Una Situazione Paradossale
Il nuovo decennio è appena iniziato e si preparano i bilanci su quello appena trascorso. In particolare nelle valutazioni di questi giorni acquista sempre più importanza la discussione sul consumo del suolo – un problema che, pur coinvolgendo più di un paese, si è distinto per proporzioni nell’Italia di questi anni ’10.
I Dati
Raccogliere ed interpretare i numeri dell’edilizia italiana è un compito tutt’altro che semplice. A venirci incontro, fortunatamente, ci sono i numerosi rapporti stilati dall’ISTAT nell’ultimo decennio.
Il primo dato da prendere in considerazione fa riferimento al numero di edifici inoccupati: su un totale di 31.208.161 abitazioni ben 7.072.984 sono vuote o momentaneamente occupate da non-residenti. Si parla, dunque, di un tasso di inoccupazione del 22,7%. Questo censimento, risalente al 2011, è stato ripetuto nel 2019 ed a breve potrebbe darci ulteriori informazioni in merito.
Ad aggravare la situazione, ecco una statistica altrettanto preoccupante: nonostante l’abbondanza di spazi già disponibili, in Italia si continua a costruire a ritmi sempre maggiori. Infatti, a seguito di una breve inflessione avvenuta tra il 2013 ed il 2015, i permessi per costruire sono aumentati di anno in anno. Nel solo 2018, ad esempio, sono stati edificati 17.974 fabbricati e 54.664 nuove abitazioni. Come precisato nell’ultimo rapporto dell’SNPA (il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) si tratta di un consumo del suolo di 51km² in un solo anno, cioè poco meno di 2m² di territorio persi ogni secondo.
Contrariamente a come ci si potrebbe aspettare, l’aumentare delle case non corrisponde ad una diminuzione dei senzatetto. Il numero delle persona senza dimora – ci comunica l’ISTAT – resta invariato nel tempo: sono più di 50.000.
Il Problema del Consumo del Suolo
Alla profonda inefficienza economica e sociale di questa amministrazione si affianca un ulteriore rischio: quello di contribuire al dissesto idrogeologico del nostro territorio. Infatti cementificazione e deforestazione, oltre a limitare l’accesso alle risorse del suolo, sono in grado di minarne la biodiversità e la stabilità fisica, favorendo anomalie termiche, inquinamento, frane ed inondazioni.
Per contrastare questi rischi occorre dunque una prima, fondamentale operazione: superare le motivazioni economiche dell’edilizia e lavorare per il recupero del patrimonio immobiliare già esistente.