Quando il terrorismo torna a farsi sentire a casa nostra, per noi occidentali si presenta, insieme alla paura, il pensiero che cerchiamo di tenere più a distanza possibile: la morte. Non pensarci, non significa evitarla, ma ci fa illudere, soprattutto se giovani o nel pieno della vita, che essa sia lontana, invisibile, anche se inevitabile. Chissà se i bambini, gli “immortali” per eccellenza, sentendo la TV o noi adulti parlare di terrorismo, non inizino anche loro a perdere poco alla volta la loro illusione di immortalità?
“Incerta omnia. Sola mors certa” diceva Sant’Agostino, ma per noi conta solo la vita e in nessun modo abbiamo cercato di investigare e conoscere la morte, tutta la nostra concentrazione è spesa nell’allungare la vita, nel limitare l’invecchiamento, nel rendere innocuo il dolore e nel tenere distante l’argomento.
La morte ci impone una rassegnazione cosmica e rappresenta, probabilmente, l’ultimo grande tabù dell’Occidente.
Nella nostra società conosciamo il suicidio e spesso (con arroganza e insensibilità) lo condanniamo, ma non immaginavamo certo che qualcuno fosse disposto a perdere la propria vita, sacrificandone altre, in nome di un’ideologia perversa, per noi incomprensibile.
Ci troviamo sul fronte di una guerra dove il nemico è invisibile, non ha più nulla da perdere, ci odia e il significato della propria esistenza si rivela solo attraverso il suo estremo sacrificio.
Per noi è l’attacco vile di un mostro subumano, per lui, invece, il suo martirio omicida è il riscatto verso chi gli ha tolto tutto, anche il diritto di esistere.
Una guerra tra vittime, perché si colpiscono solo innocenti. I primi, gli assassini, sono stati manipolati e resi mostri (vittime che perdono la loro innocenza), i secondi: le vittime innocenti, sono i liberi schiavi del capitalismo occidentale.
Restano sempre immuni i veri responsabili di questa guerra.
Il terrorismo si alimenta sull’irrazionalità e gli sciacalli della politica ne hanno bisogno anche per fini elettorali, alimentando ancora di più la paura, attraverso dati finti, soluzioni disumane, proposte inattuabili e mentendo sistematicamente.
Questa dilatazione della realtà, questo mutamento della percezione degli avvenimenti, crea un pericoloso caos generalizzato, che se apparentemente viene presentato alle persone come soluzione per l’aumento della protezione e della sicurezza, in realtà è destinato a peggiorare le cose. Quando peggioreranno, ci sarà qualcuno che andrà poi ad individuare queste persone ed a metterle davanti le loro responsabilità? Non credo.
In Italia, attraverso la legge dello Ius Soli, stiamo vivendo la contrapposizione di chi, sbagliando e sapendo di sbagliare, vuole associare il terrorismo all’immigrazione e svilire i diritti richiesti da alcuni, a potenziale pericolo futuro.
D’altronde è facilissimo ricevere il consenso attraverso l’incitazione all’odio, l’aumento della paura e attraverso l’esclusione sistemica del pensiero critico, al quale viene preferito l’istinto irrazionale.
Tra un Salvini e un Bauman, non ci sarebbe proprio da pensare a chi dar retta e Bauman ci ha avvertito tutti: “Identificare il problema immigrazione con quello della sicurezza nazionale e personale, subordinando il primo al secondo e infine fondendoli nella prassi come nel linguaggio, significa aiutare i terroristi a raggiungere i loro obiettivi […]. Dal punto di vista dei terroristi, quanto peggiori sono le condizioni dei giovani musulmani nelle nostre società, tanto più forti sono le possibilità di reclutamento”.
Sono parole sulle quali bisognerebbe riflettere a lungo. Dovremmo farlo tutti, compresi quei politici che preferiscono gli slogan, le urla e le minacce, alla saggezza e all’umanità.
Bisogna finirla di parlare di “invasione” quando i dati dimostrano che non esiste e che il numero dei migranti che sbarcano è in calo. Bisogna finirla di ripetere stupide frasi, quali: “aiutiamoli a casa loro”, come?. Rimandarli indietro, significa prima di tutto accettare che molti di questi esseri umani disperati, verranno arrestati, torturati e uccisi. Di questo saremmo realmente colpevoli, lavandocene le mani.
Allo stesso modo è indubbio che siano necessari controlli rigorosi sui migranti e che si inizi a pensare a politiche concrete di integrazione.
Il vero problema è l’integrazione. Non è ghettizzando gli extracomunitari in desolate periferie che si crea integrazione. Quello dell’integrazione è un problema che riguarda tutta Europa, non solo l’Italia.
Fino ad ora abbiamo creato una distanza siderale tra noi e loro, anche nella convivenza e questa non è integrazione, questa è la culla dell’odio.
Fino a quando penseremo di essere superiori e di far sentire loro inferiori, fino a quando negheremo loro i diritti o fingeremo di dargliene sulla parola ma non nei fatti, noi coltiveremo la loro voglia di rivalsa e di vendetta. Immaginatevi coma possa sentirsi un musulmano per bene, quando viene costantemente associato ad uno sporco terrorista!
Come può sentirsi un giovane, che dopo aver visto i sacrifici dei suoi genitori per dargli un futuro nella nostra società, si ritrova nella medesima condizione dei suoi genitori, per di più in un clima teso e sospettoso come quello attuale? Voi non vi sentireste ingannati, esclusi, umiliati?
Come possiamo contrastare la fascinazione di chi, a casa nostra (in Europa), sceglie di affiliarsi all’Isis? È chiaro, che dovremmo offrire pari opportunità, solo così dimostreremmo che la nostra società merita rispetto e che le follie dei seminatori d’odio dell’integralismo islamico, vanno allontanate come la peste. Solo così la religione tornerà ad occuparsi dello spirito e a non intromettersi nel resto.
La scelta, quando non esiste difesa, diventa quindi una sola: sopprimere l’ideologia criminale, mostrando l’esempio di un mondo migliore, di una società migliore, equa e giusta. La democrazia non si esporta con le bombe e questo penso ormai lo abbiano capito in molti. La pace, soprattutto dopo aver depredato, non si mantiene con la persecuzione, le barricate e l’indifferenza, ed è su questo che bisognerebbe focalizzarsi.
Le politiche culturali e di cooperazione internazionale, sono le prime che andrebbero sostenute per arrivare a quelle legate all’integrazione.
Chi ci propone soluzioni inumane, chi ci distoglie dai nostri veri problemi per attribuirne le responsabilità al nemico del momento, chi ci chiede di lavarci le mani e di prendere a calci coloro i quali ci chiedono aiuto o chi ci invita a non ascoltare le ragioni di quelli che avrebbero tutte le carte in regola per ottenere dei diritti, come quello della cittadinanza; non ci sta proteggendo, ma ci sta impantanando in questa guerra invisibile, senza offrire soluzioni, senza garantirci alcuna reale difesa.
Concludo, utilizzando ancora il pensiero di Bauman: “Le prime armi dell’Occidente nella lotta contro il terrorismo sono inclusione sociale e integrazione”.