L’Unione Europea sta violando i principi umanitari per gestire i flussi migratori provenienti dalla Libia, dalla Tunisia e dal Niger. Un terzo degli interventi finanziati dall’UE rischia di compromettere gravemente i diritti umani dei migranti, anziché, come dovrebbe fare, concentrarsi sulla lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo.
Nel tentativo di controllare i flussi migratori provenienti dalla Libia, dalla Tunisia e dal Niger, l’Unione Europea ha finanziato interventi che, secondo Oxfam, rischiano di violare le norme internazionali e comunitarie sulla destinazione degli aiuti pubblici allo sviluppo. Nel rapporto pubblicato recentemente, l’organizzazione ha rivelato che oltre un terzo di tali interventi potrebbe mettere a repentaglio i diritti umani dei migranti, anziché mirare alla lotta contro la povertà nei paesi in via di sviluppo.
Un bilancio di ben 667 milioni di euro dei contribuenti europei, destinati al piano ’21-’27 dello strumento europeo di cooperazione e aiuto umanitario (NDCI), è stato utilizzato per sostenere attività che hanno come obiettivo il controllo delle frontiere comunitarie affidato ai paesi africani di transito. Questo approccio, secondo Oxfam, è un abuso dei fondi di aiuto pubblico allo sviluppo e va contro le regole sia internazionali che europee.
Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), gli aiuti pubblici allo sviluppo dovrebbero essere destinati alla promozione della crescita economica e del benessere nei paesi in via di sviluppo, e le attività che trascurano i diritti degli sfollati e dei migranti non si qualificano come tali. Questo solleva gravi preoccupazioni sulla conformità dell’Unione Europea alle norme internazionali.
La strategia dell’Unione Europea di esternalizzare il controllo delle frontiere comunitarie ai paesi africani di transito è stata criticata da Oxfam come miope e controproducente. Invece di affrontare le cause strutturali della migrazione, sembra che l’UE stia usando gli aiuti come strumento di pressione verso gli Stati africani, delegando loro responsabilità in materia di migrazione e asilo. Questo non solo non ha fermato il traffico di esseri umani o le tragedie in mare, ma ha anche contribuito ad aumentare il numero di arrivi in Europa, con oltre 130.000 arrivi solo in Italia dall’inizio dell’anno.
Inoltre, l’Unione Europea sta finanziando in Libia l’addestramento e l’acquisto di navi per la Guardia costiera, nonostante ci siano numerose prove del coinvolgimento di questa entità nel traffico di esseri umani. Questo sembra un contraddittorio uso dei fondi, considerando che l’UE destina anche risorse per evacuare i migranti dai centri di detenzione libici a causa degli abusi e delle torture documentati.
La situazione in Tunisia è simile, con finanziamenti diretti alla Guardia Nazionale Marittima tunisina, nonostante le segnalazioni di violazioni dei diritti umani dei migranti da parte delle autorità locali.
In Niger, la pressione esercitata dal governo per il controllo delle frontiere e la detenzione dei migranti ha portato molte persone a percorrere rotte clandestine gestite dai trafficanti. Le autorità nella zona desertica tra Libia e Niger sono responsabili del 60% degli stupri e abusi subiti dalle donne migranti. Tuttavia, l’Unione Europea continua a finanziarle con fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo.
Una delle questioni più preoccupanti è la mancanza di trasparenza nella destinazione dei fondi europei. In alcuni interventi finanziati nel rapporto di Oxfam, si fa riferimento genericamente alla “gestione della migrazione”, senza ulteriori dettagli.
Oxfam chiede urgentemente un intervento del Parlamento europeo per rendere trasparente la destinazione dei fondi e garantire che siano utilizzati in modo giusto, senza contribuire alla violazione dei diritti umani. Questa situazione riflette il fallimento delle politiche europee e nazionali nell’affrontare i flussi migratori, un problema che richiede una nuova direzione basata sulla creazione di percorsi di migrazione sicuri e regolari e sull’utilizzo dei fondi per sconfiggere la povertà, in linea con le norme internazionali e comunitarie.