Come ottenere follow su Instagram, e così accrescere il proprio feed? La domanda che si pongono tutti gli influencer in erba, alla ricerca di fama sui social network.
Qui la soluzione semplice ed efficace, senza nemmeno bisogno di scattare foto.
Alcune esperienze accomunano gli utenti di Instagram, impegnati – tutti alla rincorsa – su come ottenere follow a cascata: le stories cancellate all’improvviso, le foto caricate senza descrizione per colpa di quell’unico hashtag in più, ma soprattutto il masochista passatempo del confrontare quanti follower – o quanti mi piace – hanno i nostri amici, oppure l’esercito intero dei neo-influencer.
Eppure sarà fortunatamente capitato anche a voi un giorno, di avere i vostri cinque minuti di gloria: aprendo le notifiche, scoprire che utente-sconosciuto-ma-con-centinaia-di-follow ha messo mi piace a una vostra immagine, oppure ha iniziato a seguirvi. La persona in questione ha parecchi follower, e ancora di più segue migliaia di profili: ehi, deve essere qualcuno che conta! E ora è arrivato proprio sul mio profilo a mettere un like o un commento!
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Ecco, molto probabilmente avete appena scovato un bot, e iniziate a intravedere davanti a voi la strada per il successo (fittizio) su Instagram.
Cos’è un bot? E cosa c’entra in come ottenere follow?
Oltre a Buoni Ordinari del Tesoro dello Stato italiano – con i quali non hanno nulla a che vedere, eccetto il fatto che si possono acquistare a modici prezzi – “bot” è l’abbreviazione di robot: su Internet, si tratta quindi di software che svolgono funzioni pre-impostate, in automatico, e il motivo per cui prima di accedere ad alcuni siti, ci tocca inserire strane combinazioni alfanumeriche, oppure selezionare la casellina e attendere prima che carichi la pagina. “Congratulazioni! Non sei un robot!”
La strada per il successo: ecco come funziona
Già, ma come funziona? Io volevo scoprire come ottenere follow per il mio profilo! …Vi vedo già trepidanti, in attesa di diventare i nuovi Chiara Ferragni, e sbaragliare il vostro feed mandando i mi piace alle stelle…
Come fare per ottenere più follow dunque? Come già detto, è un metodo assolutamente “legale” – benchè poco onesto rispetto allo scattare belle fotografie, che è ciò che dovreste fare con Instagram – e anche piuttosto comodo: il bot si occupa del vostro profilo, mentre voialtri nel frattempo vi potete dedicare a farvi una vita.
Esistono persino aziende che vendono – oppure vi propongono, se siete già sulla strada del successo ma vi manca ancora qualche tappa – schiere di efficientissimi bot, pronti al vostro servizio.
Poi, basta che comandiate al vostro secondo-voi azioni come “metti mi piace a tutte le foto che hanno fra gli hashtag ‘food’, oppure ‘maldive’”, e lui (lei…? Un bot è privo di identità in effetti. E così risulta alla fine il feed di coloro che se ne servono, a lungo andare…) eseguirà in maniera solerte al posto vostro. Altrimenti si può ordinare al bot di commentare tutte le foto che riguardano leoni marini, o tramonti, o gattini o quello che vi pare. Peccato che i commenti saranno tutti del tipo “Nice pic!” “Wow!” “Amazing feed!” “😍” – e se siete italiani, e commentate il bot commenta la foto di un altro utente italiano scrivendo in inglese, allora verrete sgamati. O per lo meno, non fate decisamente una bella figura…
Ma soprattutto, il problema è che il bot esegue indiscriminatamente. Non si chiede se sia il caso, di mettere mi piace a determinate immagini: il suo compito è adempiere al dovere, e far crescere il vostro feed interagendo con altri utenti. Perciò, se per caso qualche squilibrato ha incluso l’hashtag #gattini sotto un’immagine a sfondo pedofilo o razzista, il bot potrebbe ritenere che quella foto merita un bel “Good job!” fra i commenti.
Instagram sta venendo inquinato dai bot
Quelli sopra sono alcuni degli inconvenienti che possono capitare quando ci si serve dei bot. L’obiettivo di chi li usa infatti, non è tanto intasare i profili altrui, quanto mettersi in mostra. È quasi naturale: se qualcuno commenta la mia foto, sono portato a ricambiare – anche solo per curiosità, su come un profilo dal Kirghizistan possa essere approdato a quello della sottoscritta – e visitare a mia volta la sua galleria. Magari vedo pure due o tre foto che mi piacciono davvero, e così inizio a seguirlo. Ecco fatto, il bot è riuscito nel suo lavoro: creare interazioni – fittizie – su Instagram, e mettere in contatto profili che altrimenti sarebbero rimasti ignoti, dei nessuno insomma, l’uno per l’altro.
Ma si tratta appunto di interazioni fittizie: certo, a qualcuno può provocare un triste discreto piacere notare un commento – per quanto stereotipato, dal momento che come abbiamo visto, il lessico dei bot non è granché ampio – sotto la propria immagine; anche se consapevole che c’è qualcosa che non va in quell’inspiegabile commento da parte di un utente dal Kirghizistan…
E peggio di tutto, c’è il sistema follow-unfollow: spesso fa parte del servizio difatti, che il bot segua ad esempio tutti i profili che pubblicano contenuti di ricette vegetariane, per poi – sempre in automatico – togliere loro il follow dopo qualche giorno. È in questo modo che vi accorgete di profili che passano da 500 account seguiti, a persino 20mila il giorno successivo, e poi di nuovo 800 magari, a distanza di pochi giorni. Complimenti! Avete appena colto un bot in flagrante!
Oltre tutto, obiettivamente, quale essere umano potrebbe effettivamente seguire 20mila account? A meno che qualcuno decida di diventare Il Grande Fratello, e star dietro alle azioni quotidiane di migliaia di utenti nel mondo, è per lo più improbabile.
Si crea quindi un ambiente inquinato su Instagram, in cui è difficile – a prima vista – individuare chi si è realmente “guadagnato” le sue migliaia di follower grazie a dei contenuti che meritano di essere condivisi e apprezzati, rispetto a chi lascia fare tutto il lavoro sporco a un bot, e non pubblica altro che foto della pizza mangiata in solitaria il sabato sera.
Altro che milioni di follower. Altro che community affiatata che interagisce.
In ultimo, forse è per questo motivo che Instagram ha recentemente preferito provare a nascondere alla vista degli altri utenti il numero dei mi piace ottenuti, al di fuori di quelli del proprio profilo. Magari può davvero aiutarci ad andare oltre l’appannaggio del numero dei like, e concentrarci realmente sulla qualità dei contenuti condivisi.
Comunque, confido che dopo essere stati attratti dal titolo perché spinti dalla fama di successo – come del resto ormai quasi chiunque su Internet –, una volta letto ciò che si cela dietro a questi profili-zombie, decidiate invece di utilizzare questo articolo più come una sorta di “guida” per diffidare degli utenti che si servono dei bot (e magari divertirvi a giocare ai detective nel scovarli), piuttosto che correre a cercare le pagine o le aziende che possano procurarvene uno, il quale concretamente prenderà possesso del vostro profilo. (Non tralasciamo infatti che affinché il bot lavori per voi, occorre che gli forniate tutte le vostre credenziali, password compresa. Un altro aspetto piuttosto oscuro della faccenda, per smettere definitivamente di dannarsi su come ottenere follow in più, al di là dell’essenziale condivisione di contenuti che piacciono alla gente).
Alice Tarditi