Conferenza sulla Libia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte invita a Roma il presidente libico Fajez Sarraj e l’inviato Onu Ghassam Salamé per accelerarne la preparazione.
Gli inviti
Il premier Conte riceverà alle 12 il suo omologo e nel pomeriggio il mediatore Onu in vista della Conferenza sulla Libia che dovrebbe svolgersi a Palermo il 12 e il 13 novembre.
Nei giorni scorsi Conte aveva già incontrato i rappresentanti degli altri leader libici: il presidente del parlamento di Tobruk Agila Saleh e il presidente del Council di Tripoli (“senato”) Khaled al Mishri. Per quanto riguarda il generale Haftar, il militare che controlla tutta la Cirenaica, ha ricevuto l’invito di persona dalla vice-ministra degli Esteri Emanuela Del Re. Infine, Conte non poteva non approfittare del suo incontro con Putin ieri per invitare anche i dirigenti russi.
Problematiche aperte
Quella che sembra più una festa che una conferenza sulla Libia presenta, nonostante gli inviti, alcuni problemi.
Innanzitutto, non è ben chiaro il formato ma, soprattutto, l’obiettivo di questa riunione che lo stesso premier Conte ha voluto organizzare dopo il vertice organizzato il 26 maggio scorso da Macron a Parigi.
Si tenterà un’ennesima riconciliazione tra i vari esponenti libici? E perché stavolta dovrebbe essere diverso?
Tra l’altro, non è stata ancora risolta il “caso Perrone“, l’ambasciatore italiano in Libia che, ad agosto, è dovuto rientrare in Italia per presunte “minacce” alla sua persona, ed è rimasto bloccato a Roma da allora.
Ricordiamo brevemente che Giuseppe Perrone, oltre ad aver incontrato ostilità da parte del generale Haftar, aveva ricevuto critiche a causa di un’intervista dove sottolineava quella che era semplicemente la posizione italiana a proposito della Libia (“elezioni a dicembre sono difficili”). Eppure, nonostante avesse ripetuto la tesi del governo italiano, sembra che proprio quelle dichiarazioni siano i motivi per i quali l’ambasciatore sia rientrato in Italia.
È probabile che Perrone sia finito in mezzo ad uno scontro tra il ministro degli Esteri e Aise (L’Agenzia informazioni e sicurezza esterna) poiché i servizi di sicurezza – dal generale Alberto Manenti – rivendicano una supremazia sulla gestione del dossier Libia.
Insomma, con le tante voci in campo (già la sola Libia si presenta spezzettata visto i diversi rappresentanti invitati) e i problemi interni italiani, la Conferenza sulla Libia sembra prefigurarsi come un ennesimo fallimento.
Domenico Di Maura