Quante volte magari è capitato, che non potendo per varie ragioni bere alcolici, ci siamo a quel punto tristemente trascinati al bancone del locale chiedendo una Coca-Cola, confidando nella sua sobrietà? Ecco, tra poco non potremo contare neanche più su di essa, o meglio, dovremo specificare quale tipologia di Coca-Cola vorremo. Si, perché la bibita analcolica per eccellenza avrà tra non molto una variante alcolica.
Più precisamente, il territorio di lancio del prodotto sarà il Giappone, dove tra l’altro già esiste una bevanda chiamata “Chu-Hi”, composta in parte da alcool distillato Sochu e in parte da acqua frizzante aromatizzata. C’è da dire che il Giappone, visti già i precedenti, è una terra molto più propensa dell’Europa nell’accogliere i cambiamenti che la casa produttrice sperimenta sulla Coca-Cola. Sempre in Giappone infatti, ne sono già approdate tipologie rimaste a noi sconosciute, come la versione al Tè verde Ayataka, o la Coca-Cola Citra, fatta con limone e lime.
Le varianti che l’azienda ha proposto in tutti questi anni sono tra le più disparate: si parte infatti dalla Blark, fatta col caffè e venduta in Europa Centrale e in Francia, arrivando a quella al gusto di Vaniglia, o addirittura per i più coraggiosi, La Jats Tac, al gusto di aglio, consumata soltanto dai giapponesi.
Tendenzialmente l’Italia è tradizionalista in tutto, anche per quanto riguarda la celebre Coca-Cola, non si è mai smentita in 130 anni, preferendo sempre e comunque l’originale. Per questo le uniche varianti proposte, e peraltro nemmeno più di tanto apprezzate, come la Coca Light e la Coca Zero, non si allontanano molto dal gusto tradizionale della bibita.
Immettere nel mercato prodotti diversi da quelli già talmente noti da essere stati quasi istituzionalizzati dalla società, è sicuramente rischioso, ma è pur vero che ‘rinnovare’ è la parola chiave per qualsiasi azienda che voglia mantenere il suo successo, e questo vale anche per uno dei marchi più famosi al mondo.
Roberta Rosaci