Coca-Cola e Postobón nel finanziamento alle AUC

L'ex Comandante AUC svela legami tra multinazionali e paramilitari

Coca-Cola e Postobón nel finanziamento alle AUC

Coca-Cola e Postobón nel finanziamento alle AUC

Multinazionali sotto accusa: dopo Chiquita nella lista dei finanziatori ci sarebbero anche Coca-Cola e Postobón, la più grande azienda di bevande colombiana.

Nell’ultimo sviluppo di uno scandalo che ha scosso la Colombia, Everth Veloza, noto come “HH”, ex comandante del gruppo Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), ha rilasciato dichiarazioni scioccanti durante un’intervista a La W Radio, che portano alla luce legami finanziari tra importanti multinazionali e gruppi paramilitari colombiani.

Nelle sue confessioni sono menzionate società iconiche come Postobón e Coca-Cola, accusate di aver contribuito economicamente alle attività dei paramilitari nella regione di Urabá.

Non solo, sono menzionate altre multinazionali come DOLE e diverse aziende di medie dimensioni, nonché allevatori locali. Questo suggerisce un problema sistemico e diffuso, dove il finanziamento dei gruppi paramilitari da parte delle aziende era una pratica comune e accettata, piuttosto che un’eccezione dovuta a circostanze straordinarie.

Una storia di fondi e violenza

Secondo Veloza, le compagnie bananiere e altre grandi società non solo hanno contribuito con fondi ai paramilitari, ma lo hanno fatto volontariamente, contraddicendo la narrativa ufficiale che prevedeva tali pagamenti come frutto di coercizione. Evidenziando come questo sostegno abbia rafforzato i gruppi armati e perpetuato la violenza nella regione popolata di Urabá.

Le dichiarazioni di Veloza sollevano domande fondamentali su come queste aziende hanno operato in un contesto di conflitto. Se da un lato le multinazionali hanno spesso affermato di essere state costrette a pagare per garantire la sicurezza dei propri dipendenti e delle operazioni, dall’altro le affermazioni di Veloza suggeriscono un coinvolgimento più consapevole e deliberato.

Le implicazioni legali e morali

Le rivelazioni di Veloza sollevano questioni legali e morali significative. È probabile che aziende come Postobón e Coca-Cola si trovino ad affrontare nuovi processi giudiziari, nei quali potrebbero essere costrette a risarcire le vittime del conflitto armato colombiano.

I precedenti giudiziari, come quelli contro Chiquita Brands, suggeriscono che le aziende potrebbero essere ritenute responsabili per aver finanziato gruppi armati responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.

La connessione con il Clan del Golfo

Un altro punto controverso sollevato nell’intervista riguarda la presenza di camion Postobón che, secondo Veloza, attraversano indisturbati le strade della Colombia anche durante gli attacchi armati del Clan del Golfo.

Questo dettaglio suggerisce una possibile complicità o almeno un tacito accordo tra l’azienda e il gruppo criminale, sollevando ulteriori domande sulla natura dei rapporti tra imprese e paramilitari.

Chiquita: un caso esemplare

Il caso di Chiquita Brands è particolarmente emblematico. Veloza ha dichiarato che i contributi di Chiquita alle AUC, che tra il 1997 e il 2004 ammontavano a 1,7 milioni di dollari, erano volontari e non frutto di coercizione. Questo contraddice le difese legali della compagnia, che ha sempre sostenuto di essere stata obbligata a pagare sotto minaccia di violenza.

La nuova narrativa offerta da Veloza presenta i contributi come parte di un patto tacito per garantire operazioni sicure e senza intoppi nelle piantagioni di banane.




Se confermate, queste affermazioni potrebbero avere implicazioni legali significative per le aziende coinvolte, simili a quelle affrontate da Chiquita Brands, che nel 2007 è stata multata per 25 milioni di dollari dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per aver effettuato pagamenti ai gruppi paramilitari.

Il ruolo delle confessioni per la giustizia e la riconciliazione

Le confessioni di Veloza sono cruciali non solo per la giustizia, ma anche per il processo di riconciliazione in Colombia. La verità, come ha sottolineato Veloza, è essenziale per evitare il ripetersi di tali atrocità in futuro. Rivelare i nomi e le dinamiche dietro il finanziamento dei gruppi paramilitari può aiutare le vittime a ottenere giustizia e il paese a comprendere meglio le radici del suo conflitto.

L’ex comandante ha lanciato un appello emotivo al perdono, sia verso le vittime che verso se stesso. Questo particolarmente invito alla riconciliazione è rilevante in un contesto dove la violenza ha lasciato cicatrici profonde nella società. Il perdono, tuttavia, deve essere accompagnato dalla verità e dalla giustizia, affinché possa avere un reale significato.

Le rivelazioni di Everth Veloza su La W Radio segnano un punto di svolta nella comprensione del ruolo delle multinazionali nel conflitto armato colombiano.

Le accuse contro Postobón e Coca-Cola sollevano questioni cruciali sulla responsabilità delle aziende e sulla loro etica operativa nei contesti di conflitto.

Le dichiarazioni di Veloza invitano a riflettere su come il denaro e gli interessi commerciali continuano a modificare profondamente le dinamiche di guerra e ritmo. Se confermato, queste accuse potrebbero avere implicazioni legali significative, portando a nuovi processi e potenzialmente a risarcimenti per le vittime.

Inoltre, la volontarietà dei contributi smentisce la narrativa delle multinazionali come vittime, evidenziando invece un quadro di complicità consapevole. Questo spinge a una riconsiderazione delle strategie di responsabilità sociale d’impresa e delle pratiche etiche, specialmente in aree ad alto rischio di conflitto.

In ultima analisi, la verità e la riconciliazione rimangono fondamentali per costruire una pace duratura in Colombia. Le confessioni di figure come Veloza sono un passo importante in questa direzione, ma devono essere seguite da azioni concrete da parte di tutte le parti coinvolte. La giustizia per le vittime e la trasparenza sulle responsabilità sono imprescindibili per chiudere definitivamente questo capitolo doloroso della storia colombiana.

 

Felicia Bruscino

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