Congedo di paternità: un diritto sottovalutato

Quando la mascolinità tossica diventa un ostacolo per entrambi i generi

congedo di paternità

Nella società odierna vige tuttora la visione della donna come unica figura responsabile della crescita dei propri figli. Eppure, non tutti gli uomini sono d’accordo e si battono per l’ottenimento di un congedo di paternità sempre più equo.

Ma di cosa si parla realmente quando si tratta di congedo di paternità?

La normativa in questione prevede un lasso di tempo di dieci giorni, in cui il neo padre ha la possibilità di prendersi cura del nascituro ed aiutare la madre nella fase post-partum. Il nuovo decreto è rivolto ai lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, e include i casi di adozione e affidamento. È inoltre necessario avvisare il datore di lavoro con un preavviso minimo di quindici giorni.

Negli ultimi tempi si sono fatti numerosi passi avanti in ambito di parità, eppure il tema della genitorialità resta un grande taboo all’interno delle case di molti italiani. Nell’immaginario collettivo infatti, sin dalla preistoria, all’uomo era affidato il compito di cacciare e portare a casa il sostentamento necessario per la famiglia, mentre la donna si doveva occupare della prole e del raccolto.

Ma era davvero così?

In base a recenti studi della Seattle Pacific University, le credenze popolari sono falsePoichè non solo le donne riuscivano a destreggiarsi tra caccia e pesca, ma avevano anche sulle spalle il peso incombente della famiglia. Le ricerche infatti mostrano che:

I risultati della ricerca fatta su 63 comunità preistoriche dell’ultimo secolo vissuti in Nord e Sud America, Africa, Australia, Asia e Oceania, dimostrano infatti che anche le donne cacciavano pur essendo madri e lo facevano oltretutto con strumenti e strategie più variegate, riuscendo spesso a catturare prede di grandi dimensioni.

La situazione al giorno d’oggi non è cambiata di molto, poiché l’unica concessione che viene fatta agli uomini della società moderna sono solamente dieci giorni di congedo di paternità obbligatorio, che non riesce assolutamente a reggere il confronto con i cinque mesi minimi di congedo di maternità vigente in Italia.

Come si può pretendere quindi, che si arrivi ad affidare obblighi e doveri più equilibrati tra i genitori, quando è proprio lo Stato stesso che non riesce a tutelare i propri lavoratori?

Al contrario del nostro Paese infatti, la Spagna porta avanti da alcuni anni un esempio di parità ed equilibrio che fa impallidire tutti gli altri membri dell’Unione Europea. Dal 1 gennaio 2021 entrambi i genitori hanno diritto ad un congedo parentale obbligatorio per le prime sei settimane dopo il parto, per poter scegliere successivamente le proseguire con le altre dieci facoltative. Si tratta di una scelta rivoluzionaria che mira ad incoraggiare i progressi fatti negli ultimi anni in termini di diritti umani e civili. Gli uomini quindi, hanno la possibilità di vivere a pieno la loro paternità, staccandosi dalla figura retrograda e limitante che li intrappola all’interno della loro stessa mascolinità tossica.

Dopo una visione così progressista è alquanto imbarazzante quindi pensare alla situazione italiana in merito.
Nonostante sia spesso vista come una questione di poca rilevanza, è importante capire la gravità della situazione per cercare di fare qualcosa in merito. Poiché la visione della donna-madre e del padre-cacciatore non sparirà mai se le cose non cambieranno, e questa dicotomia è tanto pericolosa quanto deleteria per entrambi i genitori.

Un cambiamento concreto riuscirebbe quindi a donare maggiore indipendenza alle donne e dall’altra parte, a far connettere gli uomini con il loro lato più emotivo. Si eliminerebbe così la mascolinità tossica, che giorno dopo giorno sta avvelenando la nostra società.

Sofia Raineri

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