Constance Dowling, l’ultimo amore di Cesare Pavese

Cesare Pavese

Constance Dowling è la donna a cui Cesare Pavese ha dedicato i suoi ultimi pensieri ed anche i suoi ultimi scritti. Fu l’ultimo vero amore del poeta.

Era un’attrice statuinitense arrivata in Italia per le vacanze nel 1947. Solo verso la fine del 1949, Constance Dowling conobbe a Roma, tramite amici in comune, Cesare Pavese, il quale da subito si infatua di lei. Si rivedono a Torino ma l’attrice, però, non ricambiò i sentimenti dello scrittore e non rispose mai alla sue lunghe lettere.

L’amore vissuto da Pavese

Cesare Pavese ha condotto un’esistenza tormentata. Le sue poesie spesso raccontano di amori non corrisposti e del suo stretto legame con le Langhe e con la città di Torino. Un sentimento che ricorre spesso nei suoi lavori è quello del ricordo, della malinconia e della nostalgia di un tempo lontano. Per lui il passato è un luogo in cui tornare.

Ha vissuto l’amore in modo turbolento, soprattutto a causa della sua timidezza, dell’insicurezza e di un’inquietudine che lo ha sempre perseguitato. Già a diciassette anni visse una delle prime delusioni mentre attese il suo “amore ballerina”, conosciuta nel locale “La Meridiana” a Torino dove lei lavorava proprio come cantante e ballerina. Ella non si presentò nel luogo dell’appuntamento dove il giovane Pavese la aspettò per ore sotto la pioggia, finendo poi per ammalarsi di pleurite. De Gregori cita questa storia anche nella canzone “Alice”, tratta dall’album “Alice non lo sa” del 1973.

Al suo ultimo amore Constance Dowling dedicò la raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, pubblicata postuma nel 1951. Le poesie sono state scritte a Torino tra l’11 Marzo e il 10 Aprile del 1950, lasso di tempo che definisce anche la durata della loro rapporto. È una raccolta incentrata sulla desolazione, sul senso d’abbandono e di sofferenza causati dall’amore non ricambiato, e a senso unico, verso di lei. 

Anche la celebre poesia Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, tratta dall’omonima raccolta, è stata scritta ricordando l’attrice:

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Oltre a questa raccolta, a Constance è dedicato anche l’ultimo romanzo di Pavese dal titolo La luna e i falò, scritto tra il 1949 e l’aprile del 1950.

L’attrice compare, inoltre, ne Il mestiere di vivere, appunti frammentari pubblicati nel 1952 che costituiscono l’autobiografia di Cesare, raccogliendo i suoi pensieri dal 1935 al 1950. Questo diario testimonia le molteplici sfumature che lo scrittore dà alla sua vita e alle sue memorie. In queste pagine mette a nudo anche l’ambivalenza nei confronti di Constance: dal tormento fino al conforto dovuto all’amore che provava.

Cesare avrebbe fatto di tutto pur di tenere a sé Constance, tanto che tentò di tradurre questa sua ossessione verso di lei anche nel cinema. Egli immaginò una pellicola costruita intorno a quell’amore inafferrabile, che vedeva come protagoniste la stessa Constance e sua sorella Doris Dowling, ma non fu mai realizzata ed il progetto non fu mai portato avanti concretamente.

Cesare Pavese e il suo vizio assurdo

Pavese portava con sé il suo vizio assurdo, ovvero la vocazione di auto-annientamento. Un suo caro amico, Davide Lajolo, nel 1960 pubblicò un libro di memorie sul poeta intitolato proprio “Il vizio assurdo”. 

La vera ispirazione poetica di Pavese era arrivata con Constance e se n’era andata con lei. A quel punto provò un’ineffabile desolazione e conobbe un vuoto che non riuscì più a colmare. Dopo poco lo scrittore venne trovato morto nella sua camera d’albergo a Torino, dopo aver ingerito più di dieci bustine di sonnifero.

“Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, infermità, nulla.”

Cesare Pavese Constance Dowling
Constance Dowling

Nel 1969 morì anche Constance. Si pensa che sia stato a causa di una malattia, ma alcune fonti sostengono che l’attrice, in realtà, si sia tolta la vita con la stessa modalità dello scrittore piemontese che, al di là del tempo passato e dei tanti amori vissuti, non aveva mai dimenticato nemmeno lei.

Il 17 marzo 1950, Cesare Pavese scrisse:

“Ti amo. Cara Connie, di questa parola so tutto il peso – l’orrore e la meraviglia – eppure te la dico, quasi con tranquillità. L’ho usata così poco nella mia vita, e così male, che è quasi nuova per me.”

 

Valentina Volpi

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