Sedici anni di reclusione. E’ questa la pena inflitta a Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano per il tentato duplice omicidio di Manuel Bortuzzo e della sua fidanzata Martina Rossi commesso nella notte tra il 2 e il 3 febbraio scorsi all’esterno di un pub nel quartiere Axa, alla periferia di Roma.
RICONOSCIUTE LE AGGRAVANTI
Ai due imputati, processati con il rito abbreviato, il giudice per l’udienza preliminare di Roma Daniela Caramico D’Auria ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione, oltre a quelle di detenzione e ricettazione di arma da fuoco e rissa. Sarebbe invece caduta quella dei futili motivi. Per questo motivo non è stata applicata la pena richiesta dall’accusa lo scorso 23 settembre, ovvero una condanna a 20 anni di carcere.
Marinelli e Bazzano avevano sparato a Manuel Bortuzzo e alla ragazza con una pistola calibro 38, avendoli scambiati per i componenti di una banda rivale con cui avevano avuto un alterco all’interno del locale. Il giovane nuotatore era stato colpito da un proiettile alla schiena, che gli aveva danneggiato il midollo osseo facendogli perdere l’uso delle gambe. La ragazza era invece uscita illesa dall’agguato.
La famiglia Bortuzzo aveva anche chiesto, tramite il suo legale Massimo Ciardullo, un risarcimento danni di dieci milioni. Il magistrato ha disposto, per il momento, una provvisionale da 300 mila euro. A decidere il diritto o meno ad avere l’intera cifra sarà invece un giudice civile.
LE REAZIONI
Sono ovviamente opposte le reazioni dei legali delle due parti in causa. Soddisfatto Ciardullo:
La sentenza è adeguata alla gravità del fatto. L’impianto accusatorio ha retto. Il giudice non ha riconosciuto l’aggravante dei futili motivi, ma quello della premeditazione sì. Manuel è sereno e adesso pensa solo a recuperare la sua vita.
Di tutt’altro avviso Alessandro De Federicis, difensore di Marinelli e Bazzano:
Sedici anni sono tanti. E’ una pena alta che non ci soddisfa, ma dobbiamo leggere le motivazioni. Quello che posso dire è che presenteremo appello. I due imputati sono rimasti senza parole e mi hanno chiesto di andare quanto prima in carcere per parlare con loro.
DINO CARDARELLI