Le elezioni si avvicinano e, in ambito di politica estera, la speranza è che il futuro Presidente del Consiglio italiano possa godere della credibilità necessaria a rappresentare problematiche e interessi della nostra Nazione nel Consiglio europeo.
Volto a stabilire gli orientamenti politici generali dell’Ue, il Consiglio europeo è costituito dai capi di Stato o di governo dei Paesi membri dell’Unione. Se vincesse il Terzo Polo, Calenda si dichiara già pronto ad adoperarsi per un Draghi bis, ma se la vittoria dovesse andare ad altri partiti o coalizioni, è lecito aspettarsi un passaggio di testimone a Palazzo Chigi. Un avvicendamento che, naturalmente, si verificherebbe anche all’interno del Consiglio europeo.
Nata nel secondo dopoguerra per favorire la creazione di una cooperazione economica tra gli Stati europei, nonché il mantenimento della pace sul suolo europeo, l’Ue rappresenta una realtà politica ed economica senza precedenti. Una realtà dotata di enorme potenziale, ma anche ampi margini di miglioramento. È opinione comune a molti Italiani, infatti, che il nostro Paese sia stato spesso scarsamente considerato dall’Ue, in favore di Stati più forti. La speculazione sul prezzo del gas e l’opposizione di alcuni Paesi all’introduzione di un tetto al prezzo dello stesso ne sono la riprova. Punto di convergenza dei contrastanti interessi particolari di ogni singolo Stato membro, le istituzioni europee hanno infatti funzioni di mediazione e regolamentazione. E, nella ricerca di un compromesso, è dunque possibile che si arrivi a soluzioni non sufficientemente efficaci o solidali.
Credibilità e ideologie
Eppure, non possiamo dimenticare l’ingente prestito di 208,8 miliardi di euro – di cui 81,4 a fondo perduto – accordato all’Italia in risposta alla crisi pandemica. Nonostante l’opposione di alcuni Paesi – prima tra tutti la stessa Olanda che oggi specula sul prezzo del gas – l’Italia, in quanto Paese più duramente colpito dalla pandemia, è stata anche la maggiore beneficiaria del Recovery Fund.
Se dunque, da un lato, Conte è riuscito a ottenere un tale prestito, dall’altro, in virtù della stima di cui gode in Europa, Draghi – già Presidente della Bce dal 2011 al 2019 – ha dato fiducia agli Stati membri rispetto al piano di investimento delle risorse ottenute (Pnrr o Recovery Plan) e di restituzione delle stesse.
E ora, benché né Conte né Draghi siano fuori dai giochi, viene spontaneo chiedersi se chi raccoglierà il testimone sarà in grado di preservare l’inedita credibilità recentemente guadagnata dall’Italia. Mentre, però, i vari leader di partito promettono che, se vincitori, difenderanno gli interessi italiani a spada tratta e faranno finalmente sentire la voce dell’Italia in Europa, mi domando se l’Europa sarà effettivamente disposta ad ascoltarli.
Chiunque vinca, il confronto e scontro ideologico sarà sempre da mettere in conto. Ad esempio, nonostante la tendenza conservatrice riscontrata nei sondaggi elettoriali italiani e rintracciabile in modo più o meno radicato anche nel resto d’Europa, è innegabile che l’Unione persegua, almeno negli intenti, una direzione ideologica più progressista.
Se, però, l’ideologia in sé non dovrebbe precludere necessariamente il rispetto nei confronti dell’avversario politico, né un dialogo costruttivo, esistono altri elementi che possono minare la credibilità dell’esponente politico in questione e, di conseguenza, delle istanze che porta avanti. Tra amicizie ingombranti, scandali, azioni infelici e scheletri nell’armadio, i tentativi dei politici di “ripulirsi” del proprio passato in occasione della campagna elettorale lasciano infatti spesso il tempo che trovano.
Cristina Resmini