L’inchiesta congiunta di The Good Lobby e Irpimedia evidenzia macchie nere nelle carriere di alcune delle nuove nomine del Governo Draghi che dovrebbero vigilare sulle grandi opere pubbliche in campo ferroviario, marittimo e stradale.
Almeno 3 dei 12 commissari straordinari scelti nell’ultimo anno nel quadro dell’iter avviato con il decreto-legge Sbloccacantieri sono sotto indagine, a volte anche per reati gravi, mentre l’operato di uno è oggetto di inchiesta da parte della Corte dei conti.
25 Mag. – La scorsa settimana, con la nomina degli ultimi dodici commissari straordinari, che si andranno ad aggiungere ai ventisette già nominati nel corso di questi quattro anni, si è concluso l’iter avviato con il decreto “Sbloccacantieri” (D.L. 18/04/2019, n. 32) convertito con la legge 14/06/2019, n. 55 e in vigore dal diciassette giugno dello stesso anno. In particolare, i commissari di ultima data si occuperanno di quindici grandi opere finanziate (anche) tramite i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tra le opere commissariate, la messa in sicurezza antisismica delle autostrade A/24 e A/25, il potenziamento della linea ferroviaria Roma-Pescara, la sistemazione della SS (Strada Statale) – 106 Ionica, della SS 647 – Fondovalle del Biferno e altre, per un valore complessivo di 82,7 miliardi di euro così ripartiti: 21,6 al nord, 24,8 al centro, 36,3 al sud e ai quali potrebbero aggiungersi altri fondi nazionali ed europei. Come evidenziato dalla prima parte dell’inchiesta a quattro mani dall’organizzazione non-profit The Good Lobby (“impegnata a rendere più democratica, unita ed equa la società in cui viviamo” – si legge sul loro sito ufficiale, dal 2015 sempre alla ricerca della trasparenza nelle istituzioni e nelle attività di lobbying europee grazie alla sua squadra di volontari) e dalla testata giornalistica indipendente IrpiMedia (espressione dell’associazione Investigative Reporting Project Italy – IRPI, che si propone di sviluppare e promuovere le più varie forme di giornalismo di inchiesta collaborando con una rete di giornalisti, attivisti e cittadini in Italia e all’estero), la ripartenza sarebbe di certo un’ottima cosa, se non avvenisse tra le ombre di processi penali o di accertamenti da parte della Corte dei conti, per quattro dei super-commissari in carica. Vediamo insieme quanto emerso dalla prima parte dell’inchiesta, alla quale (fanno sapere gli stessi autori), seguiranno di certo aggiornamenti.
I signori delle strade ferrate
Seguendo l’itinerario offertoci da The Good Lobby e IrpiMedia, cominciamo il nostro tour informativo dall’Ingegnere Vincenzo Macello, dirigente di RFI (Rete ferroviaria italiana) S.p.A.: saranno sotto la sua supervisione ben sette grandi opere ferroviarie, partendo dal potenziamento della linea Roma-Pescara, passando per l’Alta velocità Brescia-Verona-Padova e dal raddoppio della Genova-Ventimiglia, oltre al nodo di interscambio Pigneto, la Ciampino-Capannelle, la Venezia-Trieste fino all’Orte-Falconara. Una buona parte delle ferrovie italiane del centro-nord. Nessun problema, nel frattempo aspettiamo il verdetto finale del procedimento giudiziario che vede coinvolto Macello in qualità di direttore territoriale di RFI Lombardia ai tempi del deragliamento di Pioltello, il tragico incidente che coinvolse il treno regionale 10452 di Trenord, carico di pendolari, proveniente da Cremona e diretto a Milano Porta Garibaldi sulla Milano-Venezia. Il treno (che viaggiava ad una velocità di 140 km/h), alle 6:56 del 25 gennaio 2018 deragliò per effetto della rottura di un giunto isolante, provocando la morte di tre persone e ferendone quarantasei. La procura di Milano aprì un fascicolo di indagine contro ignoti per disastro ferroviario colposo già dalla mattina dell’incidente e il 29 gennaio 2018, quattro giorni dopo, sono stati iscritti nel registro degli indagati come “atto dovuto” i vertici di Trenord e RFI (tra cui lo stesso Macello e Maurizio Gentile, all’epoca amministratore delegato di RFI, poi commissario della linea C della metropolitana di Roma, fino alle sue dimissioni), accusati di omicidio colposo e di non aver provveduto per tempo alla necessaria manutenzione della rete. Non solo, Macello è stato anche accusato di pesanti omissioni nelle procedure di sicurezza e nel monitoraggio di quel tratto di linea ferroviaria. Nell’ambito del processo ancora in corso, di lui scriveranno i PM: “Ometteva di mettere a disposizione dei lavoratori di Trenord e di tutti i viaggiatori della linea attrezzature idonee ai fini della sicurezza, non assicurando che l’infrastruttura fosse mantenuta in buono stato di efficienza”. E ancora “non disponeva l’urgente sostituzione del Gii (Giunti isolanti incollati)”, aggravando la propria posizione per aver programmato l’intervento solo nell’aprile del 2018, nonostante lo stato del giunto fosse noto almeno dal novembre 2017 e non adottando, nell’intervallo in cui si è poi verificato l’incidente, alcuna misura mitigativa come la riduzione della velocità dei treni. Allo stesso modo, l’allora amministratore delegato Maurizio Gentile è accusato di non aver dato disposizioni affinché fossero intensificati i controlli e le sostituzioni delle parti a rischio rottura, nonostante i ripetuti guasti degli snodi. Almeno per Gentile, è in scadenza la proroga dell’incarico nel ruolo di commissario straordinario per la messa in sicurezza antisismica delle autostrade A/24 e A/25, si legge in un comunicato dello scorso 16 marzo sul sito della Regione Abbruzzo e l’ex AD di RFI si è dimesso “per motivi personali” (come da lui stesso dichiarato) da tutti i suoi ruoli di vigilanza dei lavori.
