La Corte Suprema ha condannato l’ex presidente del Brasile Fernando Collor de Mello, in carica dal 1990 al 1992. Collor è stato dichiarato colpevole di corruzione passiva e riciclaggio di denaro che verranno puniti con quasi nove anni di carcere. Una sentenza che arriva trent’anni dopo il processo di impeachment che nel 1992 ha bruscamente interrotto il suo mandato presidenziale. L’indagine contro Collor deriva dall’operazione “Lava Jato”, la “Mani Pulite” verdeoro che tra il 2014 e il 2021 ha raso al suolo la classe politica dirigente brasiliana.
Condannato l’ex presidente del Brasile: l’ultimo episodio della Tangentopoli brasiliana
Mercoledì 31 maggio, otto giudici su dieci della Corte Suprema brasiliana si sono dichiarati a favore della sentenza che condanna Fernando Collor de Mello a otto anni e dieci mesi di carcere. L’ex presidente del Brasile era infatti stato accusato dall’ufficio del procuratore generale di essere coinvolto nel sistema di tangenti all’interno di Petrobas. Si tratta della principale società petrolifera del paese, controllata dal governo stesso.
Secondo le indagini, tra il 2010 e il 2014 Collor, allora senatore, avrebbe ricevuto 20 milioni di reais (equivalenti a 3,7 milioni di euro) al fine di facilitare i contratti tra l’azienda di costruzioni UTC Engenharia e Petrobas. Parte del denaro previsto dal contratto sarebbe successivamente stato trasmesso all’ex presidente come ricompensa. Le tangenti che legano Collor a Petrobas non si fermano tuttavia qui. Egli ha utilizzato la sua influenza politica per favorire delle nomine al Consiglio di Amministrazione all’interno dell’azienda energetica. Infine, ha garantito vantaggiosi appalti alla BR Distributor, compagnia di distribuzione di carburante, allora sussidiaria di Petrobas.
Edson Fachin, relatore del caso, ha definito i fatti del processo “estremamente gravi”. Il giudice ritiene infatti che la trasgressione della legge da parte di un politico, titolare della fiducia popolare, sia ben più deplorevole che da parte di un “cittadino comune”. Non a caso, aveva chiesto trentatré anni di reclusione per Fernando Collor de Mello. Questi non verrà arrestato immediatamente in quanto può ancor fare ricorso in appello. Uno scenario non improbabile dato che, al momento dell’accusa, i suoi avvocati difensori hanno affermato non avesse commesso alcun crimine. Se l’appello dovesse venire negato, il primo presidente brasiliano eletto democraticamente si ritroverà dietro le sbarre.
Trent’anni di carriera politica, trent’anni di corruzione
Il populista di destra Collor de Mello ha oggi settantatré anni e nel corso della sua carriera politica ha ricoperto diverse posizioni elettive. Negli anni Ottanta era stato infatti sindaco di Maceió, capitale dello stato nord-orientale di Alagoas di cui successivamente divenne governatore. Il suo trionfo alle elezioni del 1990 contro l’attuale presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha poi segnato un momento storico per il Brasile. Non solo, infatti, è stato il primo presidente democraticamente eletto in seguito ad una dittatura militare durata venti lunghi anni, ma a soli quarant’anni è passato alla storia come il più giovane presidente brasiliano.
L’entusiasmo con cui 35 milioni di elettori avevano riposto fiducia nelle mani di Collor si spense tuttavia velocemente in seguito ad una serie di provvedimenti economici controversi. Se da un lato Collor fu uno dei primi sostenitori del libero mercato in Brasile, dall’altro fece sprofondare il paese in una profonda recessione. L’apice del malcontento venne raggiunto nel 1992 quando una serie di accuse di corruzione avviarono un procedimento di impeachment contro di lui. Le indagini dimostrarono che Collor si trovava al centro di una rete di tangenti e spese effettuate attraverso i soldi pubblici.
Venne dunque rimosso dalla carica: era la prima volta che accadeva in centotre anni di storia repubblicana del Brasile. Nuovamente un momento storico per il paese che, inoltre, considerò una grande vittoria il fatto che una tale crisi politica venisse risolta con mezzi costituzionali e non con un colpo di stato militare. Collor andò in letargo per una decina di anni per poi essere eletto come senatore conservatore nello stato di Alagoas nel 2006. Mantenne questa carica fino all’anno scorso, quando perse il suo seggio durante le ultime elezioni.
Continua “Lava Jato”: l’operazione contro la corruzione che ha sconvolto la politica brasiliana
Poco dopo che emersero le nuove accuse di corruzione contro Collor de Mello iniziò l’inchiesta “Lava Jato” (“autolavaggio” in portoghese brasiliano), così chiamata per il leggendario episodio che nel marzo del 2014 diede il via alla più grande indagine contro la corruzione nella storia del paese. Nel corso di sette anni, arresto dopo arresto, i magistrati risalirono ai vertici dell’apparato politico brasiliano a partire dal sistema di tangenti intorno alla Petrobas. Anche il leader di sinistra Lula, attuale presidente brasiliano ed allora personaggio politico molto amato, venne coinvolto nell’inchiesta. In un primo momento venne condannato ed arrestato per un anno e mezzo per poi essere prosciolto dalle accuse nel marzo 2021.
Le condanne totali furono circa 280 e scatenarono indagini secondarie in tutta l’America Latina. Di conseguenza, l’establishment politico ed economico di una decina di paesi venne messo in discussione. La task force di Lava Jato fu ufficialmente sciolta il 3 febbraio 2021per mano del presidente Jair Bolsonaro, convinto che la corruzione all’interno dell’élite politica brasiliana fosse stata definitivamente sradicata. Tuttavia, la recente decisione della Corte Suprema sembra dimostrare il contrario.
L’operazione ebbe un impatto enorme nella storia politica del paese. La sentenza che ha condannato l’ex presidente del Brasile Collor de Mello dimostra infatti come nonostante la chiusura “formale” dell’operazione Lava Jato, vi siano ancora diversi conti in sospeso.