Nella comunità LGBTQ+ ci sono ancora dinamiche interne dannose e problematiche.
Che al giorno d’oggi, sebbene alcuni passi avanti, ancora ci sia strada da fare per i dirtti LGBTQ+ è cosa nota. Forse lo è meno il fatto che le discriminazioni non siano solo esterne. Al contrario di quanto si possa ingenuamente pensare, all’interno stesso della comunità LGBTQ+, persistono ancora molte dinamiche problematiche.
Insinuazioni e coming out forzati
Le speculazioni riguardo l’orientamento romantico/ sessuale o l’identità di genere di qualcuno non sono appannaggio delle persone etero e cisgender. Soprattutto nei confronti di uomini che si allontanano dal quadro eterocisnormato delle cose, subito sorge la domanda se egli sia queer o meno. La domanda poggia su basi sbagliate. Il modo di vestire o interagire col prossimo non è più indice di un certo orientamento, soprattutto in anni recenti o in ambienti artistici ed eclettici. Inoltre, se anche suddetta persona fosse effettivamente queer, sta solamente a lei decidere se dichiararlo pubblicamente o meno. Non necessariamente qualcuno ha le idee chiare riguardo la propria identità o orientamento o le vive bene, anche se dall’esterno potrebbe non sembrare. Potrebbe anche solamente trattarsi di una persona riservata in quell’ambito, che si vede piovere addosso giudizi e pressioni che la fanno sentire a disagio.
Il caso Styles e Connor
Alcuni dei casi più recenti sono quello di Harry Styles e Kit Connor.
Il primo, cantante britannico, è da anni soggetto di speculazioni riguardo il proprio orientamento. Da sempre vicino alla comunità LGBTQ+ si è spesso esposto in merito, esplicitando più volte però come il proprio orientamento sia solo il suo e di come con amici e famiglia sia aperto, ma di come non voglia andare oltre.
Il secondo, giovane attore britannico appena maggiorenne, è stato ricoperto di domande invadenti ed insinuazioni riguardo il proprio orientamento per aver interpretato un giovane ragazzo che capisce di essere bisessuale in Heartstopper.
Ma se Styles per contratto non potesse rivelare certe informazioni? Se volesse mantenere della privacy almeno in un ambito? Se invece avesse dei trascorsi traumatici?
E se Connor invece non avesse le idee chiare? O semplicemente non sentisse la necessità di fare grandi annunci? O di farli, eventualmente, solo con le persone a lui care? Il secondo caso diventa ancora più assurdo quando ci si rende conto che non solo si parla di pressioni fuori luogo su un poco più che ragazzino, ma di qualcuno che sfrutta ogni occasione per puntare i riflettori sulla bi-ereasure (invisibilità delle persone bisessuali). Connor ha anche risposto a queste pressioni in maniera molto breve e chiara, spiegando come sia in pace con il proprio orientamento, che però è solamente il suo. Styles, dal canto suo, ha donato ingenti quantità di soldi ad associazioni LGBTQ+ e si è esposto nei casi in cui il buon senso lo richiedeva, non permettendo quindi di classificare come queerbaiting nessuno dei due casi.
Non si può e non si deve mai forzare un coming out, nemmeno se qualcuno è ricco e famoso e nemmeno se a farlo è un’altra persona appartenente alla comunità stessa.
LG ma anche B e T
All’interno della comunità la G è la lettera con la maggiore visibilità ed anche quella meglio integrata nella società. Ovviamente non si sta dicendo che non esistano problemi o discriminazioni per le persone gay, ma la situazione è più rosea rispetto a quella delle persone bisessuali o trans.
Molte persone gay e cis ignorano l’esistenza delle persone non binarie. Se non la ignorano non la comprendono a pieno o la sminuiscono alle volte, non rispettando i pronomi delle persone. Non sono rare le discriminazioni ai danni di donne trans solo perché si presuppone abbiano un pene o ai danni degli uomini trans, scartati per l’ipotetica sua assenza.
Le persone bisessuali – ma anche pansessuali o con orientamenti fluidi– sono iporappresentate e male. Molti uomini bisessuali si vedono rifiutati perché percepiti o come gay indecisi o etero che ci provano. Stesso discorso per le donne, viste quasi come oggetto sessuale da inserire in un rapporto di coppia per divertirsi.
In generale le persone bisessuali non vengono prese sul serio nemmeno dai e dalle proprie pari queer, rendendole soggette ad una doppia discriminazione e invisibilità ( bi-ereasure).
Chi sono le TERF? La transfobia nella comunità LGBTQ+
In alcune sacche lesbiche di popolazione persiste anche una transfobia latente. Si pensa che battersi per i diritti delle persone trans possa togliere qualcosa alle donne cis, quando non è affatto così. Moltissime TERF (trans-exclusionary radical feminist), cioè sedicenti femministe trans-escludenti, ritengono che le donne trans siano uomini mascherati o che l’esistenza delle persone trans metta in pericolo i diritti delle donne, cancellando le lesbiche dalla faccia della terra. Un’altra convinzione diffusa è che un uomo trans sia in realtà una donna lesbica vittima del patriarcato.Un esempio ne è la scrittrice britannica J.K Rowling. L’esistenza di uomini trans asessuali o gay, ovviamente, confuta questa posizione.
Standard estetici dannosi e razzismo
Dal body shaming e canoni di bellezza inarrivabili nessuno è esente. All’interno della comunità gay maschile stessa, però, si creano dinamiche problematiche. Dalle app che permettono di scegliere la persona in base alle dimensioni del pene, alimentando pregiudizi, discriminazioni anche in base all’altezza,ai filtri per escludere gruppi interi di uomini la situazione è complessa e stratificata.
