Coniugi Arnolfini: in periodo di lockdown è inaspettatamente un’immagine di intimità domestica la più ricercata dai visitatori virtuali del celebre museo londinese.
Il periodo storico che stiamo vivendo ha certamente alterato gli equilibri su cui si basano le tradizionali geometrie domestiche. La gestione del tempo, la possibilità di vivere in maniera elastica il proprio spazio personale all’interno di tracciati relazionali sempre più fluidi, sono stati improvvisamente stravolti a causa di un confinamento che mette di fronte alle paure ed esigenze più profonde.
Cosa desideriamo davvero? Parlano le immagini
Da una parte siamo attratti dal piacere del rifugio nell’intimità domestica, dall’altra – stretti dai vincoli restrittivi delle chiusure forzate- aspiriamo alla fuga verso orizzonti lontani. Cosa desideriamo davvero? Questa volta a rispondere sono le selezioni artistiche compiute dai visitatori virtuali che hanno “frequentato” le sale o meglio dire le pagine della National Gallery di Londra.
Il museo londinese, come molti altri in tutto il mondo, negli ultimi mesi ha incrementato le sue attività virtuali grazie alla creazione di nuovi contenuti online e al sapiente uso dei social media. Di recente il museo ha stilato la sua personale top 20, la lista delle opere più cliccate tra quelle della sua collezione e il risultato ha suscitato non poca sorpresa.
L’opera più cliccata
A seguito delle polemiche e recriminazioni verso le “gabbie” domestiche in cui il lockdown pare averci rinchiuso, ci si sarebbe aspettati che le ricerche fossero orientate verso dipinti raffiguranti scenari esotici o paesaggi lontani e inesplorati. E invece niente di tutto questo. Al contrario: la casa. Strano a dirsi, ma le statistiche parlano chiaro. La stragrande maggioranza dei visitatori virtuali della National Gallery ha scelto opere che ritraggono scene di vita quotidiana.
L’opera più cliccata è infatti “Il ritratto dei coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck. La scelta dell’opera di Van Eyck rivela che le persone a discapito del rigetto espresso nei confronti di una “reclusione domiciliare forzata” potrebbero aver riscoperto un desiderio di focolare domestico e intimità familiare. Non si spiegherebbe altrimenti il desiderio di ricercare attraverso le opere d’arte proprio scenari di benessere e tepore domestico. Spaccati di quotidianità lussuosa, arredi preziosi e abbigliamento elegante, non certamente immagini di prigionia o gattabuie, ma comunque ambienti casalinghi.
Direttamente dentro la casa dei coniugi Arnolfini
Il ritratto è probabilmente l’opera più famosa del pittore fiammingo Jan Van Eyck, realizzato nel 1434 e ospitato nelle sale della National Gallery da oltre un secolo. Inizialmente di proprietà della famiglia Arnolfini, divenne poi parte della collezione reale spagnola fino ad essere acquistato dal museo londinese nella metà del XIX secolo. L’opera ci accompagna direttamente negli interni domestici dei coniugi Arnolfini, una ricca famiglia di mercanti lucchesi residenti a Bruges e specializzati nel commercio di beni di lusso e tessuti preziosi. Il dipinto ci mostra Giovanni Arnolfini insieme alla moglie Costanza, prematuramente scomparsa, nella loro stanza da letto.
Un piccolo quadro, infinite letture
Come ogni opera d’arte fiamminga, la scena è fittamente intrisa di dettagli e simbologia. In molti si sono interrogati sulla natura dell’episodio descritto. La prima interpretazione è la descrizione allegorica del matrimonio visti i numerosi simboli di prosperità mostrati nel dipinto e connessi al legame coniugale. Un’altra curiosa lettura dell’opera vi vede descritta l’attività di un chiromante che scruta il destino della donna leggendole le linee della mano, o l’apparizione di un fantasma riapparso per maledire il marito. Interpretazione condivisa è quella del matrimonio dei coniugi Arnolfini, sia in relazione al congiungimento delle mani sia per la presenza di testimoni nella stanza.
Ma esiste una lettura che indaga in maniera più approfondita sui dettagli nascosti. Con più attenzione si può notare lo sguardo assente di Costanza e la presenza di alcuni piccoli demoni e di Santa Margherita – protettrice delle partorienti – in posizione di preghiera scolpiti alle spalle della donna. Questi dettagli insieme alla candela spenta dal lato del lampadario pendente sopra la testa della donna e al tendaggio del baldacchino racchiuso in una forma che ricorda in modo curioso quella di un utero, ci fanno pensare che il quadro voglia riproporci il ricordo di Costanza morta prematuramente a causa di parto.
Il ritratto dei coniugi Arnolfini: illusioni e curiosità
I due sposi sembrano attendere lo spettatore come per accompagnarlo all’interno della loro dimora. Si tengono per mano, a rimarcare un’atmosfera di accoglienza e tepore che avvolge chi decida di avventurarsi nel loro mondo privato. Coloro che varcano la cornice del quadro sono immersi in un’istantanea quattrocentesca di un momento intimo che ci parla delle vite dei due protagonisti. L’opera, straordinaria per eleganza e cura dei dettagli, inserisce una serie di escamotage stilistici per coinvolgere lo spettatore e immergerlo nella scena. La composizione geometrica delle travi in legno del pavimento ha lo scopo di proiettarci in una visione prospettica centrale. Diversamente alcuni espedienti come il muro leggermente rovinato, le finestre munite di vetri solo per metà e gli zoccoli di legno consunti dal tempo, sono immagini di vivido realismo.
Tocco di classe finale è certamente la presenza di uno specchio convesso alle spalle dei due sposi. Lo specchio riflette l’intero ambiente della camera ed è stato collocato appositamente per mostrarci le altre due figure presenti ma invisibili a primo impatto. Tramite il rimando di immagini specchiate si crea un palleggio di prospettive illusorie, che catapulta lo spettatore direttamente all’interno della scena.
Stufi di stare in casa… specialmente la propria!
I click dei visitatori potrebbero rivelare il desiderio dell’osservatore di curiosare nelle case degli altri. Questa tendenza ricorderebbe una mai sopita inclinazione voyeuristica dell’essere umano. La curiosità che porta al morboso piacere di spiare, non senza malizia, i particolari segreti, patinati o scabrosi che siano, delle vite altrui. È lo stesso impulso che porta da anni gli esseri umani a sfogliare le riviste di gossip, a interessarsi di vite, amori e passioni dei personaggi celebri. Farà storcere il naso a non pochi, ma lo stimolo che induce i più a seguire appassionatamente reality televisivi d’ogni sorta è lo stesso che da millenni spinge a origliare le scappatelle e amorazzi di Zeus narrate dalle fonti mitologiche più antiche e riproposte in varie forme dalla storia dell’arte.
I visitatori della National Gallery si sono scoperti dunque a origliare dal buco della serratura la vita privata dei coniugi Arnolfini. Forse indotti dal voyeurismo o forse dal risveglio di qualcosa di più profondo, come la riscoperta dell’intimità familiare. Quel che è vero è che:
“Siamo una bella razza di guardoni!”
(La finestra sul cortile – Alfred Hitchcock)
Serena Oliveri