Nella regione del Guaviare, in Colombia, la violenza sessuale verso le popolazioni indigene e, in modo particolare nei confronti delle bambine è un segreto che viene gridato a mille voci, è una crudeltà quotidiana, osservata e, purtroppo, in alcuni casi, legittimata.
Nella regione del Guaviare, in Colombia, le comunità indigene sono oggetto, ormai da anni, di abusi sessuali su minori da parte di civili e militari. In cambio ottengono un po’ di cibo, qualche moneta o Boxer, una colla chimica capace di far passare momentaneamente lo stimolo della fame. Tutto ciò nella quasi totale impunità e con la complicità delle autorità giudiziarie locali.
La regione si trova a sud-est della Colombia, orientata verso i confini con Venezuela e Brasile. Il capoluogo prende il nome di San Josè del Guaviare, detta anche “La città alle porte della foresta Amazzonica” per la sua prossimità ad essa. Di conseguenza, all’interno della regione, sono comprese numerose riserve indigene, tra cui quelle di Guayabero, Sikuani, Nukak e Jiw. Da diversi anni queste comunità sono vittime dello sfollamento forzato della foresta e costrette a spostarsi verso le zone urbane.
Per queste popolazioni indigene dove ora ci sono le città, un tempo c’era la loro casa, paradisi tropicali in cui società e natura erano un tutt’uno. Ma da anni ormai questi luoghi assomigliano sempre di più ad un vero e proprio inferno. È infatti confermata la presenza di una realtà in cui gli abusi sessuali, specialmente nei confronti di minori, sono ormai parte della quotidianità.
Tra il 2020 e il 2022 la “Defensoría Regional” (l’Ufficio del Difensore Civico) ha registrato un totale di 933 casi relativi a violazioni dei diritti di bambini, adolescenti, donne, anziani e comunità indigene.
Per quanto riguarda i casi di presunta violenza sessuale trattati dalla Defensoría Regional, dal 2020 al 2022, sono stati in totale 68 casi di minori e 159 di adulti.
Era stato Gerardo Reyes, giornalista di Univision, a far scoppiare la bomba a dicembre 2022. Con un importante lavoro di giornalismo investigativo, Reyes ha raccolto sul campo le informazioni relative a quanto stava succedendo, riportandole poi nel reportage La ley de la selva (La legge della selva).
Il giornalista ci fornisce un quadro crudo della realtà della cittadina e dei dintorni. In particolare nella strada chiamata “Calle 40”, si percepisce come sia evidente la mancanza di controllo istituzionale, che favorisce il traffico di minori a scopo di sfruttamento sessuale.
Gli orrori della Calle 40
L’odore delle macellerie e della birra si mescolano tra i chioschi alimentari e i bar de La 40. Così viene chiamata questa strada della città di San Josè del Guaviare che conduce alla zona del porto. Ed è proprio qui, tra i biliardi, i bordelli e i tendoni colorati che, ormai da 5 anni, si presentano a centinaia i casi di abusi sessuali sui minori e sulle donne indigene.
Luis [nome di fantasia] vive a San Josè da quando è nato e nel suo tempo libero si occupa di giornalismo.
<<Tutti sanno ciò che accade ne “La 40”. Nonostante alcuni sostengano che queste ragazze si prostituiscono volontariamente, la realtà è che tutte sono vittime di abusi e sfruttamento. I principali clienti sono i moto-tassisti e gli uomini anziani che le cercano nella zona, utilizzando metodi come l’uso di Boxer per drogarle e guarapo per farle ubriacare e renderle inermi in modo da venderle per essere sfruttate sessualmente.>>
In altri casi, approfittando della loro situazione di vulnerabilità dovuta alla fame e alla mancanza di protezione in termini di servizi di base, le ragazze sono costrette a ricevere cibo o somme di denaro molto ridotte, in cambio di prestazioni sessuali.
Riguardo alla Boxer, Luis mi spiega che non è raro vedere i bambini nella zona del fiume Guaviare con barattoli e sacchetti in mano. Si tratta di colla chimica in vendita al pubblico nei negozi di ferramenta. I venditori sono a conoscenza che l’interno dei piccoli barattoli finirà nel naso dei minori.
<<L’aspirano nella speranza che il loro effetto duri abbastanza da calmarli dalla fame. Passano ore cercando di alleviare la loro condizione.>>
Il Boxer, infatti, rimuove la fame, disinibisce e produce allucinazioni. Il problema riguarda il fatto che l’effetto della sostanza chimica svanisce dopo 15 minuti e la fame torna più forte, insieme al bisogno di comprare la sostanza.
Recentemente le autorità stanno cominciando a prendere qualche provvedimento. <<Hanno da poco reinstallato un CAI mobile, una stazione mobile della popolazione per tenere sotto controllo la zona>> afferma Luis.