Al lavoro tra opere e tribunali
Gentile è indagato dall’aprile di quest’anno anche per l’incidente ferroviario che ha coinvolto, il 6 febbraio 2020, un treno Frecciarossa 1000 in servizio tra Milano e Salerno, sulla linea ad alta velocità Milano-Bologna all’altezza di Livraga, nel lodigiano, causando la morte di due macchinisti e il ferimento di 31 persone a bordo. Il mezzo, la vettura numero 21, partì da Milano Centrale in orario (alle 5:10 con arrivo previsto per le 11:27 a Salerno), con a bordo 33 persone (28 passeggeri e 5 lavoratori del personale di bordo). Arrivato al posto di movimento di Livraga, nei pressi del deviatoio numero 5, La prima carrozza si separò dal resto del convoglio alla velocità di 298 km/h ed uscì completamente dai binari, ruotando di 180° e finendo prima contro dei mezzi di manutenzione stazionati su un binario di ricovero, e infine, dopo aver sfondato una recinzione, adagiandosi su un fianco all’altezza del fabbricato di controllo del posto di movimento. Il resto del convoglio continuò per un breve tratto la sua corsa fuori dai binari e dopo poche centinaia di metri, la carrozza numero 2 si ribaltò parzialmente, bloccando la corsa delle restanti unità. Il 16 aprile la procura ha concluso le indagini preliminari e ha rinviato a giudizio quattordici persone. Se il procuratore di Lodi Domenico Chiaro, lavorando insieme al Pubblico Ministero Giulia Aragno ha chiesto l’archiviazione per l’ipotesi originaria di responsabilità amministrativa delle imprese (Alstom Ferroviaria e Rfi), quelle di reato di disastro ferroviario colposo, duplice omicidio colposo e lesioni plurime colpose in relazione alla violazione di norme sulla sicurezza dei trasporti, sono ancora al vaglio dell’ufficio requirente per quanto concerne i rinviati a giudizio (tra cui Gentile), e lo stesso ufficio fa sapere in un comunicato stampa che “i reati per i quali è stata inoltrata la richiesta di rinvio sono frutto di prospettazioni accusatorie, la cui fondatezza sarà da considerarsi definitivamente accertata solo all’esito delle doverose verifiche giurisdizionali”.
I conti non tornano
Massimo Simonini è stato AD di ANAS (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade) dal 2018 al 2021, tutt’ora iscritto nel registro degli indagati per il ritrovamento di amianto nei detriti della piazzola di sosta crollata nel 2017 sulla E45, all’altezza di Pieve Santo Stefano. Il procuratore Roberto Rossi aveva citato direttamente la società, con i suoi rappresentanti legali, il presidente Claudio Andrea Gemme, oltre che lo stesso Simonini, in base alla legge 231 sulla responsabilità penale delle aziende. Dal 2021 commissario straordinario per la sistemazione della E78 Grosseto-Fano e della SS 106 Ionica (entrambe opere che rientrano nel PNRR), la Corte dei conti si è occupata del funzionario, rilevando che tutte le previsioni di spesa contenute nel contratto di programma per il 2020 non sono state rispettate e hanno fatto letteralmente saltare anche le previsioni di spesa contenute nel contratto di programma per il 2021. In altre parole, la percentuale di scollamento tra la previsione di produzione per il 2020 e il consuntivo di quello stesso anno ha registrato il -50,9%, impattando a cascata anche il bilancio dell’anno seguente. Rimanendo nel contesto dell’ex Ente Nazionale per le Strade, Vincenzo Marzi (funzionario di vecchia data, in ANAS dal 1990), già commissario per l’ammodernamento della SS 275 Itinerario Maglie – Santa Maria di Leuca, allo stesso modo si occuperà della Fondovalle del Biferno – Adriatica – Garganica (rispettivamente SS 647 – SS 16 – SS 89). Gli è stato recapitato a febbraio di quest’anno (precisamente il 17), l’avviso di chiusura delle indagini preliminari e che lo vede ufficialmente iscritto nel registro degli indagati per il crollo del ponte di Albiano Magra, frazione del comune toscano di Aulla, avvenuto l’8 aprile del 2020. Oltre che a Marzi, l’avviso è stato notificato ad altre sette persone, tutte rinviate a giudizio e ritenute dalla procura di Massa Carrara responsabili a vario titolo del crollo del viadotto. Tra questi, risultano funzionari della stessa Provincia e altri rappresentanti di ANAS e le indagini nei loro confronti si sono focalizzate sulle presunte omissioni, le imperizie nella manutenzione del ponte e sui mancati controlli, anche a fronte delle segnalazioni di vistose fessurazioni che pervenivano al comune di Aulla e che il sindaco Roberto Valettini aveva prontamente inoltrato per due volte (l’ultima il 4 novembre, a quattro mesi di distanza dalla prima) durante l’anno precedente. Per fortuna in quel caso, lo scarso passaggio di mezzi evitò la strage: ci furono solo due feriti lievi.