In vista del prossimo Consiglio europeo, Giorgia Meloni demanda l’onore al premier uscente, rimandando così il primo confronto con l’Europa.
Il 20 e 21 ottobre prossimi si terrà una nuova riunione del Consiglio europeo. Sul piatto, temi quali la guerra in Ucraina, la crisi energetica e le relazioni extra-Ue. La nostra probabile futura Presidente del Consiglio, però, non prenderà parte all’incontro. Giorgia Meloni cede il passo al premier in carica con l’obiettivo di favorire una transizione il più possibile ordinata. La leader di Fratelli d’Italia, infatti, non ritiene utile forzare i tempi di formazione del nuovo esecutivo al fine di partecipare a una riunione che potrebbe concludersi con un nulla di fatto.
Certo, i tempi sono stretti e probabilmente l’Ue è comunque ancora lontana dall’accordo sul tetto al prezzo del gas, ma non possiamo ignorare le ulteriori motivazioni che potrebbero celarsi dietro a tale decisione, né le sue possibili implicazioni politiche.
Riabilitazione in corso…
Passato ormai il tempo delle promesse elettorali, da diverse settimane ci troviamo in quel delicato periodo di transizione al termine del quale prenderà forma il nuovo esecutivo. Eppure, per certi versi, sembra di stare ancora in campagna elettorale.
Se, però, prima delle elezioni le promesse dei vari schieramenti erano rivolte ai loro possibili elettori e finalizzate a guadagnare più voti, ora gesti e dichiarazioni da parte del partito vincitore si sprecano, invece, a favore, non solo dell’intera popolazione italiana, ma anche del mondo occidentale. Da notare, inoltre, che l’atteggiamento sembra riguardare solo FdI e non l’intera coalizione di centrodestra.
Benché le elezioni abbiano già emesso il proprio verdetto quasi un mese fa, Meloni vuole fare le cose per bene. Mai come in questa transizione, infatti, si ha l’impressione che ogni mossa intrapresa dai membri di Fratelli d’Italia sia stata attentamente studiata con uno specifico obiettivo: la riabilitazione di una destra che, a livello ideologico, è stata talvolta accostata fascismo. D’altra parte, al di là delle dichiarazioni ufficiali e dei tentativi di rottura con il passato, amicizie ingombranti e prese di posizione poco consone hanno spesso sollevato sospetti. Viste le gaffe che alcuni dei membri di FdI hanno accumulato nel corso della propria carriera politica (e perfino durante l’ultima campagna elettorale!), inoltre, non sembra affatto che liberarsi dell’onta del fascismo sia mai stata una loro priorità. Almeno fino ad ora.
Il banco di prova
Sì, perché ora si fa sul serio. “Governeremo per tutti gli Italiani”, ha affermato Giorgia Meloni all’indomani delle elezioni. Forse un tentativo di allontanare il timore di derive autoritarie. Meloni che già in campagna elettorale aveva progressivamente ammorbidito la propria posizione rispetto all’Ue, ma che, ora che si trova a dover testare la propria credibilità in Europa, si rende conto forse di non essere ancora pronta.
“Si accorgerà che l’Ue non è Instagram”, infieriva Renzi qualche settimana fa. E, per quanto le ragioni della sua assenza al Consiglio europeo siano, come già detto, comprensibili, non possiamo escludere che a far slittare l’incontro sia stata anche una certa paura del confronto.
Se però, da un lato, la reputazione e stima di cui Draghi gode in Europa possono essere un vantaggio per le trattative, dall’altro, il fatto che a rappresentare l’Italia sia il premier uscente rischia di non esserlo affatto. Quali garanzie può dare Draghi rispetto a scelte che presto non saranno più di sua competenza?
Dal canto nostro, in quanto Italiani, possiamo solo sperare che il percorso di riabilitazione di coloro che l’Italia ha scelto come propri governanti si concluda in fretta e che si possa quindi passare alla gestione di questioni essenziali, quali il Pnrr.
Cristina Resmini