Quanto un solo disco è capace di contenere così tanti mondi, tutti i mondi di Clementino nel suo “Tarantelle”, giunto a quella fatidica prova di maturità che spetta ad ogni artista nella longevità di una carriera fatta di salti e cadute.
Disponibile su tutte le piattaforme digitali e in formato fisico, l’album è il racconto più autobiografico di Clemente Maccaro, 37 anni e campano, lo si denota fin dalla copertina del disco in questione dove la fotografia di copertina è quella del rapper, biondo e riccioluto, a soli sedici anni quando ancora nei suoi occhi è nascosta tutta quella voglia di divenire una star del panorama hip hop.
Ma attraversando il package del cd si arriva fin nel cuore di quelle 14 traccie (erano addirittura 70 prima di arrivare alla scrematura finale), dove addirittura troviamo lo spezzone di registrazione della sua voce a 3 anni, insieme a sua mamma, inserito nel brano che dà il titolo all’album, ma anche come si diceva tanti tanti altri mondi.
Tarantelle non solo nell’eccezione folkoristica di quella danza nata dalla puntura del ragno e che ti costringe a dimenarti ma anche nell’eccezione del gergo partenopeo, dove tarantelle sta a contraddistinguere guai e vicissitudini difficili
Raccontano la storia ventennale di Clementino, artista capace di essere pioniere di un genere oggi tanto in voga, che ha fatto di sontuosi tecnicismi la giusta congiunzione alle nuove linee melodiche, freestyle che rompono i muri di quella profonda introversione da I.E.N.A (pseudonimo che sta per Io e nessun altro), fino al successo nazionale conclamato. Arrivano i Summer Festival, le partecipazioni a Sanremo e poi sull’equilibrio precario di quella punta dell’apice personale il nuovo baratro.
Due anni di silenzio, l’inferno nel vortice della droga e l’esperienza in comunità di recupero che oggi gli ha donato una nuova e decisa visione del mondo e della “classe artistica”
«Non ce l’ho con i nuovi rapper che fanno trap, ce ne sono di bravi. Parlo male della generazione che pensa solo a like e vestiti. Ce l’ho con chi non sa rappare, parla solo di cose futili e inneggia alla droga.Io ci stavo morendo. In un anno sono stato in due comunità, ho passato l’inferno»
e aggiunge, in seguito a questo lungo percorso di redenzione
“La musica aiuta sempre un artista – spiega -. Quando scrivi una canzone esce quello che hai intorno. Sicuramente la musica mi ha salvato la vita. Oltre alla famiglia e agli amici. La musica è quello che mi ha spinto a fare altro. Ho passato un inferno, due anni in comunità, psicologo…”
Inoltre il disco pubblicato con Universal Music Italia contiene feat importanti tra i nomi della scena italiana, sono quelli di Gemitaiz (“Alleluia”), Caparezza (“Babylon”, dove Daniele Durante, direttore musicale della Notte della taranta, suona il tamburello salentino), e Fabri Fibra (“Chi vuole essere milionario?”). Ma l’album contiene tanto tanto altro, le diverse anime di Clementino, l’influenza della melodia che portano dentro quelle radici del sud ma anche incisi che risentono di quei nuovi ascolti vicini alla musica reggae, oltre ai testi che contengono un diario di viaggio importante degli ultimi anni del rapper.
Dopo aver girato l’Italia con gli instore di presentazione del disco bisognerà aspettare l’autunno-inverno per vederlo girare i club e sentire i nuovi brani dal vivo, l’artista infatti sarà impegnato in estate con una serie di date che lo vedranno in giro per l’Europa:
«È la prima volta che faccio un tour europeo e sono molto emozionato, ma è bello portare un messaggio di italianità agli italiani che stanno all’estero. sarà una prova generale per la tournée che si farà in Italia»