Proprio mentre qui in Italia l’epidemia influenzale stagionale ha toccato il suo culmine dall’Università del Maryland arrivano brutte notizie: uno studio pubblicato ieri su PNAS rivela che la contagiosità dell’influenza è maggiore di quanto pensavamo.
È opinione comune che evitando che i contagiati ci investano con colpi di tosse e starnuti e avendo l’accortezza di lavarci le mani dopo aver toccato superfici che potrebbero essere infette, siamo relativamente al sicuro dal contagio influenzale. Opinione comune in questo caso non significa leggenda metropolitana, sono le accortezze che ci vengono suggerite anche dai media. I ricercatori guidati dal dr. Donald Milton della scuola di Salute pubblica dell’Università del Maryland hanno voluto mettere alla prova questa convinzione e il risultato è stato, per dirlo con una battuta, che la legge di Murphy è sempre valida e noi siamo stati troppo ottimisti.
I ricercatori dell’istituto del Maryland hanno scoperto che il virus influenzale non è presente solo (scusate i particolari disgustosi) nelle abbondanti e grandi gocce che vengono espulse con un colpo di tosse o uno starnuto, ma anche in quelle in forma di fine aerosol che sono sospese nell’aria che espiriamo.
Concedetemi un’altra battuta. in questo caso gli eroi della ricerca sono i pazienti che mentre erano influenzati, quando ci si sente degli stracci, si sono concessi a una sperimentazione che richiedeva loro di respirare in un grosso cono per mezz’ora.
Lo studio ha coinvolto 218 soggetti, casi confermati di influenza, i ricercatori hanno raccolto: la loro normale espirazione, quanto espulso con la tosse e con gli starnuti e quanto parlando. Ciascun partecipante ha offerto un tampone nasofaringeo e 30 minuti di respirazione nell’apparecchio. In ben 142 casi i ricercatori hanno trovato nel respiro il virus dell’influenza.
Addirittura 23 campioni venivano da pazienti che non avevano tosse eppure in 11 di essi (48%) i ricercatori hanno trovato il virus. Altra sorpresa, negli starnuti non c’era significativamente più carica virale che nel respiro.
La carica virale nei soggetti colpiti è più forte nei primi giorni del malanno. In altre parole quello che lo studio suggerisce è che se davvero si vogliono arginare le epidemie di influenza chi si ammala appena insorgono i sintomi se ne dovrebbe stare a casa e non andare in giro a spargere il contagio, il che implica ovviamente che se è una persona che lavora dovrebbe esserle concesso, anzi raccomandato, di farlo.
Fonte immagine: sph.umd.edu
Roberto Todini