“Esistono altre intelligenze nell’universo?”
“In realtà fatichiamo a trovarle anche qui sulla Terra.”
[Dal film Contact].
I sovranisti e gli alieni non è il titolo di un fumetto.
Una disarmante posizione “politica”, avanzata da alcuni cosmologi di fama mondiale, mette in discussione, osservandoli sotto una prospettiva cosmologica, i presupposti dei gruppi sovranisti, di cui uno dei portavoce italiani è Salvini.
Il problema, a cui accennava già il cosmologo inglese Martin Rees in Il secolo finale (2003), è stato recentemente ampliato dal suo collega svedese-americano Max Tegmark, nei saggi L’universo matematico (2014) e Vita 3.0 (2018).
La questione se siamo o non siamo soli nell’universo è certamente un problema non da poco.
«Entrambe le possibilità sono ugualmente terrificanti», scriveva lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke.
La scoperta, a partire dal 1992, di sempre più numerosi pianeti extrasolari (sono ormai più di 4000 gli esopianeti confermati) ha senz’altro conferito ottimismo alla possibilità che la vita si sia evoluta altrove nel cosmo e ci ha dato la possibilità di chiarire alcuni dei coefficienti della formula di Drake, ma per quanto riguarda l’esistenza della vita intelligente, continua a pesare lo scomodo paradosso di Fermi:
«Se l’universo brulica di alieni… dove sono tutti quanti?».
La domanda è inquietante. È improbabile che una civiltà di tipo I, secondo la classificazione proposta da Nikolaj Kardašëv, possa perseverare per tempi indefiniti sul proprio pianeta. La continua necessità di risorse, unita alla distruzione sistematica dell’ambiente, la porterà a espandersi all’esterno del pianeta, oppure fatalmente a soccombere.
Ma una civiltà che evolvesse al punto tale da raggiungere la capacità di espandersi tra le stelle, pur considerando il limite imposto dalla velocità della luce, impiegherebbe una manciata di milioni di anni per colonizzare la galassia.
Quindi, se anche una sola civiltà di alieni fosse arrivata a tale stadio, oggi ne troveremmo le tracce dappertutto. Poiché così non è, bisogna concludere che nella nostra galassia non sia mai esistita una civiltà che abbia raggiunto un livello tecnologico di tipo III.
Tale considerazione suggerisce che esista una sorta di “filtro” che rende difficile la nascita della vita o il suo sviluppo in vita intelligente.
Come nota Max Tegmark, c’è la possibilità che «il blocco si trovi dopo la nostra attuale fase di sviluppo, forse perché la colonizzazione dello spazio è impossibile o perché quasi tutte le civiltà avanzate si autodistruggono prima di potersi lanciare nel cosmo».
Una stima alla durata di una civiltà tecnologica è appunto l’ultimo valore dell’equazione di Drake.
La maggior parte dei cosmologi tende oggi a pensare che le civiltà intelligenti siano estremamente rare nell’universo, e Tegmark avanza addirittura l’opinione – non senza argomenti – che siamo addirittura soli.
Ma la nostra unicità ed eccezionalità implica, di conseguenza, un’immensa responsabilità.
La responsabilità di non autodistruggerci. La responsabilità di sopravvivere, di trascendere i nostri limiti e di espanderci nell’universo. Di vedere, insomma, il nostro futuro remoto in una prospettiva cosmica e transumanista.
«L’importanza di saper gestire ragionevolmente il rischio per la nostra esistenza appare più ovvia in una prospettiva cosmica che permetta di apprezzare le enormi potenzialità future, [potenzialità] che rischieremmo di perdere se combinassimo un disastro tale da distruggere la nostra civiltà», osserva Tegmark.
E aggiunge: «Il nostro potenziale vitale a lungo termine è letteralmente astronomico, eppure non abbiamo ancora un piano convincente per affrontare i rischi esistenziali più urgenti, e l’attenzione e le risorse che dedichiamo al problema sono una frazione insignificante di quelle che potremmo investire».
Cosa hanno da spartire quindi i sovranisti e gli alieni?
Certo, sembra difficile parlare di evoluzione futura e colonizzazione galattica quando i nostri politici continuano a concentrarsi su questioni di rilevanza locale, peraltro mantenendo le nazioni in competizione tra loro e perdendo di vista seri problemi globali come la sovrappopolazione, l’effetto serra, la distribuzione delle risorse, l’inquinamento.
Nel nostro momento storico, in cui ci troviamo a un passo da quel “blocco” indicato dall’ultimo coefficiente dell’equazione di Drake (la durata di una civiltà tecnologica prima della sua ovvia e inevitabile autodistruzione), avremmo bisogno di una collaborazione internazionale che investa tutti i mezzi, le risorse e l’intelligenza di cui disponiamo all’unico scopo di far sopravvivere la nostra specie e darle un futuro a lungo termine.
La politica più recente, invece, tende verso un’ulteriore frammentazione: prevalgono gli interessi nazionali, gli egoismi tribali, e del surriscaldamento globale chi se ne infischia. America first, British exit, Prima gli italiani. In un momento in cui avremmo bisogno di stabilire strategie globali che curino gli interessi a lungo termine della specie umana, assistiamo invece a un rigurgito di istanze sovraniste, nazionaliste, razziste, peraltro cinicamente sostenute e tollerate a scopo elettorale.
I sovranisti e gli alieni non è dunque il titolo di un fumetto, ma un allucinante ossimoro.
Max Tegmark, ironizzando, mostra il rapporto tra due punti di vista, che definisce prospettiva tradizionale e prospettiva cosmica (2014, p. 428). Ci permettiamo di aggiungere una terza colonna, la prospettiva sovranista, esponendo a confronto l’agenda politica di tanti leader che ben conosciamo:
La nostra estinzione, scrive Tegmark,
Renderebbe il dramma della vita nel nostro universo, nel suo insieme, solo un breve e transitorio lampo di bellezza, passione e significato in una quasi eternità di assenza di senso, di cui nessuno farà esperienza. Che occasione sprecata sarebbe! […] Il potenziale futuro della vita nel nostro universo supera di gran lunga i sogni più fantastici dei nostri antenati, temperati da una possibilità, parimente reale, che la vita intelligente si estingua per sempre. La vita nel nostro universo realizzerà il suo potenziale o lo butterà al vento? Dipende in gran parte da quello che noi umani che viviamo oggi faremo nel corso della nostra esistenza.
Claudia Maschio