Il Cloud nazionale potrebbe cambiare per sempre il modo in cui i nostri dati vengono gestiti. Grandi opportunità, ma anche grandi rischi, soprattutto in tema privacy. Per questo è importante saperne di più
Cloud nazionale, di cosa si tratta e come funziona
“Ho salvato dei dati nel cloud”.
Sentiamo spesso questa frase, ma pare che nessuno sappia esattamente dove si trovi questa nuvoletta di dati sensibili.
Il cloud è un enorme insieme di server, i quali si trovano in data center in diversi Paesi del mondo.
Il servizio cloud è fornito da un provider, ossia una società terza che offre servizi, archivi e infrastrutture a pagamento. Grazie a questi sistemi, i dati di milioni di persone vengono memorizzati, archiviati ed elaborati in modo efficace e veloce.
Questa tecnologia è gestita principalmente dagli USA , che ne detengono il 90% del mercato europeo. Al vertice di questo business c’è Amazon che, insieme ad altri colossi del mercato, gestisce il servizio di providing in quantità praticamente infinite in tutto il mondo.
Ad oggi, in Italia, i dati amministrativi sono gestiti in ambito locale e sono detenuti in 11mila data center situati in vari Comuni.
Ma l’intenzione del governo Draghi è quella di creare un Polo strategico nazionale, trasportando sul cloud il 75% dei dati degli uffici pubblici italiani entro il 2025.
Questo polo, che sarà costituito da alcune aziende italiane (ancora non definite), sarà supportato da provider statunitensi.
Pro e contro del Polo strategico nazionale
Il progetto del Cloud nazionale comporta diversi lati positivi.
- Ridotta frammentazione dei sistemi e maggiore dialogo tra le banche dati
- Investimenti sulla sicurezza e sulla prevenzione degli attacchi hacker
- Costi ridotti in gestione e manutenzione
Ma ci sono altrettante preoccupazioni.
- Cloud Act e interferenza delle giurisdizioni
Il Cloud Act è una legge statunitense che permette ai giudici di avere accesso ai dati dei provider, in caso di sospetto crimine (soprattutto in materia di terrorismo).
Naturalmente è possibile opporsi a questa richiesta, ma non sempre è efficace.
Ciò significa che un giudice può entrare in contatto con i dati personali di un cittadino che egli considera sospetto.
- Protezione dei whistleblowers
I whistleblowers, anche detti informatori o fonti, sono alla base del giornalismo investigativo. Se, però, questi temono di non essere tutelati, potrebbero rifiutare di condividere dati e informazioni top secret.
La certezza che i dati siano protetti, effettivamente, non esiste. E lo dimostrano alcuni scandali del passato.
Fra tutti, il caso di Edward Snowden.
L’ex tecnico della CIA, nel giugno del 2013, inviò a Wikileaks dei documenti altamente riservati riguardanti attività di spionaggio e intercettazioni da parte dell’intelligence americana.
Questi documenti testimoniarono, inoltre, la partecipazione di alcuni giganti di Internet (Apple, Microsoft, Google e Facebook) a programmi di sorveglianza di massa.
Le aziende, dal canto loro, negarono di avere rapporti con l’intelligence.
Cloud nazionale e privacy, il pericolo della NSA
Uno degli aspetti più discussi in tema di cloud nazionale e privacy è il ruolo della NSA.
La NSA è l’agenzia di intelligence più grande al mondo, con sede negli USA. La National Security Agency è grande tre volte la CIA, e sfrutta 1/3 del budget statunitense dedicato all’intelligence.
Negli anni, l’agenzia ha assunto più matematici di qualsiasi altra agenzia al mondo.
Possiede, perciò, enormi risorse intellettuali ed economiche.
Con la questione del cloud nazionale, il timore è che la NSA riesca ad ottenere i dati sensibili degli uffici pubblici italiani.
Fin dalla sua fondazione, nel 1952, la NSA si è infatti resa protagonista di diversi casi di intercettazione illegale.
Per esempio dopo il 9/11, quando vennero alla luce controlli e intercettazioni nei telefoni di migliaia di cittadini americani.
Queste pratiche illegali, però, potrebbero ottenere legittimità se i dati finissero nelle mani dei grandi provider americani.
E, se uno Stato perde il controllo dei propri dati, perde la propria autonomia.
Se già il cloud è un argomento sconosciuto alla maggioranza, il cloud nazionale lo è ancora di più.
Ma è importante che questo diventi tema di riflessione nazionale, perché è proprio sulla Nazione che ne ricadranno le conseguenze.
Giulia Calvani