Con il terremoto nelle Marche tornano terrore e resilienza

terremoto nelle Marche

Terremoto nelle Marche sveglia tutti con una scossa di magnitudo 5.7, l’epicentro è stato localizzato al largo della costa pesarese.

La prima scossa, la più forte registrata, è avvenuta precisamente dalle 7.07 con una magnitudo di 5,7. Altre scosse si sono susseguite fino alle 7.23, dove se ne è registrata una di magnitudo 2,5. Il terremoto nelle Marche sembra essere il più potente, dopo il 1930. Persino persone di altre regioni, come Emilia Romagna e Veneto, ma anche Lazio, dicono di aver avvertito la scossa nella prima mattinata.

Molte persone sono scese in strada impaurite e qualcuno ha lamentato danni seppur non significativi. Il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, ha rassicurato che non ci sono situazioni di gravi criticità in tutto il territorio marchigiano.

La sismicità delle Marche

Il rischio sismico delle Marche è piuttosto elevato. Alessandro Amato, ricercatore sismologo dell’Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha spiegato perché la regione Marche è fortemente soggetta ai terremoti.

“Lì abbiamo la placca Adriatica che si insinua sotto agli Appennini e sotto le Alpi dinariche. Al suo interno ci sono faglie perpendicolari alla costa che si trovano in compressione. È un meccanismo abbastanza noto, sappiamo che può provocare terremoti al largo”.

A partire dal 1984, grazie all’emanazione di una legge, gli edifici di nuova costruzione nelle Marche devono essere realizzati in modo da resistere a scuotimenti sismici di livello medio. Inoltre, la regione ha emanato la Circolare n. 15 del 28 agosto 1990 che classifica i comuni marchigiani in tre livelli di rischio sismico: elevato, medio, basso. 

Terremoto nelle Marche: la storia si ripete

Molti sono stati i terremoti storici delle Marche. Proviamo a ripercorrerne qualcuno. Molto indietro nel tempo, il 23 dicembre 1690, nell’anconetano, ci fu una scossa di magnitudo 5.7, proprio come quella di ieri. Le località maggiormente colpite furono Ancona e Sirolo, ma anche Falconara Marittima, Osimo, Loreto, Castelfidardo.

Andando avanti, il 24 aprile del 1741, nel fabrianese, si assiste ad una scossa di magnitudo 6.1. In questo caso, molte località come Serra San Quirico, Sasso, Mergo e Fratte Rosa, furono rase al suolo. A Fabriano crollarono 40 case e altri 800 edifici furono danneggiati.

Dopo quarant’anni esatti, il 3 giugno 1781, un’altra scossa terrorizzò le Marche. Con una magnitudo stimata di 6.2, il terremoto provocò 120 morti e centinaia di feriti. Fortunatamente, in quell’occasione, molte altre persone riuscirono a mettersi in salvo perché prima della scossa più forte ce ne fu una di intensità minore.

Uno dei terremoti del passato che maggiormente sconvolse i marchigiani fu però quello di Senigallia del 30 ottobre 1930. Il sisma di magnitudo 5.8 colpì la regione al mattino, alle 8.15 circa. L’epicentro venne localizzato in mare, al largo della città di Senigallia. Oltre ai crolli e agli innumerevoli danni, solo nella città di Senigallia morirono 14 persone. Anche alcune città vicine, come Ancona, subirono danni irreversibili e alcuni decessi.

Il terremoto di Umbria e Marche, di magnitudo 6, interessò entrambe le regioni tra il settembre-ottobre 1997 e nel marzo 1998, con una scossa principale la mattina del 26 settembre. Gli esiti furono disastrosi, soprattutto nei comuni di Foligno, Nocera Umbra, Fabriano, Serravalle del Chienti e Camerino. La scossa del 26 settembre causò la morte di qualche persona e il crollo di edifici e chiese di grande valore storico artistico.

Giungendo a tempi più recenti, quella che purtroppo ricordiamo tutti come la vicenda sismica più significativa degli ultimi tempi, è senz’altro quella che coinvolse il Centro Italia nel 2016-2017, definita dall’INGV: la sequenza Amatrice-Norcia-Visso. La prima forte scossa avvenne il 24 agosto 2016, alle ore 3:36. Ma quella più forte, di magnitudo 6.5, avvenne il 30 ottobre 2016 con epicentro tra Norcia e Preci. L’evento sismico completo nella sua interezza provocò danni enormi. Si contarono 41 000 sfollati, 388 feriti e 303 morti.

La resilienza dei marchigiani

Quando e se vi capita di visitare le Marche, vi consigliamo di visitare i paesi colpiti dal terremoto. Alcuni, purtroppo, sono cumuli di macerie e hanno smesso di esistere fisicamente, ma sembrano aver mantenuto un’anima. Il terremoto non lo prevedi facilmente ed è un attimo che cancella secoli di storia di borghi abbarbicati sulle colline come piccoli gioielli della natura.




Troverete il dolore, ma anche una forma di resistenza che vi stupirà. Il popolo marchigiano, poco appariscente e dedito al lavoro, ama la propria regione e non la abbandona facilmente. Perdetevi, dunque, in questi paesi. Fatevi questo regalo. Lasciatevi struggere dalla malinconia, ma poi sorridete e mangiate un panino con i buonissimi prodotti locali. Il ciauscolo, lo conoscete?

Le Marche, ricche di mare e montagne splendide, sono un territorio che sembra debba scontare il prezzo della sua stessa bellezza. D’altronde non è cosa scontata svegliarsi con il sole che sorge sul mare e tramonta dietro ai monti. Il terremoto Melle marche diventa quindi parte del gioco della vita.

Concludiamo quindi con una citazione di un filosofo e professore marchigiano, Cesare Catà che dice:

“Essere Marchigiani è un destino. Significa stare al mondo in modo tellurico e fantastico al tempo stesso. Aver sempre la necessità di scappare e sempre – sempre – patire la nostalgia ineludibile del ritorno. Significa avere la netta sensazione che la vita si svolga altrove, per poi scoprire che la si è persa in tutto ciò che si è lasciato. Significa rimanere incommensurabilmente soli in un deserto così somigliante al paradiso da confondere gli angeli nel loro volo”.

Giulia Sofia Fabiani

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