E’ una crime story dal sapore shakespeariano, l’esordio al cinema di Adam Smith. Conosciuto per aver girato “The Chemical Brothers: Don’t think, Skins”, docufilm dedicato al concerto del duo britannico, tenutosi nel 2011 durante il Fuji Rock Festival in Giappone. Ed è proprio a loro, i profeti del Big Beat, che Smith ha affidato la composizione della colonna sonora. Un valore aggiunto del film Codice Criminale, imperniato sulla storia di criminali sui generis.
Codice criminale: la trama
Come una tribù, la famiglia Catler conduce una vita da nomadi a bordo di roulotte. Refrattari all’ordine costituito, non frequentano la scuola e disprezzano la vita borghese. Vivono nella splendida e ricca campagna inglese del Gloucestershire, che per loro è come la foresta di Sherwood. Il posto migliore dove mettere a segno furti e rapine, ingaggiando una lotta senza fine con la polizia.
Il protagonista della storia, tratta da un fatto realmente accaduto, è Chad, interpretato da un Michael Fassbender in grande forme. Chad è figlio del capobanda Colby, interpretato da un fantastico Brendan Gleeson. Chad è impareggiabile al volante, quando deve seminare la polizia. Un giorno, quando il suo vecchio passerà a miglior vita, toccherà a lui prendere in mano lo scettro. Ma succede l’imprevedibile.
Spinto da sua moglie, il rampollo dei Cutler decide di abbandonare la sua vita zingaresca e pericolosa, per regalare a suo figlio un futuro migliore. La decisione segna la rottura irreparabile con suo padre. Colby, oltre ad essere il capo, è anche un assoluto assertore del codice criminale con il quale governa la sua famiglia. E naturalmente decide di opporsi con tutte le sue forze alla decisione del figlio, considerandola un tradimento.
I problemi per Chad cominciano quando Colby gli affida un colpo importante, ai danni di un pezzo grosso della contea. Da quel momento avrà la polizia alle calcagna e dovrà vedersela con suo padre, più vendicativo che mai.
Codice criminale: i temi
La buona regia e la bravura degli attori offrono al pubblico una lettura originale del conflitto freudiano tra padre e figlio. Brendan Gleeson è straordinario nel creare un personaggio indimenticabile. Il patriarca Colby è una figura inquietante. Incarnazione del male alla maniera di Shakespeare, con modi tra il santone e lo sciamano. Il suo codice è aberrante. Pieno di riferimenti religiosi e pagani. Eppure inneggia a principi fondamentalmente sani, come l’unione e la tradizione familiare. Se non fosse che il senso viene rovesciato e diventa paradossale per le pratiche criminali della famiglia Cutler.
Dall’altra parte c’è Fassbender, bravo a interpretare i conflitti interiori del protagonista. Chad è stato cresciuto come un criminale. Sempre in rivolta contro la società. Felice ogni qualvolta riesce a far magiare la polvere ai poliziotti. Ma per amore di suo figlio e di sua moglie viene chiamato a intraprendere il percorso di una redenzione difficile.
Attorno ai due personaggi principali ruota il conflitto tra due visioni differenti dell’esistenza. Quella primitiva e avventurosa dei Cutler, contro quella civilizzata e comoda dei borghesi. In mezzo c’è la bravura tecnica di Adam Smith, sia nelle scene d’azione, compresi gli inseguimenti, sia in quelle più ragionate. Il risultato è una saga familiare dai risvolti originali. Un ottimo esordio cinematografico e una crime story da non perdere.
Michele Lamonaca