Si è più volte parlato di quali informazioni considerare attendibili e quali no.
In un momento in cui l’emergenza giunge a un punto di svolta, è fondamentale tener conto, consapevolmente, delle direttive relative alla fase 2; non solo: è opportuno procedere cautamente alla visione di ogni articolo informativo, inerente la modifica delle restrizioni.
La Repubblica ha pubblicato, in giornata, un articolo relativo le probabili modalità di apertura di alcune regioni: le tempistiche, come da previsione, sono molto differenti. L’estenuante attesa dei “contagi zero” si fa sentire ed è certamente inutile biasimare quelle regioni ansiose di ripartire; la ripresa economica del Paese è tutt’altro che un’appendice, ma una tra le priorità autoimposte.
Come, però, sottolinea il commissario all’emergenza Domenico Arcuri, economia e salute non vanno di pari passo: non c’è nessuna ripresa senza le dovute precauzioni.
La fase 2 richiederà una serie di clausole e pratiche che, ora come ora, non sono prevedibili; di conseguenza, non sono prevedibili eventuali date, se non una bozza di esse. Tali modifiche avverranno durante la fase di “convivenza con il virus“, motivo per cui relativi parametri saranno disponibili solo all’interno della fase stessa.
Fino a quando non potremo usufruire di un vaccino, la nostra condizione riscontrerà una serie di nuove abitudini, in grado di mantenere vigenti alcune restrizioni e allentare la presa su altre; il Governo, come per ogni territorio nazionale, dovrà tener conto di questa fascia temporale e agire passo dopo passo.
Quando si giungerà allo status di “contagi zero”, per quanto sembri assurdo, non saremo ancora fuori pericolo, fermo restando, come sovrascritto, l’arrivo di una cura immediata.
Fino ad allora, alcune restrizioni dirette a specifici esercizi commerciali avranno il loro seguito, mentre altre cesseranno; anche la nostra quotidianità subirà delle modifiche, promuovendo un briciolo di libertà in più, ma senza tralasciare la sicurezza comune.
Il lettore non dimenticherà certo la prospettiva dei presidi sanitari: le strutture hanno passato – e passano – un periodo drammatico; evitare di ripiombare in una simile crisi richiede un barlume di coscienza da parte dei cittadini.
E, forse, un briciolo di polemica in meno da parte di alcuni rappresentanti regionali.
Eugenio Bianco