Clubhouse, un social network figlio di questo tempo

Clubhouse

Una giornata come tante altre, la routine quotidiana ormai ha assunto le fattezze di una vecchia signora bisbetica, che ogni giorno ti assilla. Decidi quindi di rilassarti, lasciarti andare ad una nuova esperienza: entrare in una nuova dimensione sonora e visiva. La giungla dei social network tradizionali ormai non ti soddisfa più come una volta? Allora Clubhouse è quello che potrebbe fare al caso tuo.

Clubhouse: un social diverso

Innanzitutto una piccola presentazione: Clubhouse è un social network nato nel 2020, ma presto diventato virale per la sua novità e le sue enormi potenzialità. L’idea è scaturita dalle menti informatiche di Paul Davidson e Rohan Seth, ex dipendente e ingegnere di Google. In questi ultimi giorni il nativo social ha ottenuto una valutazione di mercato a dir poco smisurata, superiore a un miliardo di dollari. Gli iscritti sono milioni e continuano a salire, merito anche dell’endorsement di famose star di Hollywood, che hanno aderito e sponsorizzato il progetto.  L’app al momento è disponibile solo per IOS e un utente si può iscrivere solo se invitato da un altro (un po’ come un invito per una festa).

L’originalità di Clubhouse è data dal fatto che al suo interno l’utente non mostra foto come su Instagram o Facebook, neppure video come su Tik Tok o Youtube. L’utente si serve della sua voce, per comunicare con gli amici o con altri utenti.  Sarà possibile entrare in stanze e dialogare con persone da tutto il mondo con il solo ausilio del microfono del telefono: basta prenotare durante una conversazione e poi aspettare il proprio turno per parlare. La conversazione in tempo reale permette che si mantenga la privacy, dato che nessuna chat viene conservata da nessuna parte e registrare tutte le conversazioni degli utenti sarebbe folle.




Un’idea figlia di questo tempo

Se si alza lo sguardo e si osserva il periodo storico in cui è nato questo nuovo social, è possibile intuire come vi siano le potenzialità perché diventi un temibile avversario e acquisisca una grande fetta di pubblico. Clubhouse punta sull’elemento della voce, mossa che risulta vincente: si pensi a tutti i podcast che stanno nascendo, in particolare su Spotify, oppure al mercato dell’audiolibro in crescita, soprattutto all’estero.

A differenza del podcast l’utente avrebbe la possibilità di interagire in maniera ancora più diretta e immediata, direttamente con la sua voce. L’elemento delle conversazioni in stanze è una chiara eco ai social usati per le conferenze online, quali Zoom e Skype i quali, durante la pandemia, hanno spopolato. In sintesi possiamo dire che le carte in tavola ci sono tutte, ora non possiamo far altro che sederci e ascoltare.

 

 

Jacopo Senni

 

 

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