Nukak: una popolazione in via d’estinzione
Il 6% degli abitanti del Guaviare si autoidentifica come indigeno. Ci sono più di 30 insediamenti indigeni, all’interno dei quali si trova un’ampia varietà di comunità. I Nukak sono uno dei sei gruppi di raccoglitori-cacciatori nomadi conosciuti come “Maku” e sono tra le principali popolazioni indigene a rischio di estinzione. Lottano da quasi tre decenni per poter vivere in pace nelle loro terre ancestrali. Da quando sono stati contattati con la forza nel 1988, hanno dovuto lasciare la loro foresta a causa degli attacchi e dei massacri subiti.
Nel 1993 il territorio dei Nukak fu legalmente riconosciuto grazie ad una campagna internazionale condotta dall’associazione Survival, da ONIC (L’Organizzazione Nazionale Indigena della Colombia) e da altre organizzazioni. Ciò nonostante, la loro foresta si è ritrovata invasa da gruppi armati illegali e da coltivatori di cocaina. Si crede vi siano anche molte mine antiuomo. Per non trovarsi nel mezzo del violento conflitto armato che per anni ha scosso la Colombia, molti sono stati costretti alla fuga. In particolar modo le donne e le bambine indigene dell’Amazzonia colombiana si trovano ad affrontare una delicata situazione umanitaria, alimentata della violenza domestica e degli abusi sessuali. Oggi, i popoli indigeni originariamente nomadi sono relegati in piccoli territori dove le loro pratiche di caccia, pesca, raccolta di frutti selvatici e tessitura sono limitate, in quanto lontane dalle foreste.
<<Perché parliamo di territorio? Perché nel nostro territorio abbiamo tutto. Lì abbiamo il nostro cibo, il nostro sostentamento. È lì che abbiamo tutte le conoscenze, gli insegnamenti per i giovani.>>
(video di Survival International, un rappresentante del popolo Nukak chiede al governo di permettere al suo popolo di tornare nel territorio ancestrale).
Sono malnutriti, alienati e senza speranza. Molti si trovano di conseguenza a vivere in luoghi dove le sostanze allucinogene, l’alcol e le droghe vengono vendute e commercializzate di frequente e alcuni non trovano altra soluzione che il suicidio.
Libertà o abbandono?
Una delle problematiche principali consiste nel fatto che i bambini indigeni sono tutti non accompagnati. Durante le giornate lasciano le loro comunità e i loro rifugi, dove i genitori sono spesso ubriachi, distesi sul pavimento senza conoscenza, e si dirigono verso le città in cerca di cibo.
Ricardo, un missionario intervistato da Gerardo, ha vissuto dieci anni nel mezzo di un insediamento Jiw. Secondo lui il perché dell’indifferenza delle comunità indigene agli abusi sessuali di cui sono vittime i minori è parte di un discorso complicato. Si tratta di culture molto diverse dalle nostre abitudini e tradizioni occidentali.
Fin dalle prime mestruazioni le ragazze indigene sono considerate adulte. <<Se la ragazza ha le mestruazioni a 10, 11, 12, 13 anni, è già adulta ed è già autonoma nelle sue decisioni e loro (i genitori) la rispettano perché è già una donna>>, ha spiegato Ricardo.
Quindi lasciare molta libertà ai figli è una cosa naturale per i genitori indigeni. Se i bambini spariscono per giorni non è un problema, specialmente se tornano con qualcosa da mangiare. Inoltre, non è usanza rimproverare duramente i propri figli perché è credenza comune che, in questo modo, essi possano ammalarsi.
Amore e disprezzo
Gli abitanti di San José del Guaviare hanno un rapporto di amore e disprezzo con le comunità indigene che li circondano. Numerosi sono i muri della città dipinti con volti indigeni e paesaggi della giungla ed è orgogliosamente citato che i Nukak sono patrimonio storico della Colombia.
<<I cittadini apprezzano il valore culturale delle popolazioni indigene” afferma Luis, “e in questo momento si sta dando il via a processi di recupero delle tradizioni, progetti di turismo e protezione dell’ambiente. Tuttavia, ci sono chiari problemi di convivenza con le popolazioni Nukak e Jiw in particolare, che hanno portato negli ultimi sei anni a una forte discriminazione. La società vede queste due etnie come un “ostacolo”, e non è raro sentire la gente affermare di come si siano meritati che le persone li rifiutino>>.
Il rapporto 2019 dell’ICBF, l’Instituto Colombiano de Bienestar Familiar sulle comunità Jiw riflette uno sforzo per studiare la questione dei minori. I ricercatori hanno condotto un censimento dei bambini di strada, li hanno intervistati e ne hanno portati alcuni nelle strutture di un istituto apposito per iniziare un processo noto come “ripristino dei diritti”. Ma i bambini scappavano continuamente.
Nel processo, i funzionari dell’ICBF hanno dovuto difendere nella città i bambini dall’aggressione dei cittadini che li hanno accusati di rubare cibo servito ai clienti del ristorante e di “palpeggiare le ragazze quando lasciano la scuola”. Secondo alcuni piccoli commercianti vittime dei furti questi bambini “sono come animali”.
