Complicanze in gravidanza, un nuovo dispositivo consente di monitorare l’ossigeno placentare

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Complicanze in gravidanza, ecco il prototipo sviluppato

I ricercatori del National Institutes of Health hanno sviluppato un prototipo di dispositivo in cui potrebbero potenzialmente diagnosticare le complicanze della gravidanza monitorando il livello di ossigeno della placenta. Il dispositivo invia luce vicino all’infrarosso attraverso l’addome della persona incinta per misurare i livelli di ossigeno nella rete arteriosa e venosa nella placenta. Il metodo è stato utilizzato per studiare la placenta anteriore, che è attaccata alla parete anteriore dell’utero. I ricercatori hanno descritto i loro risultati come promettenti ma hanno aggiunto che sono necessari ulteriori studi prima che il dispositivo possa essere utilizzato regolarmente.

Amir Gandjbakhche, presso l’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development (NICHD), ha condotto questo studio.

In cosa consiste il metodo?

I ricercatori hanno ideato metodi matematici per studiare il passaggio della luce attraverso la pelle, la parete addominale e il tessuto uterino per raggiungere la placenta e calcolare i suoi livelli di ossigeno. In particolare, il dispositivo non può monitorare l’ossigeno nelle donne con una placenta posteriore. Quest’ultima è attaccata alla parete posteriore dell’utero. Questo poiché la distanza è troppo lontana per la luce per arrivarvi.




Tuttavia, la placenta anteriore è associata a un tasso più elevato di complicanze rispetto alla placenta posteriore, come l’emorragia postpartum e una maggiore necessità di induzione del lavoro o parto cesareo.

Conclusioni

I ricercatori hanno arruolato 12 donne incinte con una placenta anteriore nello studio. Tra queste, cinque avevano una complicanza della gravidanza, tra cui ipertensione, una cervice corta e poliidramnios (eccesso di liquido amniotico).

In conclusione, le donne con complicanze avevano un livello di ossigeno placentare medio del 69,6%, una differenza statisticamente significativa rispetto al 75,3% osservata nelle gravidanze sane nello studio. Gli autori vedono i loro risultati come un primo passo nel monitoraggio continuo dei livelli di ossigeno placentare per valutare la salute materna e fetale.

Agostino Fernicola

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