Il caso Serena Mollicone rappresenta un enigma di lunga data, un’ombra che si è proiettata su una famiglia e su una comunità intera. Un enigma che, dopo anni di attesa, ha subito un colpo di scena sorprendente.
Colpo di scena nell’iter processuale che ha tenuto in sospeso il caso dell’omicidio di Serena Mollicone, l’adolescente di Arce, provincia di Frosinone, il cui corpo senza vita fu scoperto nel lontano giugno del 2001.
Tra studi del caso, rivalutazioni e perizie, l’aula della Corte d’Assise di Roma si è rischiarata di speranza, poiché i giudici hanno finalmente concesso il via libera alla riapertura del processo. Tale decisione è stata presa in risposta alla richiesta formulata con determinazione dalla Procura Generale, che ha, inoltre, sollecitato l’ascolto di ben 44 testimoni. Un colpo di scena senza precedenti, poiché nel processo di primo grado, nel luglio del 2022, il tribunale di Cassino aveva scagionato i cinque imputati coinvolti in questa triste vicenda. Si tratta del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Annamaria e il figlio Marco, che erano stati accusati di omicidio. Inoltre, il luogotenente Vincenzo Quatrale aveva ricevuto l’accusa di concorso in omicidio, e l’appuntato Francesco Suprano era stato imputato di favoreggiamento.
Ora, i giudici di secondo grado nella capitale, Roma, hanno deciso di procedere con cautela. Nell’udienza prevista per il 20 novembre, verranno ascoltati tutti i consulenti delle parti coinvolte. Successivamente, si prenderanno decisioni in base a quanto emergerà durante le testimonianze. Tra i testi individuati dall’accusa, spicca il nome del luogotenente Gabriele Tersigni, ex comandante della stazione dei carabinieri di Fontana Liri. Si dice che il brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008, avesse condiviso con Tersigni importanti informazioni dopo gli interrogatori del marzo e dell’aprile di quell’anno. Secondo l’accusa, Tuzi avrebbe rivelato di aver visto Serena entrare nella caserma la mattina del 1 giugno 2001, il giorno in cui la giovane scomparve per poi essere ritrovata priva di vita nel bosco di Fonte Cupa, nella vicina località di Anitrella. La testimonianza di Tersigni viene ora considerata fondamentale, specialmente alla luce del fatto che i giudici di primo grado avevano scelto di non ascoltarlo.
Tuttavia, la Corte d’Assise ha respinto la richiesta di una nuova perizia ingegneristica robotica. Il procuratore generale ha suggerito che si valuti la possibilità di eseguire una perizia sul calco del pugno di Franco Mottola, condotta da un esperto nominato dalla Corte. Questo confronto sarebbe finalizzato a stabilire eventuali corrispondenze con l’impronta rilevata sulla porta dell’alloggio della caserma dell’Arma di Arce.
La notizia della riapertura del processo ha scatenato emozioni contrastanti tra le parti coinvolte. Il rancore accumulato per anni si è sciolto in parte, con Antonio Mollicone, zio di Serena, che ha dichiarato:
“Sono contento, molto contento. Anzi speriamo si faccia molta più luce, perché avere preclusioni? Noi siamo contenti, molto contenti.”
Dall’altra parte, Sandro Salera, legale della sorella di Serena, Consuelo, ha fatto notare che la riapertura di un processo non è un evento frequente e ha sottolineato che la Corte sembra intenzionata a valutare attentamente l’attendibilità della sentenza di primo grado.
Ora, il caso di Serena Mollicone è tornato al centro dell’attenzione giudiziaria, con la speranza che la verità venga finalmente alla luce, portando una conclusione a lungo attesa per una famiglia che ha sofferto per troppo tempo.