La tecnologia ormai, fa parte della vita di tutti i giorni e a trasformarla in un passatempo piacevole è stato proprio il primo videogame nel 1952 con la trasposizione sul computer del famosissimo gioco del tris OXO. Chi avrebbe mai detto però, che proprio le community tossiche di questi passatempi, avrebbero trasformato il tutto in una fonte di odio e discriminazione?
Basta infatti fare un giro nella piattaforme dei giochi più in voga del momento per capire che soprattutto per il genere femminile, giocare ad un videogame in cui sia possibile interagire anche con gli altri utenti, diventa un incubo. Le community tossiche, sono per questo motivo l’unico ostacolo attuale dal completo relax quando si decide di staccare la testa ed immergersi in un mondo fatto di magia o di combattimenti pieni di avventure.
Nonostante dal punto di vista delle rappresentazioni di ogni diversità, questa realtà abbia fatto enormi passi avanti rispetto al passato, alcuni preconcetti purtroppo sono rimasti incastrati nella testa delle persone. È infatti indubbio che la maggior parte del mondo online sia predominato dal genere maschile, con un rapporto in Italia di 48:52, ed è proprio questa la fonte dei numerosi stereotipi che ogni ragazza deve far fronte giornalmente.
Ma come vengono vissute queste cose da alcuni membri interni del genere maschile? Tramite una breve intervista, lo streamer FedeOff ha offerto uno scorcio di realtà all’interno di community tossiche come quelle del noto sparatutto 5v5 Valorant:
«Mi è sempre piaciuto giocare, per evadere dalla realtà e staccare la testa. Pian piano ho provato a cambiare diverse console, ma con i giochi online ho iniziato circa sei anni fa. Il mondo dei videogiochi se sei un ragazzo, è una bella realtà che aiuta a creare nuove amicizie e a migliorare l’esperienza di gioco. Logicamente ci sono sempre persone negative che vanno online solo per creare disagio agli altri utenti ma si possono contare sulle dita di una mano. Inoltre, se si parla di round competitivi, la maggior parte delle volte sento sempre commenti spiacevoli come “abbiamo già perso, torna in cucina, gg go next, chi è il ragazzo che gioca per te?» e frasi simili.
«Purtroppo ogni volta che la ragazza in questione viene attaccata poi sta zitta, anche se nella maggior parte dei casi aspetta sempre che la partita finisca prima di parlare per non sentire commenti del genere, privandosi così però di una parte dell’esperienza di gioco a causa delle community tossiche. All’interno del mio spazio di Twitch ho sempre bannato comportamenti offensivi e poco rispettosi, poichè nel mio piccolo, vorrei fare passare il messaggio che la gente con questa mentalità non dovrebbe nemmeno avere la possibilità di utilizzare dei dispositivi elettronici con questi scopi deleteri».
«Personalmente desidererei quindi, che la community eviti determinati stereotipi e che si comporti sempre nel rispetto degli altri, per offrire anche alle ragazze una positiva esperienza di gioco».
Diventa inevitabilmente lampante quindi, la situazione di disagio e di discriminazione costante che queste community tossiche diffondono all’interno di determinati giochi con predominanza maschile, alimentando il preconcetto della donna incapace e destinata solo a svolgere le faccende domestiche all’interno delle mura di casa.
Diventa quindi fondamentale trovare una soluzione per educare gli utenti al rispetto dell’altro, avendo la possibilità di bannare determinati soggetti che dopo ripetuti avvertimenti continuano imperterriti a creare atmosfere negative e discriminatorie.
Prendendo magari l’esempio della piattaforma di streaming online Twitch, che segnala o banna definitivamente un profilo dal momento in cui non vengono rispettate le linee guida. Sul sito viene infatti espressamente detto che:
«L’obiettivo di Twitch è di essere un luogo in cui tutti possano incontrarsi e vivere esperienze condivise e comunitarie. Questa visione viene minacciata quando le persone subiscono manifestazioni di retorica lesiva e abusi su Twitch».
«Twitch non consente comportamenti motivati da odio o pregiudizio, compresi quei comportamenti che promuovono o incoraggiano discriminazioni, denigrazioni, molestie o violenze basate sulle seguenti caratteristiche protette: razza, etnia, colore, casta, origine nazionale, status di immigrato, religione, sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale, disabilità, grave condizione medica e status di veterano».
Per poter debellare quindi le community tossiche del mondo dell’online, è necessario adottare regole attuabili per consentire di migliorare l’esperienza di gioco alle categorie discriminate e stereotipate. Persone che hanno il diritto come tutti, di indossare le cuffie e divertirsi in tranquillità, senza che i problemi della società odierna li seguano sino ai mondi virtuali pieni di magia.