Negli ultimi tre anni, dal Mali nel 2020 fino al più recente Gabon, sono stati otto i colpi di stato avvenuti in Africa. Oltre 200 dagli anni ’50.
A cosa si deve questo fenomeno?
Pochi giorni fa è stato il turno del Gabon, in Africa Centrale. Un gruppo di soldati ha rovesciato il governo del Presidente Ali Bongo Undimba, posto agli arresti domiciliari. Inoltre, i militari hanno sciolto tutte le istituzioni della Repubblica.
Solo poche settimane prima, un altro colpo di stato è avvenuto in Niger, dove il Presidente Mohamed Bazoum è stato spodestato da un gruppo di soldati.
Nel 2022, il Burkina Faso ha vissuto due colpi di stato in soli otto mesi: il primo ha portato all’insediamento del tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, il secondo, sempre di natura militare, ha spodestato il precedente.
Prima ancora è stato il turno del Sudan, della Guinea, e del Mali.
Dagli anni ’50 ad oggi, sono 200 i colpi di Stato avvenuti in diversi Paesi dell’Africa. Dal 1960 al 2000, la media è stata di circa quattro colpi all’anno; mentre dal 2020 al 2023, i governi rovesciati sono stati otto.
Colpi di stato in Africa: una scia dagli anni ’50 a oggi
Nei decenni successivi alla fine del colonialismo e alle conquiste di indipendenza, i golpe sono stati eventi regolari in Africa.
Dalla fine degli anni ’50 in poi, infatti, i tentativi di rovesciare i leader africani sono stati 200, dei quali circa la metà ha avuto successo.
Jonathan Powell e Clayton Thyne, autori dello studio “Istanze globali di colpi di Stato dal 1950 a oggi“, sono due ricercatori statunitensi impegnati nell’analisi della curva del fenomeno.
Secondo le loro osservazioni, il numero di colpi di stato in Africa tra il 1960 e il 2000 è rimasto coerente con una media di circa quattro eventi all’anno, a parte un leggero aumento tra il 1960 e il 1969.
La media è scesa a due tra il 2000 e il 2019, ma ha subito un nuovo rialzo negli ultimi tre anni, con un totale di otto colpi.
Secondo Powell e Thyne, in ogni caso, i dati non sembrano allarmanti.
Non è sorprendente, data l’instabilità che i Paesi africani hanno sperimentato negli anni dopo l’indipendenza. I paesi africani hanno avuto condizioni comuni per i colpi di stato, come la povertà e le scarse prestazioni economiche.
Inoltre, quando un Paese sperimenta un colpo di stato, diventa spesso più soggetto ad altri colpi
L’area di crisi è stata identificata principalmente nel Sahel, sotto il deserto del Sahara. Un’area con un livello di sviluppo basso e risorse economiche scarse.
Fa eccezione il Gabon, storicamente mai colpito da golpe ed economicamente forte rispetto ai Paesi del Sahel.
Dietro un colpo di stato: democrazie rotte e ricerca di cambiamento
Se oggi l’Africa è teatro di un colpo di stato dopo l’altro, lo si deve in particolare a corruzione dilagante, instabilità politica, e difficili situazioni economiche.
Ma per capire meglio il fenomeno nel continente, bisogna tornare al suo passato di terra colonizzata.
Gran parte dei Paesi che hanno subito colpi di stato, tra cui Niger, Mali, Burkina Faso, Chad e Sudan, sono infatti ex-colonie francesi.
Durante il periodo colonialista, i dominatori imposero la loro autorità su queste terre.
Poi, intorno agli anni ’50, si sono presentate le prime richieste di indipendenza, che hanno portato alla realizzazione delle prime democrazie. Democrazie che, però, erano solo la facciata di regimi che continuassero a garantire l’influenza dei colonialisti.
Una volta esauriti gli interessi economici, infine, le ex-colonie francofone sono state lentamente abbandonate nelle mani di pseudo-democrazie instabili, corrotte e illegittime.
Ma le nuove generazioni non sono più disposte ad adattarsi a tale sistema politico, e le loro richieste di aiuto vengono intercettate dai militari.
Difatti, come spiega il professor Ndubuisi Christian Ani, dell’Università di KwaZulu-Natal (Sudafrica), molti golpe si generano a partire da rivolte popolari contro i dittatori.
Mentre le rivolte popolari sono legittime e guidate dal popolo, il successo è spesso determinato dalle decisioni prese dai militari
Come scrive su Le Monde il pensatore francese di origine camerunense Achille Mbembe, le istituzioni che i francesi avevano instaurato in Africa hanno perso la loro legittimità, rompendo l’originale patto sociale. Ma, nelle condizioni in cui si trovano, le popolazioni non vedono soluzioni alternative al cambiamento se non l’uso della forza militare.
I golpe appaiono come l’unico modo di provocare un cambiamento, di assicurare una forma di alternanza al vertice dello Stato, e di accelerare la transizione generazionale
Colpi di stato in Africa: cosa farà l’Europa?
A favorire il clima adatto ai colpi di stato in Africa è anche l’apparente immobilità della comunità internazionale, come ha denunciato il segretario generale ONU, António Guterres.
Le divisioni geopolitiche stanno minando la cooperazione internazionale, mentre sta prendendo piede un senso di impunità
L’unica misura adottata in passato, infatti, è stata l’isolamento dei regimi golpisti. Una soluzione che, oltre a non portare alcun beneficio, genera un sentimento di impunità.
Alla luce dei colpi di stato in Niger e in Gabon, però, qualcosa potrebbe cambiare.
L’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza dell’ONU, Josep Borrell, ha parlato di “una nuova era di instabilità“. Un fattore che rischia di offrire le sponde dell’Africa a Russia e Cina, mentre l’Europa (la Francia, soprattutto) subisce un profondo rigetto da parte delle popolazioni africane.
Giulia Calvani
La Nigeria non è stata una colonia francese ,ma ben si una colonia inglese. Comunque tutto hai fatto un buon articolo ,ma stai più attento…