Consumo: digitale, locale e solo in parte sostenibile

Consumo. Per il Natale 2022 gli italiani lo vogliono economico e sostenibile

Consumo. Natale 2022

Consumo. Sempre più italiani vogliono che sia sostenibile e prediligono l’acquisto online di prodotti a “km 0”. Sarà sufficiente a raggiungere l’obiettivo? 

No agli acquisti dell’ultimo minuto per questo Natale 2022. Inflazione e caro bolletta spingono i consumatori a regali mirati, acquistati presso retails con propria piattaforma online. Meglio ancora se locali. Dicembre si configura banco di prova per tentare di coniugare risparmio e sostenibilità nel consumo. Ci riusciremo?  

Alcune stime 

Feste natalizia in avvicinamento e c’è chi fa stime su quanto e come gli italiani spenderanno i tradizionali doni di Natale. Salecycle stima che il 78% degli acquirenti esaurirà il proprio budget per i regali già in occasione del Black Friday e del Cyber Monday. Addio agli acquisti dell’ultimo minuto! Complici il caro bollette e l’aumento dell’inflazione, i consumatori sono ormai sempre più attenti al risparmio.  

Non solo. 

“Le persone corrono ai regali tramite il digitale, che permette di pianificare gli acquisti con settimane di anticipo” sostiene Valentino Bergamo, CEO dell’azienda Calicantus srl. specializzata nel commercio elettronico.  

L’omnicanalità è una realtà ormai consolidata. Il 63% degli italiani preferisce acquistare presso rivenditori, anche locali, che sfruttano la tecnologia per migliorare l’esperienza di acquisto.  

A giovarne sarebbe non solo il portafogli dell’acquirente ma anche il Pianeta 

“Grazie all’esperienza digitale i consumatori giungeranno in negozio in maniera mirata, evitando così sprechi di tempo e di carburante”, continua Bergamo.

Ma è davvero così?  

Consumo: un’opportunità divenuta globale 

Con l’avvento della globalizzazione il nostro concetto di spazio ha subito modifiche. Si è ampliato; ha sfumato i propri contorni e non è difficile immaginare che qualcuno quest’anno possa mettere sotto l’albero un dono proveniente dalla Cina o dalla California. Questo ha generato almeno due conseguenze fondamentali. Innanzitutto, si è assistito ad un incremento delle emissioni generato dai trasporti. In secondo luogo, in diversi Paesi, si sono diffusi movimenti nazionalisti e sovranisti sostenitori dell’idea secondo la quale la globalizzazione stia spingendo verso acquisti sempre più spersonalizzati, guidati da modelli sovranazionali imposti. Un trend da combattere con ogni mezzo possibile in difesa dell’identità nazionale.  

Dimmi cosa acquisti e ti dirò chi sei.  

La rivalsa del consumo locale  

Questi movimenti sono stati spesso abbracciati dagli ambientalisti, i quali vedevano nell’idea di nazione un modo per abbattere le emissioni di gas serra dovuto al trasporto di merci e persone. “Act local, think global”, uno slogan che si potrebbe ri-tradurre in “buy local, think global”. Il consumo locale è divenuto strumento prezioso di difesa dell’ambiente dalle emissioni globali.  

Questa promozione tutta “green” al consumo di prodotti locali ha tuttavia spesso trascurato un concetto ben noto nell’ambito dell’economia industriale: la differenziazione del prodotto. I beni non hanno tutti la stessa qualità e, pur appartenendo alla stessa categoria merceologica, può succedere che non producano la stessa quantità di emissioni al momento del consumo. E non determinano lo stesso livello di emissioni nemmeno nel processo produttivo, che può essere più o meno “green” a seconda della tecnologia usata.  



Consumo: digitale, economico e solo in parte sostenibile 

È davvero sostenibile il consumo locale? Davvero chi acquista da un rivenditore locale, pur avvalendosi dell’opzione digitale a sua disposizione, compie atto virtuoso? Prima di dare una risposta definitiva (ammesso che sia possibile) bisogna esaminare attentamente le tre principali fonti di emissione: il processo produttivo, il trasporto e il consumo. Soltanto così si potrà considerare opportunamente il comportamento di acquisto più virtuoso da parte dei consumatori e magari trascorrere un Natale all’insegna della sostenibilità, oltre che del risparmio. In assenza di una simile analisi le indicazioni fornite da movimenti ambientalisti e governance, per quanto “green”, potrebbero essere fuorvianti. 

 

Alessia Fallocco

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