Secondo Luis la discriminazione deriva in parte dal consumo di guarapo (una bevanda alcolica artigianale) per le strade, il quale causa spesso litigi tra i membri delle comunità stesse e con i cittadini, oltre che dal consumo di sostanze psicoattive da parte dei minori, che portano a furti nei negozi e nelle fattorie. <<La refurtiva viene poi venduta nella maggior parte dei casi, per comprare marijuana, basuco e “perica”, la stessa cocaina>> continua Luis.
Il caso Maitè
Sebbene l’ICBF sia a conoscenza della situazione e l’esercito nazionale abbia intrapreso una serie di indagini da parte dei soldati implicati in questi eventi, non sta accadendo nulla.
Come nel 2019, quando è emerso il caso di Maité, una ragazzina di 15 anni, vittima di tentato femminicidio e di violenza sessuale. La ragazzina è stata rapita da un bagno pubblico da diversi soldati. È scomparsa per almeno 4 giorni, è stata picchiata, violentata e torturata. Sebbene la sua spazialità e il suo tempo abbiano logiche diverse da quelle dell’Occidente, ricorda con dolore le violenze subite. Oggi non si sa nulla dell’indagine sui fatti. La sua assistenza sanitaria è carente, ogni tanto il promotore della salute le dà delle pillole che non hanno nome. Non ha controlli sulla salute fisica e mentale, e ancor meno accesso alla propria assistenza sanitaria. L’EPS (Entidades Promotoras de Salud) non copre “questo servizio”, non garantendole né protezione né riparo.
Soluzioni che assomigliano a false speranze
Di fronte a tutto ciò, i cittadini di San Josè affermano che le capacità istituzionali sono deboli, a cominciare dalla mancanza di segnalazioni al Ministero dell’Interno sui casi di tratta di esseri umani. Tuttavia, sono riconosciute alcune organizzazioni comunitarie in cui parti della società civile hanno identificato casi, li hanno segnalati e denunciati alle autorità e hanno fornito alcuni interventi immediati e mediati.
Secondo Luis “la soluzione ideale sarebbe l’articolazione delle entità statali e del governo locale per avviare programmi e prendere decisioni. Una delle azioni da intraprendere dovrebbe essere l’eliminazione delle guarapería (negozietti dove si vende il guarapo). Ritengo che la mancanza di controllo sui consumatori minorenni di questa bevanda sia la causa principale degli abusi che subiscono. La Procura, in collaborazione con la Polizia, deve individuare i responsabili e confiscare i beni utilizzati per lo sfruttamento sessuale di minori.”
Il 17 gennaio 2023 il Procuratore Generale della Nazione, Francisco Barbosa Delgado, ha sottolineato che i 378 casi di violenza sessuale contro i membri delle comunità indigene del Guaviare saranno verificati. Una commissione specializzata continuerà a visitare il dipartimento per accertare lo stato attuale di questi eventi e per avere chiarezza sulle azioni delle diverse autorità. In questo senso, Barbosa ha indicato che gli atti urgenti a San José del Guaviare saranno rafforzati con procuratori e investigatori dedicati esclusivamente ai reati sessuali.
Inoltre Survival Internacional ha promosso una campagna in appoggio ai diritti del popolo indigeno Nukak Makú, ottenendo risultati positivi come la creazione di una riserva nel 1993 (ampliata nel 1997).
La speranza però è un sentimento ormai lontano per le comunità indigene. Nel 2016 era stato firmato l’accordo di pace dal governo della Colombia e dalle Farc. le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, il quale includeva una concordanza specifica per il ritorno e la restituzione dei territori al popolo Nukak.
Tuttavia, il rientro alla loro terra non è ancora avvenuto e delle loro case nella foresta non è rimasto nulla.
<<La nostra casa nella foresta è tutto quello che abbiamo. La natura è la nostra madre. È lei a darci da vivere e non altre persone. Lei è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. È l’unica che ci ha sempre salvato, siamo preoccupati per lei e vogliamo tornare alle nostre terre. I nostri giovani qui stanno prendendo la strada sbagliata. Tornare a casa è tutto ciò che ci serve>>. Spiega un rappresentante Nukak in un video di Survival International.
In un luogo chiamato Nuevo Tolima, alcuni anni fa è stato scoperto un murale di pitture rupestri che rivendicano il bagaglio ancestrale degli indigeni. Sono disegni di oltre 12 mila anni realizzati con pigmenti ocra che raccontano la vita quotidiana e le origini dei primi coloni di queste terre nell’era glaciale.
Su un lato del murale si può vedere il serpente della creazione che lascia le proprie uova sulla sua strada, per popolare la vasta regione amazzonica. Da una delle uova nacquero i Jiw, i figli delle stesse terre nelle quali ora, ogni giorno, soffrono la fame, vengono discriminati e subiscono abusi di ogni tipo.
Viola Andreolli