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Conforme alla gloria: l’atto di dolore di Demetrio Paolin
Finalista al Premio Strega, il libro di Demetrio Paolin al suo giro nelle Calabrie. 26, 27, 28 aprile a Lamezia Terme, Cosenza, Chiaravalle.
Nelle librerie Sagio Libri di Savina Ruberto, nella libreria Feltrinelli, nella libreria Parole di Carta di MariaParafati
Nella scuola I.T.E. Valentino DE Fazio di Lamezia Terme presentato a da Ippolita Luzzo, con la preparazione teatrale di Daniela Grandinetti e la coordinazione della docente Concetta Roberto, a Cosenza da Vito Teti, ed a Chiaravalle da Maria Parafati
Il fuoco della copertina: gli incendi della Thyssen, l’incendio nella Cappella barocca dove stava la Sindone a Torino, l’incendio nei campi di concentramento. Un titolo conforme. Conforme, simile, alla gloria.
Il male come infezione. La propagazione, come una piaga purulenta, negli individui e nell’organizzazione statale.La storia come summa di malvagità. Il peccato storico in questa valle di lacrime. Dalla Bibbia ai nostri giorni: Umiliati e offesi. E dalle offese e dalle umiliazioni il risentimento ed il rancore da sfogare, non potendo verso chi lo infligge, verso un altro ancora, in una concatenazione di avvenimenti che non finisce mai. Dal tempo dei tempi.
Conforme alla gloria, la pelle tatuata del nostro male, nasce in un campo di concentramento, si diffonde poi per le strade dei nostri anni, generando altro male, disfacendo la famiglia del protagonista, Rudolf, che, nell’ossessione di liberarsi dell’eredità paterna, il padre un ufficiale nazista, responsabile dei campi, vede dissolvere il suo mondo di affetti.
Conforme alla gloria senza redenzione, se non la scrittura che sia una testimonianza, una cura da bere e sentirne l’amaro,oppureuna lettura che brucia come bruciano i farmaci che cercano di disinfettare
Una storia che non è mai finita, ieri corpi su corpi, ammassati nella Germania nazista, ed oggi corpi su corpi, annegati nel mare Mediterraneo. In una incoerenza che genera sofferenza.
Conforme alla gloria: dopo settanta anni stiamo ancora lì a contare i morti. Sul corpo tatuato di Ana, su “Salvati e sommersi” di Primo Levi, e nelLa Tregua, nell’offesa che diventa a sua volta male.
Dalla Tregua di Primo Levi, scrittore presente nel libro, già oggetto di studio di Paolin, sua tesi di laurea, ad altro interessante libro in cui è sempre presente Primo Levi, ” Non Fate Troppi Pettegolezzi”
dove Demetrio ripercorre le strade di Levi fino al suicidio, Levi è più vivo che mai:” l’offesa ricevuta – in questo caso, ma ciò vale anche per l’offesa immaginata o ritenuta tale – diventi una fonte inesauribile di male. Spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia”. Come non leggere in questa descrizione quello che è accaduto e accade anche in tanti conflitti in giro per il mondo, tra popoli e religioni diverse? Nessuno ne è esente. Il risentimento e il rancore non necessariamente, ci avverte Levi, hanno un’origine non motivata. Ma quando ce l’hanno, l’effetto è il medesimo: cedimento morale, vendetta, stanchezza, rinuncia. Non esiste una giustizia umana che estingua l’offesa. “
Fra offesa e rancore
“zona grigia” come la chiama Levi: il male non ha intrinseca grandezza, può scaturire da piccoli gesti e piccoli atti e avere conseguenze catastrofiche. “Il rancore “un demone prigioniero”, imprigionato dentro di noi, tenuto in vita dal nostro desiderio. Il demone rumina, rimastica sempre il bolo, come se il tempo della digestione non dovesse mai giungere. “Kancyper sostiene che questa emozione è legata alla dimensione temporale, differenziando tra due tipi di memorie: la memoria del dolore, che continua nel tempo della rassegnazione, e la memoria del risentimento e del rancore, che “si trincera e si nutre dell’aspettativa della vendetta in un tempo futuro”.
Con Primo Levi e con Demetrio Paolin ripercorriamo i sentieri della memoria, ben sapendo che, come scrive Levi ne I sommersi e i salvati
“La memoria è uno strumento meraviglioso ma fallace. E questa una verità logora, nota non solo agli psicologi, ma anche a chiunque abbia posto attenzione al comportamento di chi lo circonda, o al suo stesso comportamento. I ricordi che giacciono in noi non sono incisi sulla pietra; non solo tendono a cancellarsi con gli anni, ma spesso si modificano, o addirittura si accrescono, incorporando lineamenti estranei. Lo sanno bene i magistrati: non avviene quasi mai che due testimoni oculari dello stesso fatto lo descrivano allo stesso modo e con le stesse parole, anche se il fatto è recente, e se nessuno dei due ha un interesse personale a deformarlo. Questa scarsa affidabilità dei nostri ricordi sarà spiegata in modo soddisfacente solo quando sapremo in quale linguaggio, in quale alfabeto essi sono scritti, su quale materiale, con quale penna: a tutt’oggi, è questa una meta da cui siamo lontani. Si conoscono alcuni meccanismi che falsificano la memoria in condizioni particolari: i traumi, non solo quelli cerebrali; l’interferenza da parte di altri ricordi «concorrenziali»; stati abnormi della coscienza; repressioni; rimozioni. Tuttavia, anche in condizioni normali è all’opera una lenta degradazione, un offuscamento dei contorni, un oblio per così dire fisiologico, a cui pochi ricordi resistono. É probabile che si possa riconoscere qui una delle grandi forze della natura, quella stessa che degrada l’ordine in disordine, la giovinezza in vecchiaia, e spegne la vita nella morte. É certo che l’esercizio (in questo caso, la frequente rievocazione) mantiene il ricordo fresco e vivo, allo stesso modo come si mantiene efficiente un muscolo che viene spesso esercitato; ma è anche vero che un ricordo troppo spesso evocato, ed espresso in forma di racconto, tende a fissarsi in uno stereotipo, in una forma collaudata dall’esperienza, cristallizzata, perfezionata, adorna, che si installa al posto del ricordo greggio e cresce a sue spese.” da Primo Levi I sommersi e i salvati fino a Conforme alla gloria di Demetrio Paolin