Conflitto curdo-turco nello sport: violenze razziste contro calciatori curdi

Conflitto curdo-turco nella partita Bursaspor-Amedspor

Il conflitto curdo-turco non si ferma neanche nello sport. Scene di violenza per motivazioni politiche e ultra-nazionaliste di matrice razzista nella partita tra Bursaspor e Amedspor in Turchia.

Non solo i tifosi, ma anche i calciatori e il personale del Bursaspor, il club di casa, si sono resi protagonisti degli atti di violenza accaduti a Bursa, in Turchia, nel match contro l’Amedspor, squadra della città definita capitale del Kurdistan turco, Diyarbakir. L’ennesimo caso di discriminazione e violenza che ha come sfondo il conflitto curdo-turco.

Gli atti sono cominciati la sera prima della partita presso l’hotel che ospitava i calciatori e lo staff della squadra ospite, dove alcuni tifosi del Bursaspor hanno scagliato diversi fuochi d’artificio contro l’edificio. Un anticipo di quanto sarebbe accaduto l’indomani.

Cori e striscioni razzisti rivolti contro l’etnia curda, lancio di oggetti di ogni tipo sul campo da gioco, tra cui fumogeni, petardi e addirittura un coltello.

Ogniqualvolta i giocatori della squadra in trasferta si avvicinavano a bordo campo piovevano una moltitudine di oggetti, per fortuna senza conseguenze gravi per alcuno. Proprio i membri della squadra di casa aizzavano i propri tifosi a compiere queste scelleratezze. Nella totale indifferenza dell’arbitro, la partita si è conclusa nei tempi regolari con la vittoria del Bursaspor. A fine partita, i poliziotti in tenuta antisommossa hanno scortato fuori dal campo i giocatori dell’Amedspor. Ma non è finita qui: il club di Diyarbakir ha denunciato sui social che, dopo il rientro negli spogliatoi, i propri calciatori sono stati minacciati e successivamente aggrediti fisicamente. I colpevoli di questo ultimo atto sarebbero i componenti dello staff della squadra avversaria, compresi alcuni addetti alla sicurezza e persino poliziotti.

Il conflitto curdo-turco è la motivazione

La parte più nazionalista della popolazione turca, insieme al regime del dittatore (così definito dall’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi) Recep Tayyip Erdogan, è quella che si scaglia costantemente contro il popolo curdo.

Nel passato recente, l’Amedspor è stato oggetto di numerose polemiche in Turchia dopo aver cambiato il proprio nome in Amed, nome curdo della città di Diyarbakir. Questa città, situata nel sud-est del Paese, infatti, è una delle città turche con la maggior presenza di curdi. Durante le partite in trasferta, l’Amedspor è regolarmente soggetta a cori razzisti anti-curdi e non è la prima volta che si sfocia nella violenza.

Il conflitto curdo-turco vede due fazioni: gli insorti curdi e il governo centrale turco. La prima chiede l’indipendenza del Kurdistan, o almeno un’autonomia regionale e il riconoscimento di una svariata serie di diritti per i curdi che risiedono in Turchia. La seconda, invece, reprime tutto con la violenza come spesso accade. Il calcio e tutti gli eventi ad esso collegati si fondono tristemente spesso con la condizione socio-politica che caratterizza la Turchia.

Cos’è successo dopo

Sono soltanto nove gli arresti che hanno seguito gli eventi. Il fatto che fa maggiormente riflettere è che tra i detenuti ci sono responsabili e addetti alla sicurezza, facenti parte dello staff del Bursaspor. Inoltre, sono state comminate sospensioni dal servizio a tre dirigenti della pubblica sicurezza, per non aver adempiuto alle proprie funzioni: anche la polizia è colpevole.

Il ministro degli Interni turco, Suleyman Soylu, ha dichiarato di aver avviato un’indagine. Le persone oggetto di questa indagine sono quelle che avrebbero portato gli striscioni razzisti all’interno dello stadio.

Ci chiediamo quali possono essere i possibili sviluppi e se ci dovrebbero essere state maggiori e più dure conseguenze per i colpevoli. Sarà un evento che verrà preso come esempio affinché non se ne ripetano altri uguali o sarà uno dei tanti?

Alessandro Rossi

 

Exit mobile version