Contaminazione artistica e festival: “Le Strade del Paesaggio”

Si è appena conclusa, a Cosenza, la XIV edizione del Festival del Fumetto “Le Strade del Paesaggio”. L’evento, organizzato dal Museo del Fumetto, a partire dal 2009, è oggi un punto di riferimento per gli appassionati del genere, nel Sud Italia e sul resto del territorio nazionale. Ed è un caso esemplare di sperimentazione e contaminazione tra arti.

Il Festival, eccellente laboratorio di Contaminazione artisticacontaminazione artistica, vede, negli anni, collaborazioni importanti. Si susseguono nomi del calibro di Milo Manara, Gilbert Shelton, Tanino Liberatore. E, persino, la redazione di Charlie Hebdo.
Stavolta si è voluto omaggiare Brunori Sas, artista e cantautore d’eccellenza, nato e cresciuto nella provincia di Cosenza. E lo si è fatto, attraverso una mostra, intitolata “Cip…al di là dell’amore” e dedicata al pettirosso, illustrato da Robert Nero, sulla copertina dell’omonimo e pluripremiato concept album del 2020. La mostra, avrebbe dovuto chiudersi sabato 17 Luglio, dopo circa due settimane di apertura, con la conclusione del Festival. Ma si è deciso, eccezionalmente, di renderla visitabile, ancora, fino al prossimo 3 Agosto. L’esposizione gioca sul significato ambivalente del termine VOLATILE. Lo fa attraverso le illustrazioni di trenta artisti che hanno raffigurato il mitico “pettirosso da combattimento” e immagini ispirate alle canzoni di Cip (fra le quali la stessa “Al di là dell’amore”).

È un VOLATILE, ovviamente, l’uccellino rappresentato. E VOLATILE è anche l’aggettivo che può illustrare, alla perfezione, tanto la precarietà del tempo pandemico che stiamo vivendo, quanto la voglia e la speranza di ripartire, spiccando il volo.

Disegno dell’illustratore e fumettista Quasirosso. Esposto durante la mostra “Cip”

Un evento come spunto di riflessione sulle contaminazioni

Quello che qui m’interessa approfondire, però, più che il tema e lo svolgimento dell’evento in sé, senza dubbio molto validi e attuali, è la riflessione che ne scaturisce circa il valore della contaminazione artistica. Sono, in effetti, le manifestazioni come questa a dare impulso a tutto ciò che è scambio, contaminazione e, dunque, arricchimento.

Il festival nasce e si sviluppa con un carattere pluridisciplinare. Del resto, il fumetto stesso è un’arte multidisciplinare che fa uso di disegno e parola. E, in quest’ultima edizione, ciò è stato particolarmente evidente. Perché è stato scelto, come filo conduttore dell’evento, il rapporto tra musica e fumetto, illustrazione e disegno.

Si tratta, in questo caso, solo di una fra le infinite possibili interazioni e contaminazioni reciproche, attuabili tra forme espressive. Conoscerle e promuoverle apre le menti a nuovi orizzonti di esperienza e di pensiero. Abbatte muri e barriere. Combatte stereotipi e credenze malsane. Perché l’arte si rispecchia nella vita e la vita nell’arte.

Si parla di arti e linguaggi, apparentemente diversi fra loro.  Diversi sono il modo di manifestarsi e gli strumenti di creazione e diffusione. Eppure sono mondi espressivi che camminano parallelamente, incrociandosi e contaminandosi a vicenda, per raggiungere il fine estetico e comunicativo proprio di ogni forma d’arte.

A proposito di contaminazione artistica

Un eterno incontrarsi di immagini, suoni e parole attraversa le epoche, le culture e le tecnologie, senza mai esaurire le possibilità di combinazione.

Oggi, con l’avvento del digitale, questo incontro continuo, ha raggiunto quantità, qualità e possibilità d’interazione, probabilmente, mai ottenute prima. Ma la storia dell’arte dimostra quanto le contaminazioni siano sempre esistite e abbiano giovato molto anche all’arte stessa.

Kandinskij, tra fine Ottocento e inizio Novecento, ricerca e teorizza in merito a ciò, concependo opere d’arte, in un’ottica di relazioni tra diverse categorie espressive quali suono, colore, forma, luce e movimento. È già l’approccio multimediale che noi, attualmente, conosciamo bene.

La conseguenza, storicamente, più celebre di incontro tra arti figurative, musica e parole è, senza dubbio, il teatro. Pratica che, a sua volta, è un’arte completa e totalizzante. Eppure, l’unione di linguaggi si manifesta, prolificamente, anche altrove.

La storia è piena di pittori che compongono musica e di musicisti che si dilettano nella pittura e nell’illustrazione. Da Leonardo, Giorgione e Tintoretto, al già citato Kandinskij, passando per Matisse, Klee e Pollock. Per giungere a capisaldi della musica contemporanea come Bob Dylan, David Bowie, John Lennon e altri. Non mancano composizioni artistiche e musicali influenzatesi reciprocamente. Come sono tante le collaborazioni prolifiche tra artisti dei vari settori.

Contaminazione artistica e progresso

Nel tempo, il progresso e l’avvento dei media rendono tutto più semplice e naturale. La musica è prima diffusa attraverso i dischi, le cui copertine diventano piccole opere d’arte. Poi approda in televisione e da origine ai videoclip, che arriveranno ad essere, con lo scambio e la diffusione digitale, parte integrante del mercato discografico e arte allo stato puro.

Con gli esempi si potrebbe continuare all’infinito. Ma è sufficiente osservare e prendere coscienza di quanto l’arte sia, per sua natura, scambio e fusione. E come, proprio ciò, la renda salvifica. Non ci sono limiti a quello che è possibile creare. E a quanti linguaggi espressivisi è possibile fondere insieme, per dar vita a nuove forme di comunicazione.

Credo non ci sia nulla di più terapeutico e rassicurante di questa potenziale infinita creatività. Si chiama libertà espressiva e non andrebbe mai fermata. Ma c’è chi lo fa.  Puristi e conservatori si arrogano il diritto di sapere cosa sia giusto mettere insieme e cosa, invece, no. Come se ogni forma d’arte non fosse nata da una precedente sperimentazione e contaminazione. Come se tutto fosse nato già preconfezionato e non frutto di un’evoluzione.

Contaminazione come metafora esistenziale

Noi stessi siamo frutto di evoluzione e contaminazione. Chi fa del razzismo, per esempio, non tiene conto di ciò. Potrebbe apparire un paragone azzardato. Invece, preferisco vederlo come una metafora che aiuta la comprensione delle cose.

Perché da sempre l’arte imita la vita e viceversa. Non porsi dei limiti, nella mescolanza di forme artistiche ed espressive, può aiutare a superare anche quelli che, a volte, sorgono, con la mescolanza di culture e gruppi umani diversi. Promuovere e praticare esperienze di scambio artistico e culturale sembra essere, dunque, cosa buona e giusta. Per:

[…] Raccontare il mondo con parole nuove…

citando lo stesso Brunori e la canzone di Cip che ha ispirato quest’ultima edizione di “Le Strade del Paesaggio”.

Assunta Nero

Exit mobile version