Arriva notizia dall’Università del Wisconsin a Madison di una scoperta che in prospettiva potrebbe condurre a un trattamento per la commozione cerebrale.
Si tratta di una forma di crioterapia, la ricerca è stata pubblicata su PLOS ONE.
I ricercatori guidati da Christian Franck, professore associato di ingegneria meccanica, hanno operato su cellule cerebrali in vitro e naturalmente quello che hanno fatto è un filino più complesso che applicare una borsa del ghiaccio in testa.
La scoperta pur trattandosi solo di un primo passo è entusiasmante perché non abbiamo trattamenti per la commozione cerebrale ed altri traumi al cervello.
Attualmente si tiene sotto osservazione il paziente e si aspetta che guarisca.
Franck racconta che c’è un punto giusto (sweet spot) perché questa tecnica funzioni. La temperatura deve essere non troppo fredda e nemmeno troppo poco. In quanto ai tempi la finestra si apre appena dopo l’evento e si esaurisce in fretta.
Ma una volta individuato questo punto giusto i risultati sono stati così sbalorditivi che l’esperimento è stato ripetuto più volte dagli scienziati che non credevano ai propri occhi.
I traumi al cervello possono portare a perdite permanenti di capacità cerebrali per via dei danni ai percorsi neuronali.
I ricercatori dell’Università del Wisconsin hanno creato un semplice network di neuroni in vitro a cui hanno applicato uno stimolo meccanico che simulasse il tipo di danno che le cellule subiscono in una commozione cerebrale.
Dopo aver provocato il trauma Frank e il suo team hanno provato quattro diverse temperature inferiori a quella tipica del corpo umano, che normalmente varia tra 36,5 °C e 37 *C, riscontrando gli effetti benefici di cui sopra alla temperatura di 33 *C. Invece, per esempio, a 31 °C si è osservato un effetto di aggravamento del danno. Per quel che riguarda i tempi il trattamento deve iniziare entro quattro ore dal trauma e deve continuare per sei ore, però anche trattamenti più brevi hanno apportato qualche beneficio.
Come avviene l’effetto protettivo? Il raffreddamento lascia spenti degli interruttori molecolari che si attivano in questo genere di traumi corrompendo i percorsi neuronali.
Come dicevo si tratta solo di un primo passo, una specie di prova di concetto, la strada per avere un trattamento è lunga, si dovrà passare per una fase di sperimentazione animale, quello che sappiamo è che raffreddare solo il cervello è più difficile che abbassare la temperatura dell’intero corpo (relativamente semplice) ma abbassare la temperatura corporea espone il cuore a uno stress e abbassa le difese immunitarie quindi si percorrerà la strada più complicata.
Roberto Todini