“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”, così scrisse Cesare Pavese (La luna e i falò, 1950).
L’Italia è un insieme di paesi. Per l’esattezza sono 5.991 i piccoli comuni con meno di cinquemila abitanti, dove vivono quasi 11 milioni di italiani. Molti di questi sono paesi di montagna e sono accomunati tutti da una serie di trend negativi, primo tra tutti quello dello spopolamento e dell’abbandono. Le cause di questo fenomeno sono di natura sia storica/naturale (a causa dei terremoti o del dissesto idrogeologico) sia economica e sociale (la classica emigrazione per cause di lavoro). La dinamica è sempre la stessa: muoiono più abitanti di quanti ne nascano e i pochi giovani scappano, verso le città o la costa. E inevitabilmente chiudono le scuole e poi uno dopo l’altra tutte le attività commerciali.
Sono la cassaforte dei tesori italiani, dove si mantengono ancora vive le tradizioni più antiche, dove si tramandano le storie e i dialetti e dove si coltivano e si valorizzano tutti i prodotti tipici. Nonostante questo, la tentazione della fuga è molto forte, perché i disagi quotidiani e la carenza di assistenza e infrastrutture finiscono per rendere la vita oggettivamente difficile. E allora c’è bisogno di un piano per fermare lo spopolamento e ridurre il gap dei servizi tra chi abita in città e chi ancora resiste nei piccoli comuni.
La legge salva-borghi
Per combattere lo spopolamento, contrastare l’abbandono dei centri storici e stimolare interventi di manutenzione, nel 2017 il governo ha approvato la cosiddetta “legge salva borghi”, che prevede un fondo da 100 milioni di euro fino al 2023. Soldi che possono servire per la messa in sicurezza delle strade, per l’acquisizione di edifici in stato di abbandono e per la promozione dei prodotti agricoli locali o per la creazione di strutture turistiche.
«Le risorse a disposizione dovrebbero essere aumentate, è vero, ma questa legge è già un grande passo in avanti – dice Marco Bussone, vice presidente dell’Unione dei Comuni montani -. Le risorse certo sono importanti, ma altrettanto lo sono le buone idee».
E queste, di certo, non si sono fatte attendere. Difatti l’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, nella relazione Agenda controesodo, scrive che 581 comuni sono riusciti a invertire la tendenza demografica e ad aumentare del 9% il numero di abitanti, nel periodo tra il 2008 e il 2015.
Le idee
Da Nord a Sud, sono sempre più numerosi i comuni che hanno preso la decisione di svendere gli immobili di loro proprietà, al fine di combattere lo spopolamento dei paesi fantasma. L’unica condizione è l’obbligo di ristrutturare l’edificio entro poco tempo. Ma che riscontro hanno tali proposte? Le risposte dei sindaci che le hanno adottate sono tutte affermative. Interi quartieri sono stati ripopolati, la ristrutturazione ha permesso che fossero coinvolte aziende locali, così da creare un notevole introito. Molti turisti, tentati dalla convenienza dell’affare, hanno visitato borghi sconosciuti, costruendo case vacanze o strutture turistiche o, meglio ancora, decidendo di trasferirsi definitivamente.
Ma alcune città italiane hanno deciso di investire anche sulla integrazione di migranti. Lo dimostra il caso di Riace, dove il sindaco Mimmo Lucano ha creato un modello di integrazione incentrato sull’accoglienza e la partecipazione attiva di profughi e richiedenti asilo nella rinascita della città.
Altre iniziative permettono di soggiornare gratuitamente durante il periodo estivo nei borghi, a patto che lo si promuova attraverso i canali social, diventando dei veri e proprio cittadini temporanei. Altre ancora, come il comune di Dozza, puntano sull’arte ed in particolare la street art, ospitando festival internazionali di arte contemporanea.
L’esigenza di ripopolamento è stata percepita anche dall’azienda Airbnb che ha permesso che l’introito turistico rurale italiano arrivasse a toccare i 72.3 milioni di euro. Airbnb ha realizzato due campagne dedicate in particolare a queste zone fuori dai grandi centri urbani: quella “Made in Italy“, con cui aiuterà il settore agro-alimentare e quella “Small Villages“, con cui implementerà un turismo sostenibile nei piccoli borghi.
Serena Fenni