esercizio di repressione dell’autocompiacimento. Ovviamente lo sforzo è destinato al fallimento, ma il soggetto è troppo impegnato a centellinare ogni suo gesto per rendersene conto. Insomma, non ha un minuto libero per farsi una passeggiata fuori dal suo “io”, figuriamoci se avrà il tempo di occuparsi di un’intera nazione.
Preferisce imitare più John Kennedy che Robert, si tocca l’orologio al polso e infila la mano nella tasca sinistra come il primo, invece che aggiustarsi i capelli come il secondo, e si china un po’ piegandosi sulla destra quando parla in pubblico. Beh, Kennedy lo faceva perché soffriva di terribili dolori cronici alla schiena, non era certo un esercizio di stile, non riusciva proprio a stare in piedi per molto, ma per uno sfegatato “fan” della parvenza, più che della sostanza, questo conta poco.
L’imitazione pedissequa da parte di Conte di una delle figure più affascinanti del XX secolo è ben più che un innocente vezzo narcisistico – soprattutto ad un onorevole età – ma denota preoccupanti falle nella personalità. In fondo anche Renzi era un goffo repertorio di gesti costruiti, presi alla rinfusa qua e là: infatti ha attinto alle stesse fonti di Conte, contornate però dai pugni sul leggio di Hitler. Il giovanotto è sempre stato un po’ confuso.
Mi fa specie, quindi, che Conte abbia dimenticato di annoverare nel suo curriculum la totale assenza di originalità, perché nel suo caso è tutt’altro che un difetto, anzi … è la condizione necessaria e sufficiente per essere la maschera, tanto perfetta quanto asettica, di un esecutivo nel quale conterà poco o nulla.
Su Di Maio le solite cose, è da sempre una di statua di cera venuta male. Ha un volto di una simmetria sconcertante che suscita una muta inquietudine! Nato già pettinato a spazzola, potrebbe star seduto sugli scranni del Parlamento così come può esser adagiato a braccia aperte su un centrino fatto all’uncinetto al centro di un letto matrimoniale e non cambierebbe di una virgola. E’ nato per restar fermo dove viene lasciato. I suoi occhi, perennemente aperti a tre quarti, potrebbero denotare anche una certa intelligenza se non si fossero consacrati a vita al “culto dell’ assenza”. E’ sicuramente una persona timida, purtroppo lenta. Di indole è portato a parlare poco – e questo sarebbe apprezzabile se non fosse dettato da una patologica insicurezza –, ma quando lo fa apre la bocca proprio male. Abbiamo già visto che è posseduto dall’insopprimibile vocazione a dire la cosa sbagliata, nel momento sbagliato e alla persona sbagliata, e su questo – temo – non ci deluderà mai. E’ paradossale notare come l’assoluta immobilità plastica possa risultare, in modo insospettabile, fuori luogo. E’ un po’come l’orinatoio di Duchamp: è stato progettato per stare un posto ben preciso, però – messo sottosopra – lo possiamo trovare anche in un museo, ma sempre un orinatoio rimane.
Salvini è l’anti-Di Maio per eccellenza. Il neo ministro degli Interni sull’eccesso e lo sbraitare a ca**o ci ha costruito carriera e consenso. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, egli è il vero fuori classe di questo tragicomico triunvirato; il solo e l’unico che ricaverà solo vantaggi dalla pantomima. Non mi meraviglia affatto che sia in perenne campagna elettorale: è al governo per arrivare alla leadership della destra del paese, per fregare voti ai pentastellati più reazionari e scalzare un ormai biascicante Berlusconi una volta per tutte. Per ora non gli interessa la moderazione, vuole il consenso; poi, per accalappiare i vecchi democristiani e indossare l’ipocrita costume del centrismo liberistico, c’è sempre tempo. Ora conta di più arrivare alla pancia della gente.
Il carro del vincitore è ancora in cantiere per lui, e sa che ne dovrà cavare di spazio, la torma degli opportunisti è tanto chiassosa quanto affollata, l’unica compagine politica di questo paese – per nostra congenita sfortuna – davvero eterna.
Siamo stanchi, arrabbiati, impoveriti e delusi, ma ansiosi di un cambiamento che pare ingenuamente a portata di mano, un cambiamento che non avverrà, che è strutturalmente impossibile; ma questo prevedibile fallimento ci farà arrabbiare ancora di più, e allora sì che Salvini sarà pronto.
Così come Renzi è stata la quinta colonna del riformismo, un assassino cullato e viziato dalle sue stesse vittime, così Salvini sarà la serpe in seno di questo governo inutile. Ha già tutto, argomenti e capri espiatori, ora deve solo racimolare consensi, raccattare più gentaglia possibile.
Non potrà attuare politiche infami contro i migranti e i clandestini? Colpa dei cinquestelle che hanno la maggioranza dei dicasteri e che diventeranno d’un colpo troppo di sinistra. Non potrà permettere a Fontana di “curare l’omosessualità” in campi clinici di detenzione nell’alta Brianza? Colpa dell’Europa che vuole “un’indiscriminata parità dei diritti” (la contradictio in adiecto è ironicamente voluta, ma ai razzisti omofobi la spieghiamo dopo) . Potrà poco contro le restrizioni europee? Colpa della Bce e delle lobby bancarie a cui il mondo si è inchinato.
In pratica se falliranno non sarà certo colpa sua, perché potrà sempre dichiarare di aver avuto le mani legate, e se faranno qualcosa di buono sarà anche merito suo. Il rozzo è in una botte di ferro. Ci stiamo preparando un pacchetto ben infiocchettato di pessimo letame per il prossimo futuro e ancora crediamo che sia squisita cioccolata. Questo è solo un assaggino.
fonte foto: ufficiostampaBasilicata