Le conseguenze del Decreto Caivano: la giustizia minorile

decreto caivano e giustizia minorile

Il tessuto intricato della giustizia e detenzione minorile italiana si trova ora ad affrontare una tempesta perfetta, innescata dal cosiddetto Decreto Caivano. Nel settimo Rapporto sulla giustizia minorile, l’associazione Antigone rivela dettagli che gettano luce su un panorama in rapido cambiamento, segnalando non solo un aumento record dei minori detenuti, ma anche un deterioramento della qualità dei percorsi di recupero. Questo decreto, varcato nei meandri della legislazione italiana, ha apportato modifiche che stanno avendo impatti devastanti, ridefinendo le fondamenta su cui poggia il sistema di giustizia minorile e le condizioni della detenzione minorile.

L’analisi di Antigone sulla giustizia minorile come conseguenza del Decreto Caivano

Il cosiddetto Decreto Caivano è sotto i riflettori per le sue conseguenze distruttive sul sistema della giustizia minorile. Il settimo Rapporto di Antigone rivela un aumento record dei minori detenuti, segnando un allarme sulla qualità dei percorsi di recupero. Dall’espansione delle possibilità di detenzione all’impennata degli ingressi negli Istituti penali minorili (Ipm), ogni passo in avanti sembra aver lasciato un solco profondo e preoccupante.

Uno sguardo attento alle cifre mostra una triste realtà: nel gennaio 2024, il numero di minori dietro le sbarre ha toccato quota 500, un record che si riverbera nell’ultimo decennio. I dati di Antigone delineano chiaramente il rapporto tra questa escalation e le disposizioni del Decreto Caivano, che ha permesso un ricorso più frequente alla detenzione come giustizia minorile e ha influenzato la qualità dei percorsi di recupero.

L’analisi critica di Antigone sottolinea come l’approccio del “punire per educare” stia minando i principi chiave che avevano reso la giustizia minorile italiana un esempio europeo. Il decreto Caivano ha introdotto misure che, anziché concentrarsi sui servizi di recupero e sull’educazione, sembrano alimentare un ciclo di detenzione senza fine, soprattutto per reati legati alle sostanze.

La rieducazione secondo il Decreto Caivano

Inoltre, il “percorso di rieducazione del minore” è stato analizzato come una mossa controproducente, eliminando la flessibilità necessaria per valutare individualmente ogni caso. La prospettiva di trasferire giovani detenuti a carceri per adulti solleva ulteriori preoccupazioni, tratteggiando un quadro in cui i ragazzi sono trattati come “pacchi postali”, trasferiti continuamente da un Ipm all’altro, con conseguenze negative sulla loro presa in carico educativa.

Secondo il rapporto Antigone infatti, il percorso di rieducazione è fallimentare perché mira a punire con il lavoro giovani e giovanissimi detenuti negli Ipm. È una politica quindi restrittiva, negativa, che punta a punire per educare e non all’insegnamento attivo. Si tende ad isolare il soggetto e recluderlo ancora di più, e non reintegrarlo nella società attraverso attività sociali e didattiche – come del resto, un adolescente dovrebbe meritare.

Il futuro della giustizia minorile italiana pende su una sottile linea di riflessione e azione. Il rapporto di Antigone è un grido d’allarme, invitando a una revisione critica delle politiche attuali e al ritorno ai principi fondamentali che avevano contribuito a costruire un sistema giudiziario minorile rispettoso e orientato alla rieducazione. La domanda che ora sorge è se le istituzioni saranno disposte a ascoltare questo richiamo e ad adottare misure correttive, aprendo così la strada a un sistema giudiziario minorile più equo e sostenibile.

Rivoluzione normativa: Il decreto Caivano e i rischi per la giustizia minorile

Il 2024 ha visto un’inquietante escalation degli effetti del Decreto Caivano nel sistema di giustizia minorile italiano. Antigone, attraverso il suo settimo Rapporto sulla giustizia minorile, sottolinea “passi indietro” derivanti dalle misure introdotte dal decreto, portando a una netta crescita nel numero di minori detenuti, toccando cifre che non si registravano da oltre dieci anni.

L’Impatto sulle detenzioni

Il cuore delle preoccupazioni di Antigone riguarda l’aumento del ricorso da parte della giustizia minorile alla detenzione e la compromissione dei percorsi di recupero per giovani autori di reato. L’estensione delle possibilità di applicare l’accompagnamento a seguito di flagranza e la custodia cautelare in carcere ha generato un’ondata di ingressi negli Istituti penali minorili (Ipm).



Le preoccupazioni, oltre alla questione del merito della giustizia minorile, ovviamente si rifette anche sui numeri registrati nell’ultimo mese. Nei 17 Ipm italiani, nel gennaio 2024, si è registrato un numero molto alto, il più alto degli ultimi dieci anni. Secondo le statistiche, il 60% dei detenuti è minore.

Il record di detenzioni minorili

I dati allarmanti emergono chiaramente: nel gennaio 2024, ben 500 minori si trovavano dietro le sbarre, segnando un record negli ultimi dieci anni. Un’inversione di tendenza significativa rispetto al 2021, quando gli ingressi erano 835. La stessa Antigone sottolinea che i giovani in Ipm in misura cautelare sono passati da 243 nel 2023 a 340 nel gennaio 2024, evidenziando l’impatto diretto del Decreto Caivano.

La politica del “punire per educare”

Il Rapporto evidenzia una politica miope e dannosa basata sull’approccio del “punire per educare” che viene evidenziata sempre di più dal Decreto Caivano. Gli operatori del settore e il sistema stesso stanno rinunciando a principi chiave che avevano fatto della giustizia minorile italiana un modello europeo. L’aumento delle pene e la facilità di disporre la custodia cautelare per reati di lieve entità legati alle sostanze contribuiranno ulteriormente all’afflusso di giovani nelle carceri.

Rieducazione forzata e trasferimenti

Il “percorso di rieducazione del minore” è visto come un passo indietro, stravolgendo l’idea di valutazione individuale. La sua applicazione obbligatoria e la mancanza di flessibilità impediscono al magistrato di valutare caso per caso, compromettendo il superiore interesse del minore.

L’introduzione della possibilità di trasferimento dei giovani detenuti a un carcere per adulti solleva ulteriori preoccupazioni, con i ragazzi trattati come pacchi da spedire, ignorando i gravi rischi per il loro percorso di recupero.

Per non morire in una società che vive di carcere

Il Settimo Rapporto di Antigone è un grido di allarme sulla direzione attuale della giustizia minorile italiana. La speranza per il futuro è legata a un ripensamento delle politiche e a un ritorno ai principi che avevano fatto della giustizia minorile del paese un esempio positivo. La questione ora è se le istituzioni saranno pronte a riconsiderare il percorso intrapreso con il Decreto Caivano, aprendo la strada a un sistema più rispettoso dei diritti dei minori e più aderente ai principi di giustizia e rieducazione, e non basato sulla discriminazione e l’esclusione.

Lucrezia Agliani

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