Li osserviamo ovunque, li usiamo, li oltrepassiamo, li scartiamo, li malediciamo, li consacriamo: dei tanti brands che hanno invaso il mondo facciamo tutto questo e molto altro ancora, ma cosa sappiamo realmente sulla loro storia e origine?
Cibo, bevande e tecnologia solo pochi dei settori nei quali alcuni tra i brand più famosi al mondo si sono ormai radicati accompagnando quotidianamente la tua vita.
Pensi di basare i tuoi giudizi, sui prodotti che, per svariati motivi, ti capitano ogni giorno tra le mani, su fattori come la qualità o l’offerta commerciale? Niente di più falso. Dello stesso avviso è Gaetano Grizzanti, direttore e fondatore di Brand-Identikit.it, per il quale “è il marchio che fa la differenza, distingue dai concorrenti e aggiunge qualità all’offerta”.
In altre parole, oggi come non mai, ti ritrovi a comprare e consumare ciò che il marchio rappresenta e comunica, questo avviene perché, sbagliando, dai per scontato che l’aspetto più importante rappresentato dalla qualità, sia facilmente clonabile.
Conoscere bene un brand significa possedere delle conoscenze sull’evoluzione dei costumi, il mutare delle mode e dei gusti, oltre che avere una chiara idea sulla graduale trasformazione dell’identità visiva.
Entriamo in argomentazioni un po’ più concrete: per sviluppare con successo un brand è necessario basarsi su alcuni punti cardine:
- Bisogna sapere con precisone cosa sia un brand
- Bisogna stabilire dettagliatamente la “personalità della marca”
- Occorre attribuire al marchio una vita propria (qualcosa di diverso dal mandarlo in giro a fare la spesa, pagare le bollette e preparare il pranzo domenicale)
- Il brand deve avere la capacità di emozionare i suoi fruitori
Ovviamente un marchio di successo richiede la considerazione di molti altri fattori ma, se partiamo da questi, qual è la tua conoscenza sui punti appena elencati? E’ una domanda fondamentale, perché la risposta ti permetterà di capire quanto realmente conosci i prodotti e i servizi che usi.
Cerchiamo di non essere saccenti, questa cosa vale per te esattamente quanto per me, guardiamo questi marchi e li riconosciamo immediatamente in mezzo ad altri mille, usiamo i loro nomi decine di volte al giorno e leggiamo i loro acronimi senza conoscerne minimamente il significato. Pensa a marchi come IKEA, H&M p M&M’s, cosa mai potranno significare?
Adesso lo scoprirai:
Partiamo da un’azienda di casa nostra, per questo magari lo saprai già, ma ti assicuro che non è così per tutti. La celebre azienda produttrice di automobili nasce dall’acronimo Fabrica Italiana Automobili Torino. Ma siamo italiani, quindi, secondo i più eccentrici l’azienda torinese prende il nome da fīat lūx (sia fatta luce) frase biblica pronunciata da Dio nell’atto di creare il mondo.
Restiamo sul semplice e facilmente intuibile. Che la NASA rappresenti l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale degli Stati Uniti lo sappiamo un po’ tutti, ma l’allora Presidente Eisenhower da cosa ha tirato fuori l’acronimo NASA? Niente di così fantasioso, NASA deriva da National Aeronautics and Space Admnistration.
L’incubo di molti, giornate intere passate al suo interno, frustrazioni derivanti da viti e bulloni finiti nella pattumiera e mobili che da anni aspettano da essere assemblati. Stando a questo, potrebbe essere così intuitivo arrivare a conoscere il suo acronimo? Ovviamente no, da solo non riusciresti mai a fare chiarezza, per questo motivo ti darò una mano. “I” e “K” sono le inziali del fondatore Ingvar Kamprad, mentre la “E” e la “A” corrispondono alla fattoria e al villaggio in cui il piccolo Ingvar è cresciuto.
Sempre Svezia, sempre incubi, perché entrarci con la propria compagna non è altro che un vero e proprio tormento. Nasce dall’acronimo Hennes & Mauritz, la prima parola è svedese e significa “lei”, mentre la seconda è il nome del primo negozio acquisto dal fondatore.
E’ l’azienda che ha fatto sentire tutti dei piccoli e capaci ingegneri. L’acronimo nasce nel 1934, quando il fondatore Ole Kirk Christiansen organizzò un concorso tra i suoi dipendenti al fine di trovare un nome per la compagnia. Chi vinse? Lui stesso, proponendo il nome LEGO, formato dall’unione delle parole danesi “LEg GOdt”, che significano gioca bene.
Diventiamo dolci e colorati inserendo nell’elenco i famosi confetti croccanti che tutti adoriamo. Il nome deriva dalle iniziali dei cognomi del signor Forrest Mars e del signor Bruce Murrie, i quali, nel 1940, crearono l’azienda chiamata M&M’S CHOCOLATE CANDIES.
Facile intuire da cosa possa derivare il suo nome, non è così? E invece no sapientone, il nome Schweppes non ha nulla di onomatopeico, mettiamola così: si scrive e si “apre” Schweppes, ma il nome deriva dal suo primo produttore Jacob Schweppe.
Sì, l’importante è partecipare, ma ammettiamolo, chi pratica sport non può non puntare alla vittoria o non desiderarla, e allora ecco che Nike nasce proprio dal nome della dea greca della vittoria. Altra chicca, lo stesso baffo rappresenta una delle ali della famosa dea.
Fondata da Adolf Dassler che era soprannominato Adi, bastò fare 2+2 e da Adi e Dassler nacque Adidas. Domanda: lo sapevi che Rudolf, il fratello, fondo invece la Puma?
Rappresenta uno dei marchi più solidi e conosciuti al mondo, il suo valore si aggira sui 78 miliardi di dollari, potremmo mai non chiudere con la Coca-Cola? Il suo nome deriva da un binomio molto semplice, ovvero da un arbusto sudamericano chiamato coca e dalla cola, un estratto della noce di Kola.
Ecco, da questo preciso momento, la prossima volta che ti specchierai sul finestrino della tua auto, guarderai speranzoso il cielo dopo aver riposto nel portabagagli l’ennesimo comodino da montare a casa e rimprovererai tuo figlio, mentre gioca indisturbato sul sedile posteriore, per le troppe schifezze che ingurgita. Sarai comunque sconfortato, ma avrai un’idea più chiara su tutto ciò che ti circonda.
Buongiorno Thomas, e grazie per la segnalazione. Non è stato il team di Ultima Voce ad aver impostato l’immagine come dotata di diritti di riutilizzo. (https://www.google.co.uk/search?q=fiat+logo&safe=active&hl=it&biw=1440&bih=691&site=imghp&tbm=isch&source=lnt&tbs=sur:fc&sa=X&ved=0ahUKEwjVxcropPHRAhUBCsAKHQXWBzsQpwUIFA&dpr=1#imgrc=oKpy92tCoI8YkM🙂
Caro Andrea Umbrello,
valorizzare “le cose” è anche dare il giusto peso a quanto fanno gli altri. La foto del marchio Fiat è mia, da condividere riportando l’autore. Che ne dici? Fai le cose giuste o “all’italiana”?
Ciao, buon lavoro.