Ieri sera, mentre si concludevano le operazioni di voto nei seggi di tutta Italia e si iniziava a pensare allo spoglio, nel frattempo in televisione Le Iene hanno denunciato un fatto gravissimo: la compravendita di voti all’estero.
Elezioni 2018: voti venduti in Germania
Quello andato in onda ieri sera è il quinto servizio dedicato ai brogli elettorali all’estero, ma, nonostante le precedenti denunce:
“non è cambiato nulla e nessuno è intervenuto. Anzi, secondo le nostri fonti, la situazione è addirittura peggiorata: le schede non vengono solo raccolte con il ‘porta a porta’ ma vengono pure comprate quelle stampate direttamente dalle tipografie. La truffa, ai danni dei diritti politici di tutti, coinvolgerebbe anche alcuni consolati. Con cifre economiche e di numero di voti che spaventano”.
Cacciatori di schede
Questa volta a testimoniare in prima persona sono stati i ‘cacciatori di schede‘, ossia schede bianche, ancora da votare. Questo ‘cacciatore di plichi’ ha dichiarato che, rispetto alle precedenti elezioni, per un voto si arriva anche a 10-20 euro (laddove prima il massimo era 5). Non solo, visto che questo business è molto redditizio, altre persone si sono volute cimentare nella ‘compravendita di voti’, dunque: “C’è stata una battaglia fino all’ultimo sangue perché era tanta la concorrenza però i miei risultati li ho portati lo stesso“.
Nonostante la concorrenza, dichiara di aver guadagnato 3.350 euro. Una cifra niente male. L’inviato de Le Iene, Filippo Roma, tiene però a precisare una cosa:
“Per carità il rischio che si tratti delle sparate di qualche imbroglione c’è sempre. Noi però questa volta ci siamo infiltrati in una vera e propria trattativa e l’abbiamo documentata. Oggetto di scambio: 3.000 voti. Questo è quello che abbiamo trovato noi, in una sola città e in soli due giorni. E a questo punto sono troppe le domande aperte“.
In particolare, ieri sera si è parlato della compravendita di voti in Germania, nella città di Colonia, attraverso un filmato esclusivo, ripreso da una telecamera nascosta il 28 febbraio.
Voti all’estero: come funziona
I connazionali residenti fuori dall’Italia, se sono iscritti nei registri dell’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’estero), possono richiedere di votare. Ad ognuno di loro viene spedito un plico con le schede di Camera e Senato e, dopo averle compilate, le spedisono al Consolato italiano più vicino, che entro pochi giorni le invia alle sede centrale di smistamento vicino Roma. Ma il 28 febbraio, giorno in cui è avvenuta la ripresa della trattativa, i plichi degli italiani residenti a Colonia erano ancora in Germania, quando invece sarebbero dovuti già essere spediti in Italia. Inoltre sono state acquisite le matrici delle schede in PDF, per farle stampare a delle tipografie complici di questi ‘cacciatori’ e del politico che si è comprato 3000 voti.
“Quante situazioni come questa ci sono state in giro per il mondo per queste elezioni? È possibile che un candidato all’estero possa comprarsi la sua elezione? Avevamo già denunciato lo scandalo: perché non è stato fatto niente per evitare questa vergogna? Soprattutto, mentre si vota ancora: è democrazia questa?”
Un vero e proprio scandalo. Non si sa se sia più scioccante la compravendita di voti all’estero o la vittoria del M5S e di Salvini. Nel frattempo, la Digos di Roma ha chiesto di acquisire il filmato incriminante per avviare delle indagini e accertare se effettivamente ci siano stati dei brogli elettorali.
Carmen Morello