Le Filippine è il terzo Paese più grande in cui si professa la religione cristiana cattolica. Agli inizi del 2000, un censimento stimava che circa l’85,5 % della popolazione fosse fedele al Vaticano.
In vista di ciò, vi è una questione che ci lascia interdetti: perché il consenso sessuale nelle Filippine arriva ad una soglia di 12 anni? Perché quindi una visione così ortodossa del mondo non aiuta ad apportare un cambiamento giusto ad una condizione sociale che è lesiva per la vita di ragazzini in quanto è quasi priva di tutela giuridica?
Cosa si intende per età del consenso?
Dal punto di vista del diritto, si chiama età del consenso quando una persona è in grado di accettare in maniera informata il rapporto sessuale.
L’età del consenso, quindi, può stare al di sotto della maggiore età. Ad esempio, in Italia, tale soglia è prevista a 14 anni. Infatti, siamo uno dei pochi Paesi aventi un limite così basso.
Essere in età da consenso esclude la possibilità di compiere un reato carnale a priori. Nel senso che bisognerà analizzare il contesto in cui si sono svolti i fatti tra il minorenne ed il maggiorenne. Se non si è in età da consenso, è chiaro che sulla consumazione del rapporto non possa esserci alcuna analisi, ma che si tratti di una violenza fisica in tutto e per tutto.
L’età del consenso, capiremo bene, è una forma di tutela piuttosto importante, che fa parte di quella schiera di diritti che un cittadino, sin dalla nascita, dovrebbe godere.
La legge filippina in atto, però, non è sprovvista di reato nel caso si presentassero determinate forme di abuso. Infatti, vi è violazione della legge se il bambino viene trovato “sfruttato nella prostituzione o soggetto ad altri abusi sessuali”.
Dato per assodato questo, ciò che ci chiediamo è: perché dovremmo far riferimento ad un contesto per appurare che un rapporto sessuale tra un dodicenne e una persona adulta sia violenza? O meglio, perché dovremmo rafforzare questa ipotesi con una base giuridica?
Dodici anni è un’età in cui è possibile parlare di consapevolezza e libertà sessuale dell’individuo?
Oppure, semplificando le cose, è una legge che dà adito a giustificazioni a comportamenti deplorevoli.
Il dibattito sul consenso sessuale nelle Filippine
Molti gruppi attivi per la difesa dei diritti dei bambini vorrebbero alzare questo limite, tra cui l’organizzazione UNICEF che sostiene quanto segue:
“La legge attuale rende difficile condannare adulti
per abuso sessuale nei confronti di minori.”
Un altro motivo che fa storcere il naso davanti ad una legge di questo tipo proviene dalla definizione che l’Economist dà dello Stato filippino:
“le Filippine hanno leggi molto più conservatrici rispetto alla loro società.
Esso è uno sfortunato mix tra politica e religione.”
Se la religione preponderante in quest’area del mondo è quella cristiana cattolica, e le Filippine risultano essere l’unica realtà (insieme allo Stato Vaticano) in cui il divorzio è illegale, allora qui le contraddizioni si fanno aspre.
Negli ultimi tempi, si è parlato anche della proposta che l’Onu ha presentato sulla salute riproduttiva, cioè importare delle ore di educazione sessuale nelle scuole.
Vien da pensare che sia una proposta lecita in funzione anche alla legge vigente.
Però (e qui i pensieri vacillano), i vescovi filippini si sono opposti a tale insegnamento, giudicando la sfera sessuale un argomento da discutere all’interno delle famiglie e, se proprio fosse risultato necessario, iniziare dai ragazzi del liceo, non certo nel range dei dodicenni.
Dato che il connubio tra politica e religione in Paesi con storie controverse, la cui sottomissione spagnola e il susseguo di eventi storici hanno comportato un tale mescolarsi, forse è giunta l’ora di rivedere certi parametri di ascolto.
Qualche notizia inizia a trapelare, ma non troppo, in cui si affermerebbe che l’età del consenso si stia spostando verso i sedici anni. Progetti quindi che nel 2021 restano piuttosto incerti, con confini labili.
Ma è nella baraonda di tutte queste inconcludenze, che non dobbiamo dimenticare che a pagare sono i bambini, gli ultimi nel sistema politico-economico dove, per loro, le armi per difendersi sono sempre meno affilate.
Maria Pia Sgariglia