La decisione numero 7989 del Consiglio di Stato stabilisce che, in nome di esigenze finanziarie, i comuni possono ridurre le ore di assistenza previste dal Piano Educativo Individualizzato (Pei). Il Pei, elaborato dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione (Glo), rappresenta il documento chiave per la definizione delle esigenze educative degli studenti con disabilità.
L’incremento delle spese per l’assistenza all’autonomia dei ragazzi disabili sta diventando un tema di crescente preoccupazione per le amministrazioni comunali italiane. L’importanza di garantire un supporto adeguato a questi studenti è universalmente riconosciuta, ma il peso finanziario di queste misure solleva dubbi sulla loro sostenibilità futura. La recente decisione del Consiglio di Stato ha acuito queste preoccupazioni, alimentando il dibattito sull’equilibrio tra diritti fondamentali e risorse disponibili.
La risposta dei comuni
Le reazioni alla sentenza sono state forti e polarizzate. Da Palermo a Bologna, passando per piccole realtà come Cinisi e Lodi, molti sindaci e assessori all’Istruzione hanno espresso amarezza e preoccupazione, ribadendo la propria determinazione a non ridurre i servizi destinati ai ragazzi disabili, nonostante le difficoltà economiche.
Ad esempio, il comune di Palermo, sotto la guida dell’assessore all’Istruzione Aristide Tamajo, ha confermato di non aver effettuato alcun taglio alle ore di assistenza, investendo circa sette milioni di euro per garantire il servizio fin dall’inizio dell’anno scolastico. Tamajo ha sottolineato che, pur comprendendo le motivazioni pratiche alla base della sentenza, le amministrazioni locali hanno il dovere di fare “l’impossibile” per garantire questi servizi, considerandoli una priorità politica imprescindibile.
Anche in piccoli centri come Cinisi, in provincia di Palermo, la priorità accordata all’assistenza per l’autonomia è evidente. La sindaca Vera Abbate ha dichiarato che il comune assicura questo supporto a circa cinquanta ragazzi, nonostante le limitate risorse disponibili. Lo stesso discorso vale per comuni come Casoria, in Campania, dove il sindaco Raffaele Bene ha espresso preoccupazione per l’impatto della riduzione delle risorse sul mantenimento di questi servizi essenziali. Bene ha ribadito la necessità che tali figure vengano integrate nel sistema scolastico nazionale, con il relativo onere finanziario trasferito all’amministrazione centrale.
La pressione finanziaria che grava sui comuni è innegabile, e diverse amministrazioni hanno già iniziato a cercare soluzioni innovative per ottimizzare le risorse. A Lodi, ad esempio, l’assessore all’Istruzione e vice sindaco Laura Tagliaferri ha spiegato come, pur senza operare tagli, si stiano esplorando nuove modalità organizzative per far fronte all’aumento continuo dei costi. Tagliaferri ha illustrato un approccio che prevede l’assegnazione degli educatori ai plessi scolastici, piuttosto che ai singoli studenti, riconoscendo che la logica dell’educatore “uno per uno” non è più sostenibile nel lungo periodo. Questo modello, che punta a ottimizzare l’impiego delle risorse umane disponibili, potrebbe rappresentare una via da seguire anche per altre realtà locali.
A Bologna, l’assessore all’Istruzione Daniele Ara sta collaborando con l’Università per coinvolgere le famiglie in un processo di cambiamento culturale e organizzativo. Ara ha evidenziato come l’inclusione scolastica sia una priorità assoluta per la città, che investe annualmente circa 12 milioni di euro per sostenere i ragazzi disabili, con una spesa di un milione e mezzo dedicata solo ai servizi estivi.
Tuttavia, anche Ara riconosce la necessità di introdurre un tetto alle spese, soprattutto alla luce dell’aumento delle certificazioni di disabilità, che rischiano di portare a un abuso incontrollato delle risorse disponibili. Come a Lodi, anche a Bologna si sta considerando un modello di intervento basato sull’educatore di plesso, capace di rispondere alle esigenze specifiche dei vari studenti, piuttosto che un sistema di assistenza individualizzata per ciascun alunno.
Carrara rappresenta un ulteriore esempio di comune che, nonostante le crescenti difficoltà economiche, ha deciso di mantenere invariati gli investimenti per l’assistenza ai ragazzi disabili. La sindaca Serena Arrighi ha ribadito l’impegno del comune, che ogni anno destina oltre un milione e 200mila euro per garantire l’assistenza agli studenti disabili, sia durante l’anno scolastico che nei centri estivi. Arrighi ha sottolineato come, nonostante il significativo impegno finanziario, la spesa per l’inclusione scolastica non possa essere considerata un costo, bensì un dovere istituzionale fondamentale per sostenere le famiglie e garantire il diritto all’istruzione per tutti.
In sintesi, mentre le amministrazioni locali cercano di bilanciare l’esigenza di garantire un’assistenza adeguata agli studenti disabili con le limitate risorse a disposizione, la sentenza del Consiglio di Stato ha riacceso il dibattito su chi debba farsi carico dei costi dell’inclusione scolastica. Molti sindaci, pur comprendendo le difficoltà finanziarie, ribadiscono che non è accettabile compromettere i diritti fondamentali degli studenti più vulnerabili. La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio sostenibile tra l’obbligo morale e legale di garantire l’inclusione e la necessità di gestire in modo oculato le risorse pubbliche, esplorando nuove soluzioni organizzative e, possibilmente, rivedendo il ruolo e il finanziamento dell’assistenza per l’autonomia all’interno del sistema scolastico nazionale.