Un altro paradosso all’italiana: nel bando tra i requisiti fondamentali è presente la conoscenza della lingua inglese ma i laureati in lingue non possono concorrere.
Il bando,per l’assunzione di 250 funzionari, presso il ministero dell’Interno è stato pubblicato il 26 aprile scorso con scadenza l’1 giugno. Indetto con d.m. 26 aprile 2017 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4^ Serie Speciale “Concorsi ed Esami” numero 33 del 2 maggio 2017.
Le risorse, a seguito di regolare concorso pubblico, dovranno essere inserite presso le commissioni territoriali per la protezione internazionale e alla Commissione nazionale per il diritto d’asilo.
Motivo per cui si richiede che il personale sia altamente qualificato, con un’ottima conoscenza della lingua inglese che possa gestire tutte le pratiche dei richiedenti asilo.
Tuttavia, il bando esclude, espressamente, i laureati in Lingue; nonostante siano ammesse diversi titoli di laurea: dal marketing alla comunicazione d’impresa.
Non è assolutamente contemplata la laurea in lingue.
Il concorso, inoltre, prevede una prova volta a riscontrare proprio la conoscenza della lingua straniera.
Appare chiaro che l’esclusione dei laureati in lingue è del tutto discriminatoria e fuori luogo; poiché più degli altri laureati sarebbero qualificati per una conoscenza ottimale della lingua.
Requisito, quest’ultimo, richiesto esplicitamente dal bando di concorso.
Le domande pervenute sono oltre 54mila ed ora già si prevede la pioggia di ricorsi. Difatti, è altamente probabile un blocco della procedura di assunzione.
I laureati in lingue sono già pronti a presentare il ricorso per l’illegittimità del bando. Lo stesso deputato, del Partito Democratico, Marco Di Stefano si è fatto portavoce di quest’increscioso e grossolano errore.
Infatti, Di Stefano ha chiesto chiarimenti in merito proponendo un’interrogazione parlamentare a Montecitorio. Lo stesso Di Stefano pare sia stato sollecitato da persone che hanno rappresentato un forte interesse per questo concorso.
Forse occorrerebbe più meticolosità nella stesura dei bandi pubblici, i quali sono sempre più rari e possono rappresentare delle vere opportunità per i giovani di oggi.
Anna Rahinò