Collegio Elias Ahuja, dove la tradizione ha sovrastato il rispetto

Collegio Elias Ahuja, dove la tradizione ha sovrastato il rispetto

Collegio Elias Ahuja, dove la tradizione ha sovrastato il rispetto

Putas, sois unas putas ninfomanas” è il grido che taglia l’aria e sospende il tempo al collegio Elias Ahuja di Madrid, “P*tane, siete p*tane ninfomani!”.

Il dormitorio maschile dell’Università Complutense di Madrid diviene così teatro di un rito animalesco dall’essenza maschilista. Di pericoloso non è però il solo compiersi dell’evento, ancor più rischiosa è infatti la giustificazione data a posteriori da inizianti e inizializzate. La condanna della violenza di genere scompare, erosa dall’acido di una citata tradizione

Nel buio del collegio Elias Ahuja emerge da una finestra aperta, una voce, non è sottile né timida, urla, quasi ulula, bucando violentemente il silenzio. Segue un inquietante coreografia: tutte le tapparelle della struttura si aprono, ne fuoriescono figure scure, ora urlano tutte all’unisono.

Trentatrè secondi di insulti sessisti, in coro.
Il video, virale, dimostra la palude machista insita persino nell’ambiente universitario. Sabbie mobili che afferrano e inghiottono molte delle stesse donne vittime dell’abuso.

Tante tra le studentesse della residenza femminile Santa Monica cui sono state rivolte le offese, ritengono infatti che il gesto non leda la loro dignità di donne perché contestualizzabile in una precisa tradizione. “È chiaro che avevamo un buon rapporto con loro. Non ci siamo mai sentite offese”.




Si tratterebbe dunque di goliardia legittimata dal gioco di un “botta e risposta” riportato anch’esso sui social in cui le ragazze rispondono, sempre in coro, al richiamo maschile.

L’usanza richiamata prenderebbe il nome di “Granja”, e nasce, come racconta un ex studente residente nel collegio gestito dalla Congregazione Agostiniana fino al 2010, da un “modo di divertirsi“. “Imitavamo gli animali dai balconi” spiega il ragazzo a El mundo:

“ci passavamo il messaggio l’un l’altro…senza mancare di rispetto a nessuno o solo contro la Mendel, la nostra scuola rivale… Era davvero divertente, uno faceva l’asino, l’altro la mucca, qualcuno imitava un cane o faceva il verso del grillo. Era una fattoria brutale, i monaci ridevano a crepapelle”

ricorda ancora.

Un’attività trasformatasi dunque nel tempo, scagliatasi sul nastro di parità e uguaglianza dei sessi, per riavvolgerlo goffamente.

Se riconoscere la violenza di genere è il primo e più efficace modo per combatterla, quali sono, all’opposto, le conseguenze della sua giustificazione ?

Ignorare l’ingiustizia di una pratica esplicitamente discriminatoria, perchè ben radicata culturalmente, difenderla, è sin troppo simile allo stringere la mano viscida della misoginia.
Dovrebbero ardere invece, quei palmi di donne e uomini, lo insegna il passato a rifiutare e condannare il sopravvivere di dinamiche che hanno svuotato a lungo il valore della figura femminile. Riducendola al suo solo corpo.
Accettare il verso bestiale di studenti che promettono di “sc**arle tutte”, non può essere una variabile dipendente dal contesto.

“Non continuiamo a rafforzare una cultura di stupro e terrore che pone le donne come oggetti sessuali. Smettiamo di legittimare discorsi sessisti che negano la violenza e la parità di diritti per le donne”.

Questa è la chiara presa di posizione della ministra per l’uguaglianza Irene Montero, seguita dall’altrettanto distinta dichiarazione del premier Pedro Sánchez:

«Faccio appello a tutti i partiti e ai media per dare una risposta unitaria, ampia e comune di rifiuto di questi comportamenti maschilisti, inspiegabili, ingiustificabili»

ha detto.

Per poi aggiungere su twitter:

«Non possiamo tollerare questi comportamenti che generano odio e attaccano le donne. È particolarmente doloroso vedere che i protagonisti sono giovani».

Scuse e condanne dalla residenza universitaria non sono mancate, l’alunno che ha dato inizio all’aggressione verbale è stato espulso.
Tutto converge nel sottolineare il necessario abbandono di vestiti e costumi ormai stracciati dalla storia.

Di positivo da tali accadimenti la società odierna può trarre solo un augurio.

Che possano le oppresse uscire dallo schema precostituito per loro, perché la comodità di vivere all’interno di esso, è solo illusoria.
Assecondare oggi, significa perdere domani.

Giorgia Zazzeroni

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