Non è solo un caso di cyberbullismo, la percezione del rischio ai tempi dello smartphone cambia le storie di convivenza.
Nel modenese un diciassettenne è entrato in coma etilico a seguito di una sconsiderata assunzione di sostanze alcooliche ad una festa per la vigilia di Natale. Gli amici hanno registrato diversi video con gli smartphones inviandoli ad altri conoscenti tramite Whatsapp. Quando la situazione del giovane ha cominciato a preoccupare seriamente i presenti, il ragazzo è stato condotto in ospedale dove è stato riconosciuto lo stato di coma.
La storia è un racconto di Natale finito male, qualcosa a cui non siamo abituati. I fatti sono però quotidiani e rispettano i canoni dei rapporti sociali ai tempi della connessione istantanea. Il contraltare alle foto dei cibi delle feste e degli alberi decorati sono i report involontari di una generazione in preda al panico da contatto con la realtà. Uno strumento, lo smartphone, che sempre più assume le caratteristiche di un prolungamento del nostro corpo, ma che non agisce come tale.
Dalla ricostruzione parziale dei fatti sembra che il diciassettenne abbia raggiunto il coma etilico durante una festa organizzata da un ragazzo maggiorenne. Gli amici sarebbero stati invitati a contribuire con una quota di 10 euro per poter consumare l’alcool all’evento. I carabinieri che indagano sui fatti hanno a disposizione alcuni dei video realizzati dagli invitati per la ricostruzione della vicenda.
Sarebbe semplice ora parlare dell’ennesimo caso di cyberbullismo, di una comune tendenza alla messa alla gogna mediante gli strumenti tecnologici. Ed è vero, ma solo in parte, che, ancora una volta, la tecnologia è stata messa al servizio del divertimento becero, della vessazione nei confronti del più debole. Esiste una questione più spinosa e meno indagata però: il problema comunicativo della generazione smart.
Un coma etilico del resto è una situazione di estrema emergenza di fronte alla quale la prima risposta non può essere quella della realtà virtuale. Eppure gli amici del malcapitato hanno reagito all’accaduto con il metodo d’interazione che per loro era più congeniale. Il disagio, la solitudine di tutta la gioventù passa attraverso gli stessi mezzi che raccontano le vacanze dorate di un mondo che non sa osservarla.
Paolo Onnis