Ricordate le rappresentazioni semplificate del Sistema Solare sui libri di scuola? Lasciando da parte cose incomprensibili come dipingere erroneamente orbite quasi perfettamente circolari come ellissi molto allungate, c’è un’idea che poteva formarsi a causa dell’eccessiva semplificazione (e di quanto poco sapevamo delle regioni esterne) che i confini del Sistema Solare coincidessero all’incirca con l’orbita di Plutone.
Poi abbiamo imparato, man mano che i telescopi diventavano più potenti, che nelle regioni estreme del Sistema Solare, insieme a Plutone ed oltre, esiste una fascia di corpi rocciosi anche di dimensioni ragguardevoli, alcuni abbastanza grandi da essere classificati come pianeti nani. Fu denominata fascia di Kuiper (o anche fascia di Edgeworth-Kuiper) se si vuole dare riconoscimento anche all’altro astronomo che ha contribuito alla scoperta. I confini del Sistema Solare sono diventati quindi più affollati, si fa per dire visto che a questa distanza dal Sole le distanze tra i corpi sono tali (visto che la fascia di spazio è molto più estesa) che l’esistenza venne teorizzata per la prima volta perché si ipotizzò che questa zona dovesse essere piena di rimanenze della formazione del Sistema Solare che non si erano aggregate a formare pianeti più grandi per via della distanza tra loro.
Ora è arrivata notizia dal NOIRLab (National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory) della conferma di un oggetto, osservato per la prima volta da un telescopio hawaiano nel 2018, che conquista la palma di più distante del Sistema Solare.
L’oggetto ha ricevuto designazione 2018 AG37, ma gli scopritori l’avevano già soprannominato Farfarout cioè molto molto lontano.
Grandi astronomi certamente, pieni di fantasia non tanto se pensiamo che il record precedente era detenuto dall’oggetto 2018 VG18 sempre da loro scoperto, che avevano soprannominato Farout cioè molto lontano.
Ma vediamolo più da vicino questo Molto molto lontano, attualmente Farfarout si trova a 132 Unità Astronomiche, il che significa che la sua distanza dal Sole è 132 volte quella della Terra, per un confronto la distanza media di Plutone è 39 UA.
Attualmente è la parola chiave, visto che ha un’orbita molto allungata che dovrebbe variare da 27 UA ad addirittura 175 UA.
C’è voluto tempo per la conferma (e bisognerà raffinare ancora i calcoli per determinarla più precisamente) perché più un oggetto è lontano più orbita lentamente attorno al Sole, dunque servono anni di osservazioni per determinarne l’orbita con precisione e stabilire che si tratta di un oggetto in orbita stabile attorno al Sole.
Un anno di questi oggetti ai confini del Sistema Solare dura secoli se non millenni, Farfarout impiega circa 1000 anni terrestri per un giro attorno al Sole.
L’orbita allungata di Farfarout, che lo porta ad intersecare quella di Nettuno, ha fatto ipotizzare che probabilmente l’orbita così allungata che lo spara così lontano dal Sole sia dovuta ad una precedente interazione col gigante gassoso e che probabilmente in futuro i due corpi torneranno ad interagire.
Parlando di dimensioni Farfarout dovrebbe avere un diametro di circa 400 km il che lo porrebbe ai termini minimi per essere classificato come pianeta nano e non un semplice grosso asteroide.
Scoprire questi corpi è difficilissimo non tanto per le dimensioni, che per gli strumenti attuali sono ragguardevoli, nelle aree interne del Sistema Solare abbiamo scoperto corpi molto più piccoli, ma per la loro distanza dal Sole che li rende molto poco luminosi. Gli scienziati sono convinti che il record verrà battuto presto e che le regioni ai confini del Sistema Solare celano altri corpi di ragguardevoli dimensioni ancora più distanti.
Roberto Todini