Pazienza per le comunali di Bari. L’alleanza col Pd non fa comodo al Movimento 5 Stelle, lo dicono i numeri. Giuseppe Conte non vuole rischiare di arrivare alle europee col proprio partito all’11% e i dem al 22%. Per raggiungere un buon 16/17% ha bisogno di rispolverare lo spirito garibaldino dei grillini della prima ora. Peccato se a farne le spese è qualche elezione comunale o regionale: del resto, ai 5S le grane locali non hanno mai interessato più di tanto. È l’ascesa nazionale il loro obiettivo e le europee saranno un modo per contarsi.
No alle primarie
Due anni fa fu tutta colpa del termovalorizzatore di Roma, era una mezza scusa e lo sapevano tutti. L’allora segretario Enrico Letta mangiò la foglia, ognuno corse per sé e la destra stravinse le Politiche.
Le inchieste pugliesi, che creano parecchi imbarazzi nello stesso Pd, hanno sortito il medesimo effetto: sono state il pretesto dei 5S per rinunciare alle primarie e uscire dal campo largo. Il candidato Pd Vito Leccese ci tiene a precisare:
«Le primarie di domenica non erano tra Laforgia e Sandro Cataldo. Erano tra Laforgia e me, Vito Leccese, che nella mia lunga vita politica ed amministrativa non sono mai stato nemmeno sfiorato da avvisi di garanzia, da indagini o da sospetti di qualsiasi tipo. E per questo non prendo lezioni di legalità da nessuno».
Fonti dem hanno ironizzato sul ritiro di Conte: “In pratica dice che siccome non vince le primarie contro il Pd le ferma e inizia la campagna elettorale contro di noi”. È una versione, e nemmeno la più inverosimile. Che il Pd sia più radicato e attrezzato a livello locale per poter organizzare e vincere delle primarie è un fatto che non sfugge di certo a Conte. Come non gli è sfuggito che perdere le primarie avrebbe potuto significare per i 5S qualche zero virgola percento in meno alle europee, oramai la partita si gioca là.
No al terzo candidato
Per resuscitare il campo largo delle comunali di Bari i dem sono alla ricerca di un terzo candidato. Conte in un primo momento aveva frenato il tentativo dichiarando: “E dove lo troviamo un terzo candidato? Ci sono passato dalla Basilicata, ne abbiamo bruciati 10. Per carità!“. Poi si è dovuto rassegnare ai mandati esplorativi del genius loci, Nichi Vendola. Proprio lui, che aveva suggerito a Conte l’avvocato Michele Laforgia come candidato 5S a Bari, ha accettato stavolta di trovare un nome che metta d’accordo tutto il centrosinistra, con l’obiettivo di correre insieme alle comunali.
Il nome era stato trovato in Nicola Colaianni, classe 1946, magistrato, nel 1992 eletto in parlamento con il Pds, professore di Diritto all’Università di Bari, dal 2008 al 2012, ma anche coordinatore della Regione Puglia e, cosa più rilevante, il suo nome era stato proposto nel 2013 dallo stesso movimento 5 Stelle e dal Pd per riempire uno dei seggi “laici” del Consiglio superiore della magistratura.
Insomma, Vendola aveva trovato il nome perfetto. Peccato per l’età, è su questa che Conte ha espresso il veto: “Rigenerazione in questo caso suona provocatorio, considerata la sua età“. E così il magistrato Colaianni ha dovuto comunicare il suo ritiro, appena 24 ore dopo la proposta della candidatura:
«Ho accolto con spirito di servizio la proposta di candidarmi, ma ho riscontrato, che, pur nella sostanziale convergenza ideale e programmatica, permangono rigidità che non rendono possibile una composizione».
Gli attuali candidati
A meno che non si trovi un trait d’union, continueranno a correre separati Michele Laforgia e Vito Leccese: il primo, avvocato e fondatore dell’associazione “La Giusta Causa”, è sostenuto da M5S, Sinistra Italiana, Italia Viva e altri civici di centrosinistra; il secondo, ex parlamentare dei Verdi, rappresenta la continuità della giunta Decaro e gode dell’appoggio del Pd, di Europa Verde e di un carrozzone di liste civiche di centrosinistra che pareggiano quelle di Laforgia.
La differenza tra i due è che mentre Vito Leccese è pronto a farsi da parte di fronte a una possibile terza candidatura che compatti il centrosinistra, Michele Laforgia ha messo il veto su tutti i nomi che gli sono stati proposti dallo stesso sfidante: l’ex procuratrice di Bari Anna Maria Tosto, l’ex prefetta Antonella Bellomo. Ha bocciato persino suo fratello Nicola, ex assessore della prima giunta Emiliano. “Volete l’unità? L’unità sono io“, queste le parole di Laforgia. E Conte è con lui.
Da questi presupposti i dem dovrebbero riuscire a costruire il “campo largo”. In bocca al lupo. Intanto il centrodestra dimostra, come sempre, di avere le idee più chiare. Appoggia il candidato Fabio Romito: 36 anni, avvocato, leghista, attualmente consigliere regionale. Bari rischia di avere due candidati di centrosinistra e un sindaco di centrodestra.
Vincenzo Ciervo