“Consiglieri” Usa a Deraa: preparano l’assalto dei “loro” terroristi nel Sud siriano. Un’altra guerra per Sion

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Di Maurizio Blondet


Da  due settimane forze militari  americane e giordane sono operative nel Sud della Siria- lo rivela il giornale libanese Al Akhbar, vicino a Hezbollah.  “Per   la prima volta una delegazione di consiglieri americani e britannici sono stati segnalati nei dintorni della città di Deraa, sulla linea di demarcazione occidentale, nella città  di Ankhel, e  anche nella città di Bosra al-Sham, situata ad est di Deraa,  situata al oriente di Deraa e a sud-ovest della provincia di Souweida.  Secondo fonti della sicurezza, “è raro  che le forze americane e britanniche inviino i loro consiglieri militari in queste zone pericolose, a  meno che non siano controllate dai gruppi che collaborano con esse.  Si sa che il fronte Al Nusra ha una presenza importante in tutte le aree visitate”.




Inoltre, la Giordania (alleata, o meglio soggetta  degli americani) ha piazzato batterie di artiglieria, truppe supplementari, camere di sorveglianza e radar lungo il confine  con la Siria; i loro droni  sorvolano  continuamente la regione per il controllo del  terreno.

Al Akhbar nota  inoltre che “milizie siriane  (anti Assad) stanno sottoponendosi a ritmo accelerato ad esercitazioni di addestramento. Sono “Jaish al-Ashaer” (L’armata delle tribù), Furkat Shabab al Sunna (brigata dei giovani sunniti) Furkat al Hak  (Brigata del Vero) ed altre milizie combattenti nel quadro del “Jabhat al-Janoubiyyat (Fronte del Sud)”.

Una nuova cellula di operazioni diretta da consiglieri americani, britannici e giordani  si è  piazzata nella regione di Al-Mazirib: dovrebbe essere comandata dal colonnello disertore (dall’armata governativa) Ibrahim al-Ghurani, pilota, che comanda la brigata al-Hak sostenuta da Amman.

“Contemporaneamente sono stati notati due movimenti di truppe: una si situa lungo tutta la frontiera siro-giordana vicino al campo di Rakban e sembra destinata a  dirigersi verso Bukamal. L’altro movimento di truppe, dove spiccano  veicoli militari Usa, britannici e giordani, è segnalato nella   cittadina giordana di al-Mafrak, che è situata di fronte alla città di Deraa (in Siria) sempre  in mano alle forze  governative siriane.

“ In parallelo a questi movimenti, la  milizia wahabita terrorista [che opera per gli Usa e Israele, ndr.] ha esteso la sua presenza nelle zone della provincia di Deraa occupata dai ribelli,fra cui l’area di al-Gidor, fino a minacciare la località di Nawa, anch’essa ribelle. I suoi recenti movimenti al suolo danno l’impressione che si prepari a lanciare un assalto nel bacino di Yarmuk per  prendere il passaggio confinario di  Tal Shebab,alla frontiera con la Giordania.

Decisamente, il pretesto è pronto per  lanciare l’attacco americo-giordano”, conclude il giornale.

“E’ chiaro che l’ingerenza americano-giordana non si fermerà al triangolo confinario tra Siria, Giordania ed Irak. Il piano da loro concepito mira ad conquistare un controllo che comincia col valico di al-Tanaf e dovrebbe estendersi in due direzioni: a Nord impadronendosi della zona frontaliera  con l’Irak fino alle due località di Deir Ezzor, Bukamal e Mayadin, occupate da Daesh; e al Sud,  fino alla frontiera col Golan  occupato, comprendendo tra l’altro il bacino di Yarmuk”.

Il motivo strategico dietro a questo imminente attacco è  stato spiegato dal giornalista Hossein Mortadha, della tv siriana, così:

“ C’è un accordo tra Daesh e Al Nusra per formare una nuova fazione, che sarà presentata come moderata e sarà sostenuta da Washington e dalla Turchia […] l’obbiettivo è di  strappare un successo militare prima di Astana [la seconda fase dei colloqui di pace di Astana, organizzati dalla Russia, la cui prima fase si è chiusa il 15 marzo senza  che i ribelli “moderati” si presentassero] e  cominciare poi a proporre delle carte, cosa a cui la parte turca si sottrae,  ciò che impedisce all’armata siriana [di Assad] di condurre operazioni in quella regione con il pretesto che ci sarebbero fazioni moderate”.



Il fronte Sud e il ruolo americano del controllo del triangolo confinario.

“Il fronte più pericoloso oggi –  dice il giornalista  siriano – è quello Sud, quello di Deraa e del triangolo confinario tra Siria, Giordania e Irak. Con la chiusura del fronte Libano [l’armata di Damasco ha “pulito” il confine col Libano da infiltrazioni] e la riduzione del  fronte Nord con la Turchia, l’azione sul fronte Sud con la  Giordania è stata intensificata. Gli americani dirigono tutte le operazioni e tutti i gruppi armati eseguono gli ordini degli Stati Uniti…  i sopralluoghi di ufficiali Usa e britannici avevano lo scopo, principalmente, di attivare il fronte Sud.  L’intervento diretto americano facilita il conflitto”.

“Trump – sua figlia è convertita al giudaismo –  esegue un piano sionista nella regione, che comincia con l’intervento di forze americane in Siria, in quanto la forza  d’occupazione e  l’avventura turca al Nord è fallita, con perdite di soldati e ufficiali […] l’entità sionista non si sente in sicurezza nonostante la guerra in Siria: l’obbiettivo di far collassare l’asse di resistenza [Damasco, Hezbollah e Iran con il sostegno di Mosca] non ha avuto successo ed oggi, i sionisti temono che  la resistenza cominci operazioni in sul fronte  del Golan e del Sud fino allo Yemen. Il loro scopo attualmente è occupare  Deraa ed allargare la zona per  giungere alla zona di confine irachena per costituire una  zona di presenza americana oltre la cosiddetta forza moderata, onde formare una linea di sicurezza per l’entità sionista e farla riconoscere ad Astana, per poi aprire un dialogo politico”.

Secondo il giornalista, “la presenza di Erdogan è cruciale in questo sistema […]. Erdogan non la lasciato nulla d’intentato in Siria ed ha fallito; la Turchia è alleata  a Washington; c’è un tentativo della Russia e dell’Iran di pesare economicamente sulla Turchia”. Operazione non senza gravi effetti collaterali perché “Siria ed Iran  avevano bisogno della Turchia – in particolare l’Iran in ragione della sanzioni   e della liquidità per sostenere la sua economia e i suoi alleati” [evidentemente la Turchia serviva come “paradiso finanziario” per aggirare le sanzioni].

Dunque  il Pentagono combatterà anche questa guerra per Sion. La pericolosità della situazione non ha bisogno di essere sottolineata.  Che succede se Erdogan chiude alle navi russe da guerra il Bosforo?

Personalmente non escluderei che lo spettacolare attentato “islamico” (firmato Katz) sugli Champs Elysées sia servito anche a  distrarre mediaticamente dai movimenti di truppe occidentali in appoggio ai terroristi “moderati” nel Sud siriano, e dall’imminente attacco.   I media ce li venderanno, a cose fatte, come “iniziativa americana in Siria per distruggere l’ISIS”.

 

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