Eleganza, finezza diplomatica e inflessibilità. Questi i diktat di Giuseppe Conte, nell’intervista sostenuta per il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.
Conte ammonisce l’Olanda, dando prova di tutta la sua sagacia e abilità, anche in politica estera. In vista del prossimo vertice europeo del 23 aprile, il giornalista tedesco Oliver Meiler ha interrogato il premier sulle questioni scottanti, che stanno dividendo l’Europa: Eurobond e MES. Meiler ha tentato di carpire la linea di condotta italiana, con frequenti riferimenti al debito pubblico.
Andiamo per gradi. Da quando l’emergenza COVID-19 è scoppiata, prima in Italia, poi in tutta Europa, la questione sugli eurobond (un ipotetico meccanismo di distribuzione solidale dei debiti), è tornata in voga. Alcuni paesi, tra cui Germania e Olanda, hanno osteggiato con convinzione la possibilità di creare dei “coronabond” per i paesi europei più colpiti dalla crisi. In pratica, gli stati più “virtuosi”, con minimo debito pubblico, vogliono evitare che i paesi con maggiori difficoltà abbiano la possibilità di “evadere” il proprio debito. L’Italia, così come altri stati dell’ Eurozona, ha un debito pubblico abbastanza elevato e dunque non viene considerata un buon creditore.
Alle insinuazioni di Meiler, Giuseppe Conte ha risposto con toni adeguati: “Sì, anche nel dibattito sul contrasto della crisi domina di nuovo questo errore. Si sostiene che gli italiani vogliano solo che altri Stati paghino i propri debiti. È un’insinuazione, più che falsa, sorprendente. La storia, anche quella meno recente, dimostra invece il contrario. (…) Oggi che siamo tutti colpiti da un evento per il quale nessuno possa fare qualcosa, serve prima di tutto solidarietà gli uni con gli altri. (…).”
La linea di condotta del premier italiano è stata inflessibile, rispettosa e trasparente. Con la sua solita pacatezza e gentilezza, Giuseppe Conte rimbecca il giornalista, senza cadere in alcuna provocazione. Ha sostenuto più volte che l’Italia si è sentita sola, ricordando che anche Ursula von der Leyen si è scusata per questo. Fatti alla mano. Le sue parole sono inconfutabili. Tuttavia, fin’ora non sorprendere che il premier di uno stato s’impegni a mostrare l’aspetto migliore del proprio paese. Sarebbe assurdo il contrario. L’intervista continua con una serie di domande sulla possibilità di porre il veto, nel caso di ostruzionismo sugli eurobond, e, ovviamente, sullo scetticismo per il MES.
Eppure, ciò che ha reso Conte un maestro di diplomazia e di raffinatezza è ben altro. Alla domanda di Meiler sulla scarsa percentuale di italiani che credono nell’ideale europeista, Giuseppe Conte ammonisce l’Olanda e si toglie un bel sassolino dalla scarpa:
Sa, ci sentiamo abbandonati proprio dai Paesi che traggono vantaggi da questa Unione. Prendiamo, per fare un esempio, i Paesi Bassi, che col loro dumping fiscale attraggono migliaia di multinazionali – che trasferiscono lì la propria sede – ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell’Unione: vengono così sottratti agli altri Stati Membri dell’Ue 9 miliardi ogni anno, come riporta un’analisi di Tax Justice Network. (…) Nessuno si deve raffigurare come il migliore della classe, non ci sono migliori della classe (…).
Che maestria. Conte ammonisce l’Olanda con delicatezza, intelligenza e pugno fermo. Una bella steccata al governo dell’ Aja era doverosa! Conte c’è riuscito senza scadere in alcuna volgarità, senza una parola fuori posto. Mark Rutte non ha possibilità di replica. In fondo, sono i fatti a parlare. Tutti gli italiani stavano aspettando che qualcuno rinfrescasse la memoria agli olandesi. Conte arriva quatto quatto nell’aria di rigore e tira un assist da maestro. Standing Ovation per il presidente, che sicuramente sa come muoversi. Finita l’emergenza, prendendo esempio proprio dai grandi stati “virtuosi”, l’Italia potrebbe anche pretendere maggior serietà all’Europa, chiedendo la fine dei paradisi fiscali olandesi. A quel punto, quei 9 miliardi di euro ogni anno, dove andrebbero a finire? Attenzione Mark Rutte, che agli italiani la memoria funziona bene.
A qualche giorno dall’euro-vertice, Giuseppe Conte ha seminato il terreno, dichiarando senza eccessi la sua linea d’intervento. Ecco come si fa politica, che sia interna o esterna: senza schiamazzi e pagliacciate, senza slogan e urla confuse. Parlano i fatti.
L’Europa nasce dal desiderio di restare uniti, per affrontare le sfide economiche delle superpotenze mondiali. Se un paese in Europa crolla, il meccanismo s’inceppa e anche gli altri Stati risentirebbero della crisi. E questo è un aspetto fondamentale. Conte ha ragione su tutta la linea. Non esiste Serie A e Serie B.
Antonia Galise