Era il 7 settembre quando il ministro dell’Interno ricevette dai carabinieri una busta contenente l’avviso di iscrizione al registro degli indagati per il reato di sequestro di persona aggravato.
Centottanta persone a bordo della Diciotti, compresi minori, sono state private della loro libertà personale in pregiudizio. Ricordiamo un po’ con disgusto lo show salviniano al momento dell’apertura della busta in diretta Facebook, con l’atteggiamento da galletto della fattoria che non teme niente e nessuno. Ma il passo da gallo a pollo è stato breve.
Infatti il Ministro ha dichiarato pubblicamente di non voler essere più processato, contrariamente a quanto affermato una settimana prima. Sensi di colpa? Ma figuriamoci. Stizza e consapevolezza di essere dalla piena parte del torto? Forse. Con una lettera inviata al Corriere della Sera Salvini chiede di negare l’autorizzazione a procedere sul caso. Cosa voteranno i 5s, paladini dell’onestà e da sempre contrari all’immunità parlamentare? Il governo rischia il collasso se la maggioranza si spaccherà sul processo?
Perché la Giunta sulle immunità del Senato è stata chiamata in causa?
Esiste un Tribunale dei Ministri che si riunisce appositamente per i reati ministeriali. In questo caso, stiamo parlando del Tribunale di Catania, che si è rivolto alla Camera per chiedere l’autorizzazione a procedere. A decidere se concedere o meno l’autorizzazione, è la Giunta sulle Immunità, il cui ruolo è appurare se l’operato del ministro rispondeva alla “tutela di un interesse dello Stato” e a un “preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo”. In questo caso, e solo in questo, il Senato può interrompere la procedura giudiziaria. La Giunta ha iniziato l’esame delle carte mercoledì scorso.
Le ipotesi possibili sono tre:
- il Senato riconosce la natura ministeriale dell’ipotetico reato e nega l’autorizzazione.
- Può ugualmente riconoscere la natura ministeriale e concedere l’autorizzazione.
- Può “disconoscere” la natura ministeriale del reato e disporre la restituzione degli atti all’autorità giudiziaria affinché il procedimento prosegua nelle forme ordinarie.
Quali sono le tempistiche?
Matteo Salvini ha avuto 7 giorni di tempo per inviare una memoria o presentarsi personalmente in Giunta. Lui, solo lui può essere ascoltato dalla Giunta. Questo perché non ha veste di Tribunale e non le è consentito ascoltare testimoni. Dopo aver sentito il Minsitro seguirà una seconda riunione per ascoltare la proposta del relatore e avviare il dibattito. Poi ancora una terza, per concludere il dibattito e votare. Il tempo a disposizione concesso alla Giunta è di 30 giorni, ovvero entro il 23 febbraio.
Concluso il voto e con la relazione finale della Giunta, spetterà all’Aula del Senato votare entro altri 30 giorni, questa volta con voto segreto. Si arriverà dunque a fine marzo.
Da chi è composta la Giunta?
La Giunta del Senato è composta da 23 membri e presieduta da Maurizio Gasparri (Forza Italia). Inizialmente si pensava che i voti contrari all’autorizzazione sarebbero stati otto, quelli della Lega, di Forza Italia e uno di Fratelli d’Italia. Mentre quelli contrari sarebbero stati dodici (grillini, Partito Democratico e Pietro Grasso di Leu). Gli unici incerti erano i voti dell’ex 5s Gregorio di Falco e di Meinhard Durnwalder (Svd). Tuttavia il ribaltone dei Cinquestelle rischia di sconvolgere le carte in tavola.
Dato che il voto della Giunta non sarà segreto, tutto ruoterà intorno alla scelta che compieranno i 5s. Tradire l’elettorato o tradire l’alleato?
I conflitti all’interno del M5s
Ufficialmente, Di Maio e Conte hanno accettato l’invito del vicepremier leghista di votare contro l’autorizzazione. Ma gli altri pentastellati sembrano invece intenzionati a votare a favore del processo. Il Movimento, da sempre, è contrario a ogni immunità e se dovesse venir meno ai suoi principi, il consenso elettorale potrebbe risentirne.
“Credo proprio che voteremo a favore alla autorizzazione a procedere – spiega Di Battista– poi cercheremo una soluzione tutti assieme”. Dunque i vertici grillini pensano di votare no all’autorizzazione a procedere, evitando a Salvini il processo. Ma Di Battista rincara la dose: “Voteremo sì. Da una parte il bisogno di salvaguardare l’esecutivo, dall’altra la necessità di non tradire i valori fondanti: il rischio è perdere consenso“.
Riflettiamo sulle cause che spingono Gigi e Beppe a perseguire questa linea. Se venisse condannato, Salvini rischierebbe la decadenza, come previsto dalla Legge Severino. Agli occhi degli italiani risulterebbe un martirio compiuto in nome della patria e degli interessi del popolo. Paradossalmente, ma nemmeno troppo, se votassero a favore del processo il consenso mediatico leghista salirebbe alle stelle, lasciando ancora più nella penombra il movimento pentastellato.
Tuttavia, paradossalmente, ma nemmeno troppo, il M5s perderebbero consensi in caso di violazione ai principi originari del Movimento, come l’immunità. Bel vicolo cieco, per i grillini. Ma, con una buona strategia, il voto segreto del Senato potrebbe rivelarsi fondamentale.
Cosa accadrà dopo il voto della Giunta?
Come anticipato prima, dopo la votazione palese della Giunta, la parola spetta all’Aula del Senato. I casi sono i seguenti:
- Se la Giunta si esprimerà favorevole all’autorizzazione, non ci sarà un documento. A quel punto l’Assemblea potrebbe votare esclusivamente un ordine del giorno per ribaltare quella decisione.
- Se invece la Giunta negherà l’autorizzazione, ci sarà un documento che dovrà essere messo ai voti. Questo voto del Senato potrebbe verosimilmente cadere in primavera, alla vigilia delle Europee.
Le conseguenze sono alquanto imprevedibili. Ma una cosa è certa: ruoteranno intorno alla decisione finale dei Cinque Stelle. C’è chi grida a una crisi di governo imminente, c’è chi immagina un rafforzamento popolare intorno al Carroccio. C’è ancora chi sostiene – o auspica – che si troverà una soluzione comune tra la maggioranza, chi già immagina i pentastellati per sempre fuori gioco.
Va bene avanzare ipotesi, va bene giocare di strategia. Ma non dimentichiamoci il motivo principale per cui Salvini è indagato. Ha agito nell’interesse del Paese o nell’interesse del proprio consenso? Si può giustificare un sequestro di persona con un “gli elettori mi hanno votato per questo”? La legge vale per tutti o solo per chi non chi ci sta a genio? Non dimentichiamoci di chi stiamo parlando.
Ilaria Genovese