Come sarà il mondo tra trent’anni? Come vivremo nel 2050? Dove vivremo? Cosa mangeremo? Numerosi studi incrociati ci svelano alcune prospettive sul futuro.
Per considerare quanto il mondo possa cambiare in trent’anni, basta fare una breve ricerca su Internet googlando: “Cosa è successo negli anni Novanta“, che effettivamente sembrano ieri e invece sono iniziati tre decenni fa. Le conseguenze del Muro di Berlino, la riunificazione della Germania, il trattato di Maastricht, la fine dell’apartheid in Sud Africa: e questo solo per guardare agli eventi con una portata storica di un certo livello. A cambiare la quotidianità delle persone, poi, negli anni Novanta ci hanno pensato i media, che sono entrati in un modo dirompente nelle nostre vite e soprattutto in tempo reale, con, ad esempio, le immagini dal vivo della Guerra del Golfo e dell’operazione Desert Storm, trasmesse dalla CNN. E poi ancora: l’invenzione di Internet, il 6 agosto del 1991, e tutto quello che ha portato con sé.
L’importanza di queste ricerche
Proviamo invece a incrociare gli studi che tentato di prevedere il futuro, per capire come vivremo nel 2050. Si tratta innanzitutto di ricerche particolarmente stimolanti per gli stessi studiosi, perché comprendere la demografia e i suoi trend determinerà gli orientamenti politici, sociali ed economici dei prossimi decenni.
Se oggi siamo quasi 8 miliardi di persone ad abitare il pianeta, le Nazioni Unite stimano che nel 2050 sfioreremo i 10 miliardi, con 5,2 miliardi di abitanti per l’Asia e 2, 5 miliardi per l’Africa. Da soli, questi due continenti, ospiteranno l’80% della popolazione mondiale.
Un’Europa in declino
Destino più grigio invece per il Vecchio Continente: l’Europa continuerà a veder diminuire la sua popolazione, con un calo di 40 milioni di abitanti. Gli europei dovrebbero ammontare a 710 milioni di persone, pari all’8% della popolazione mondiale di metà secolo. La Russia dovrebbe continuare a detenere il primato tra le nazioni europee, con 137 milioni di abitanti. L’Italia, invece, dagli attuali 60 milioni, sarà scesa a 55 e la sua popolazione sarà sempre più anziana.
Solo 8 Paesi
Oltre la metà degli esseri umani, nel 2050, vivrà secondo le stime in soli 8 Paesi: India, Cina, Nigeria, Stati Uniti, Pakistan, Indonesia, Brasile ed Etiopia. Il 2050 sarà anche l’anno del giro di boa, dal punto di vista del trend demografico: dovrebbe iniziare a metà del XXI secolo un rallentamento della crescita. Il tasso di fertilità globale, che ora si assesta su circa 2 figli e mezzo per donna, dovrebbe diminuire a 2,2.
Più di 40 megalopoli
Un’altra considerazione riguarda le città. Il mondo sembra destinato ad arricchirsi di megalopoli, cioè centri urbani con almeno 10 milioni di abitanti. A metà del XX secolo erano solo New York e Tokyo a rientrare in questa definizione, mentre oggi si contano una trentina di megalopoli nel mondo. Nel 2050 saranno più di 40 e il 68% della popolazione mondiale vivrà in un’area urbana. Alcune città saranno quindi più popolate di intere nazioni e questo determinerà conseguenze molto impattanti dal punto di vista dello smaltimento dei rifiuti, della gestione dei trasporti e del livello di benessere che le città potranno garantire.
Il progresso nella vita quotidiana
Per quanto riguarda il progresso scientifico, alcune ricerche sono davvero molto ottimiste. Come quella presentata da Cristina Pozzi, nel suo libro “Benvenuti nel 2050”. Secondo l’autrice, l’unica italiana inserita dal World Economic Forum nella lista dei 100 giovani leader del 2019, i nuclei familiari del 2050 saranno più piccoli, ma le persone godranno di una salute migliore, grazie anche all‘ingegneria genetica. Questa, infatti, permetterà di rimediare ai difetti dei nostri cromosomi, fornendoci il miglior patrimonio genetico possibile. Qui si apriranno questioni etiche fondamentali, su cui la filosofia, la politica e la scienza saranno chiamate a confrontarsi su come vivremo nel 2050. L’aspettativa di vita, poi, dovrebbe raggiungere i 130 anni.
Le relazioni personali
Cambieranno anche le relazioni personali ed affettive: si stima che nel 2050 più di una persona su dieci avrà avuto un rapporto sessuale con una macchina. I robot, infatti, avranno un ruolo fondamentale in aspetti della vita oggi ancora a traino umano. La prospettiva sarà quella di provvedere alla tassazione del lavoro robotizzato. Il mercato, inoltre, richiederà sempre più figure professionali in grado di programmare, gestire e riparare gli umanoidi. Non verranno comunque meno le competenze umanistiche, anche perché il progresso ci porrà di fronte a numerosi interrogativi etici e interdisciplinari. Nelle università si formeranno quindi i genetisti filosofi o gli esperti linguisti destinati alla programmazione dell’intelligenza artificiale.
Le migrazioni climatiche
Il riscaldamento globale renderà impossibile vivere nelle città più calde e aride. I flussi migratori, quindi, dipenderanno anche da questo. A questo punto, sarà necessaria una rivoluzione agricola e alimentare. Faranno il loro debutto sulle tavole di tutto il mondo la carne e la verdura prodotte in laboratorio e gli Ogm forniranno effettivamente cibi più sani e durevoli.
Tutto così positivo?
Le prospettive, viste dall’angolazione scientifica, sembrano quindi piuttosto rosee. Ma bisogna soffermarsi a riflettere su una questione per capire davvero come vivremo nel 2050: l’accesso alle tecnologie non sarà uguale per tutti e questo allargherà probabilmente il divario tra le classi sociali. Si potrebbe creare un mondo diviso in due: quello dei ricchi, sani e intelligenti (perché stimolati ed istruiti) e quello degli esclusi. Le sfide che si presenteranno, quindi, non andranno esenti dalle problematiche di oggi e non escluderanno catastrofi economiche e politiche, date anche da un’eccessiva importanza della tecnologia nella vita di tutti.
Elisa Ghidini