Non è raro leggere frasi del tipo “no effeminati”, “no asiatici” o simili, nelle bio delle varie app. In questi casi non si tratta di legittime preferenze estetiche, ma di discriminazioni di matrice misogina o razziale /etnica.
Il mondo gay patinato, inoltre, è ancora estremamente bianco ed abile.
La rappresentazione nelle varie pagine e riviste a maggioranza gay è estremamente parziale ed in alcuni casi anche dannosa. La maggioranza di corpi sono bianchi, magri, muscolosi e abili. Stanno iniziando ad apparire, finalmente, anche uomini neri e di colore, ma spesso visti solamente attraverso una lente ipersessualizzata.
Comunità gay, donne e HIV
All’interno della comunità gay maschile ancora persistono dinamiche misogine o maschiliste, anche involontariamente. Gli uomini gay, rispetto al resto della comunità e alle donne e persone AFAB ( assigned female at birth) godono di maggiori diritti (in quanto uomini) e visibilità. Sono più gli uomini gay cis ai vertici delle aziende o in posizioni di potere rispetto alle donne lesbiche, ad esempio. Nel corso dei decenni moltissime dinamiche sessiste, soprattutto nel linguaggio, sono state da loro assorbite. Un esempio è l’esperienza della vicepresidente della commissione Pari Opportunità e Diritti Civili di Milano, Monica J. Romano. Come da lei stessa spiegato in un post Instagram, gran parte delle critiche o microaggressioni che ha ricevuto venivano proprio da uomini gay cis. Moltissimi stereotipi di genere ai danni delle donne sono presenti e diffusi tra gli uomini gay quanto tra gli uomini etero. Essere gay, inoltre, non implica necessariamente mettere in discussione i ruoli di genere, continuando a riprodurli. La misoginia inconscia e interiorizzata è anche alla base, probabilmente, delle discriminazioni in questioni. Esistono ancora, poi, discriminazioni e moltissima disinformazione riguardo l’HIV. Moltissimi uomini non si sottopongono a test di controllo per vergogna o discriminano coloro che positivi per ignoranza. Grazie ai progressi di scienza e medicina, infatti, moltissime persone positive non rischiano di trasmettere nulla ai propri partner e possono vivere una lunga vita in salute.
Abilismo e comunità ACE/ARO
Un altro elemento ancora tristemente presente è l’abilismo. Per abilismo si intende la discriminazione (volontaria o involontaria) nei confronti di persone con qualsiasi tipo di disabilità.
Se la società odierna ancora infantilizza e priva idealmente della sfera sessuale le persone disabili, le cose non sono troppo diverse all’interno della comunità LGBTQ+. Inoltre, moltissimi eventi o aree queer, risultano non essere accessibili a tutte le persone. Da Pride in luoghi non adatti a persone con sedie a rotelle o senza punti di sosta per chi ne ha bisogno ( ad esempio per chi ha le stampelle, vulvodinia o altro).
Un altro fenomeno diffuso è il mix tra ignoranza e mancata presa sul serio delle persone ARO/ACE. Aro sta per aromantico/a, ace sta per asessuale. Coloro che appartengono a queste comunità vengono derise, vedono le proprie identità sminuite o addirittura si sentono dire che si tratta solo di problemi ormonali o traumi infantili da trattare e curare.
L’importanza delle intersezioni per la comunità LGBTQ+
Questo elenco non vuole essere una sterile lista della spesa. L’intento è quello di smontare cliché (sebbene positivi alle volte) sulla comunità LGBTQ+ per sottolineare l’importanza dell‘intersezionalità e per rendere più chiare e trasparenti dinamiche interne, poco note a chi non ha familiarità con certi temi. Per parafrasare quanto detto da Kimberlé Crenshaw, l’intersezionalità è la lente attraverso la quale è possibile capire da dove vengano le dinamiche di potere e come si muovano.
Conoscere, e quindi saper riconoscere, i problemi laddove ci sono è l’inizio per trovarvi una soluzione. Non si può smantellare solo un pezzetto di un sistema discriminatorio, se ne rimangono in piedi molti altri, quando sono interconnessi. Se la transfobia e l’omobilesbofobia hanno una matrice misogina, bisogna partire e sradicare la misoginia dal basso. La misoginia è chiaramente connessa al sessismo. Il razzismo anche è connesso a sistemi di potere e controllo e via dicendo per ogni forma di discriminazione e limitazione.
Abbandonare la perfezione
Spesso, quando si evidenzia come ad esempio la G sia la lettera più privilegiata della comunità, la reazione di risposta è offesa o risentita. Le persone gay cis tutt’oggi ancora si scontrano con un mondo a loro ostile, è vero. Ma la loro realtà è, decennio dopo decennio, meno drammatica di quella di una persona non binaria, ad esempio.
Riconoscere che alcune persone stiano peggio di altre non toglie nulla alle seconde. Affinare il tiro, nelle proprie battaglie, per dare più aiuto a chi di più aiuto ha bisogno è solamente una misura proporzionata al contesto.
La società è stata ed è creata dalle persone. Le dinamiche sbagliate derivano da visioni o posizioni sbagliate di esseri umani. Prima ci si mette in discussione provando a migliorare la situazione dal basso all’alto, dalla radice all’albero, prima si potranno vedere eventuali miglioramenti. Non sempre si troverà subito una soluzione. Non sempre quella trovata sarà giusta. Bisogna accettare di aver sbagliato e di poter ancora sbagliare, ma anche fare un passo indietro, riconoscere i propri privilegi e dare visibilità alle realtà ancora troppo spesso marginalizzate o oscurate. Così, senza puntare alla perfezione a alla fretta, ma con costanza e apertura, si potranno ottenere piccoli solidi risultati.